Sei Nazioni 2020: Italia, il segreto è nella sorpresa

Franco Smith e Luca Bigi hanno parlato nel corso del lancio del Torneo tenutosi a Londra

ph. Sebastiano Pessina

LONDRA – “Non voglio dire subito a tutti cosa vogliamo fare, vogliamo tenere nascosto cosa intendiamo mettere in campo perchè credo questo sia un punto a nostro favore [il fattore-sorpresa], non svelare quali sono le nostre intenzioni fin da subito. Cerchiamo ovviamente di creare il nostro DNA il prima possibile, abbiamo avuto un periodo molto breve per prepararci e anche per questo contiamo di sfruttare quanto fatto durante la Coppa del Mondo. È stato fatto un grande lavoro durante il periodo di Conor O’Shea, il primo obiettivo del nostro torneo sarà, come detto, trovare il nostro DNA e metterlo in campo. ”

Franco Smith, head coach dell’Italia, ha parlato oggi ai media radunatisi al Tobacco Dock di Londra -tra cui c’eravamo anche noi di OnRugby- per il lancio ufficiale dell’edizione 2020 del Sei Nazioni, che segna la ventunesima apparizione dell’Italia nel Torneo ma, tecnicamente, il suo ventesimo anno dopo l’allargamento, oltre che (per quanto vale) la prima edizione del nuovo decennio.

“La nostra sfida più grande è fare in modo di conoscerci come gruppo e staff nel più breve tempo possibile, capire cosa vogliamo fare e fare in modo di garantire continuità con quanto fatto finora,” continua Smith, che non crede che l’assenza di Parisse (almeno nelle prime gare) crei problemi: “Sergio è sempre stato un leader del rugby italiano, ha giocato in cinque coppe del mondo ed è una persona e un esempio per i ragazzi che giocano adesso. Quando verrà coinvolto, non sarà solo un addio alla maglia azzurra ma porterà il suo contributo concreto e noi ci aspettiamo che quando verrà chiamato in causa ci dia come sempre il suo meglio.”

“Sarà una sfida interessante per tutti i giocatori, sicuramente, che dovranno cambiare approccio per adattarsi al nuovo sistema di gioco che attueremo da qui in avanti e che dovranno adattarsi anche a giocare senza Parisse in campo.”

“Per dove è il rugby italiano al momento, abbiamo bisogno sia dei giovani, sia dei giocatori più esperti che hanno giocato negli ultimi quattro anni, il gruppo che è andato alla Coppa del Mondo ha esperienza ma abbiamo visto che i nostri giovani hanno saputo, con l’Under 20, vincere molte partite e mostrato di avere la capacità di vincere partite importanti. Anche per questo dobbiamo e vogliamo coinvolgere alcuni ragazzi nel progetto, ma al momento vogliamo una squadra pronta per la sfida che ci pone il Sei Nazioni. La nostra ulteriore sfida sarà trovare l’equilibrio tra esperienza e gioventù.”

In chiusura, due parole sul Galles, che sarà l’avversario degli Azzurri nella gara d’esordio del Torneo: “Wayne [Pivac] è un coach molto intelligente, è in Galles da cinque anni e c’è una ragione per cui è stato scelto al posto di Gatland. Credo che ci attenda una battaglia fisica, lo stile con cui gli Scarlets di Pivac hanno giocato si vedrà anche in Nazionale.”

“Non voglio cadere nella trappola di pensare che il Galles, con uno staff tecnico nuovo, possa avere qualche difficoltà,” chiude Smith. “Anche noi abbiamo cambiato, sarà una strada non lineare ma giocare al Millennium Stadium è sempre difficile, contro una squadra che vorrà costruire su quanto fatto alla coppa del mondo.”

Eddie Jones ha detto, ultimamente, che bisogna lavorare per alzare il livello del Torneo per portarlo al livello degli altri grandi tornei. L’Italia, dopo vent’anni di presenze al Sei Nazioni, può contribuire alla crescita “ma dire quanto, al momento, è difficile perchè è onestamente difficile da misurare. Sicuramente lo scorso anno abbiamo visto squadre che si sono presentate al Sei Nazioni in preparazione per la Coppa del Mondo e sono d’accordo con Eddie [Jones], ci saranno quattro nuovi allenatori in questa edizione e nei prossimi quattro anni avremo occasione di alzare il livello sfruttando al meglio le qualità dei giocatori a disposizione, che possono ancora crescere tanto – qualcosa che, nello specifico, in Italia dobbiamo ancora lavorare.”

Luca Bigi, che debutterà a Cardiff come capitano dell’Italia, ha detto che il gruppo si è ritrovato “già con le idee chiare su quello che dobbiamo fare, quando ci siamo radunati per la prima volta un paio di settimane fa. È un gruppo composto da tanti giocatori esperti ma anche da giovani che hanno portato orgoglio, vivacità ed entusiasmo, qualcosa che ci serviva. Poi le due franchigie stanno vivendo un momento positivo e questo è qualcosa che ci ha dato ulteriore positività, siamo entusiasti di metterci al lavoro e le novità ci portano fiducia in noi stessi.”

“Abbiamo adesso poco meno di due settimane per continuare a prepararci in vista dell’esordio. Dovremo sfruttare al meglio ogni occasione che abbiamo per apprendere le novità e prepararci per il Torneo.”

Matteo Mangiarotti

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