Rugby World Cup 2019: 6 cose belle di Galles-Australia

Il confronto di domenica è stato il più bello del torneo fin qui, anche nei dettagli

ph. REUTERS/Matthew Childs

Grazie Rugby World Cup: grazie di essere qui e di averci regalato tanto di cui godere in questi dieci giorni.

Più di ogni altra cosa, grazie di questa Galles-Australia, che al fotofinish brucia Nuova Zelanda-Sudafrica, Irlanda-Giappone e Francia-Argentina come la partita più bella del mondiale fino a questo punto.

Ci aspettavamo molto da questa partita, ma abbiamo avuto anche di più: un trionfo di bellezza sotto tutti i punti di vista. Una bellezza che si è concretizzata anche in tanti singoli gesti, dettagli che hanno fatto la differenza o che semplicemente sono stati testimonianza del livello siderale a cui si è giocato questo incontro.

Ai 46 scesi in campo un ulteriore grazie: continuate a farci divertire così.

Guarda gli highlights di Galles-Australia

Il drop di Dan Biggar

Forse Dan Biggar non sarà il numero 10 più appariscente della Rugby World Cup, forse non avrà il talento cristallino di alcuni, le doti fisiche di altri o magari, come sostiene qualcuno in Galles, i Dragoni non vinceranno mai un mondiale con Biggar all’apertura. Però alzi la mano chi conosce un pari ruolo che abbia un agonismo e una volitività come quelle che il giocatore dei Northampton Saints mette costantemente a disposizione della sua nazionale.

“Dan è incredibile. Si prende un sacco di critiche dalla stampa per qualche oscura ragione, ma è solo quando gli stai intorno giorno dopo giorno che realizzi che diavolo di incredibile agonista sia e quanto vuole vincere” ha detto Rhys Patchell, che lo ha dovuto sostituire per un’oretta nel match contro l’Australia, imitandone anche le gesta con un drop simile a quello con cui Biggar ha avviato l’incontro.

Da pelle d’oca l’avvio di gara: primo pallone recuperato dal Galles con una controruck, palla a Biggar e bam! Tre punti in cascina al primo pallone, litri di ghiaccio nelle vene ma il cuore caldo di chi vuole subito azzannare la partita.

Sono stati solo 28 i minuti di gioco in cui Biggar è rimasto sul campo, colpito duro nel corso di un coraggioso placcaggio su Samu Kerevi, salvando una possibile meta australiana. Mezz’ora scarsa in cui ha lasciato un segno indelebile sulla partita.

Kerevi si beve Jonathan Davies

Samu Kerevi sta viveno un 2019 fantastico, dando straordinaria continuità alle sue prestazioni. Dopo un Rugby Championship fenomenale sta giocando anche un ottimo mondiale.

Il giocatore nativo delle Fiji non è solamente un bulldozer da sfondamento, ma possiede un bagaglio di movimenti elusivi che lo rendono davvero un gran mal di testa per chi deve averci a che fare: un po’ per la botta che rischi di prendere, un po’ per la difficoltà di mettergli le mani addosso. Per referenze, fate uno squillo a Jonathan Davies.

La fuga sull’out viene interrotta proprio da Dan Biggar: si tratta della circostanza citata sopra, in cui il mediano di apertura si fa male anche per la sua autolesionistica tecnica di placcaggio, eseguito con la spalla sbagliata e con la testa di fronte alle ginocchia dell’avversario.

La meta di Adam Ashley-Cooper

La prima meta dell’Australia è un trattato di rugby allo stato puro. Sarebbe stato bello scomporla in piccoli dettagli da proporre in questo pezzo, ma altrettanto doloroso rinunciare alla complessità del tutto.

Da touche ridotta i Wallabies vanno a giocare una combinazione creativa al centro del campo per trovare l’avanzamento nonostante la densità della difesa in maglia rossa. David Pocock alza il pallone per Rodda, per non abbassare il ritmo, quindi il gioco torna dalla parte chiusa.

L’azione che rompe le fila della difesa gallese è quella di James O’Connor, che a proposito del tanto citato doppio playmaker si trova schierato sulla linea al fianco del numero 10 Foley, costretto però ad intervenire nella ruck precedente. Il secondo centro australiano riceve da primo uomo in piede, manda a vuoto Latu (al limite del velo, ma nelle regole) e assorbe in maniera davvero intelligente Davies, prima di dare a Kerevi.

Il primo centro è ancora una volta devastante, prendendo l’interno del suo diretto avversario e bucando l’intervento di Liam Williams. L’avanzata di Kerevi causa il rapido collasso della difesa gallese vicino al punto d’incontro, così che sulla fase successiva Foley può esplorare l’ampiezza del campo con un preciso colpo del piede a servire la corsa di Adam Ashley-Cooper, a 35 anni e 185 giorni il più vecchio marcatore di una meta per i Wallabies alla Rugby World Cup.

Il bagher di Tomos Williams

Gareth Davies ha offerto una prestazione di livello divino contro l’Australia. L’intercetto che ha spezzato definitivamente la partita, la continua pressione su ogni passaggio largo di Genia, il coraggio in difesa e la lucidità in attacco.

E’ uscito solamente a dieci minuti dal termine della partita, lasciando posto a Tomos Williams. Il numero 21 è stato altrettanto bravo a lasciare un importantissimo segno sulla partita, riuscendo con un gesto plastico e poco ortodosso ad evitare all’Australia di andare a giocare una rimessa laterale in zona offensiva ad appena 180 secondi dal termine della partita.

Williams stacca con i piedi in campo, e tocca il pallone mentre si trova in aria, spingendolo come può all’interno del rettangolo di gioco: perfettamente regolare, un capolavoro di scaltrezza e lucidità, decisivo per l’esito della partita.

I primi 3 palloni toccati da Matt Toomua 

Il risveglio dei Wallabies nella ripresa ha coinciso con l’ingresso in campo di Matt Toomua. Il giocatore dei Leicester Tigers, al netto del calcio non perfetto che Williams ha saputo rimettere in campo, ha offerto una prestazione estremamente incisiva: ha saputo scalare le marce e far correre la sua squadra meglio di quanto avesse fatto Foley, principalmente grazie alla sua capacità di attaccare la linea.

Esemplificativi i suoi primi 3 tocchi nell’incontro, che sono valsi all’Australia la meta con cui si è poi definitivamente riaperta la partita nel finale.

Al primo possesso finge di passare all’esterno e attacca con decisione la linea, dove Rhys Patchell fatica a contenerlo. Apprezzabile anche come Hadleigh Parkes gli neghi l’offload su Hooper. Toomua comunque alza il pallone per Genia, in modo da accelerare ulteriormente i tempi ora che ha messo la propria squadra sul piede avanzante.

L’Australia guadagna ancora metri durante la fase successiva, quindi Toomua si ripresenta dalla parte chiusa per giocare un due contro due dove ha visto un mismatch: con lui c’è Koroibete, di fronte un pilone e una terza linea, Wainwright, in evidente debito d’ossigeno.

Toomua buca facilmente, rifiuta di cedere precipitosamente il pallone al suo trequarti ala, e una volta catturato usa tutta la sensibilità dei polpastrelli per servire Koroibete sulla linea di corsa a incrociare. Liam Williams si immola sul placcaggio (è tutto bellissimo! Anche lo sforzo immenso della difesa!), ma chi c’è a ricevere ancora il possesso sul lato corto del campo? Di nuovo Toomua, che attacca all’altezza ancora e porta i suoi a un centimetro dalla linea bianca. Sugli sviluppi Pocock troverà abilmente la corsa in sostegno di Haylett-Petty contro una difesa gallese ormai destabilizzata dal ritmo infernale dettato in tre tocchi dal nuovo entrato.

Il turnover di Liam Williams

12 maggio 2019. Leinster prova a riaprire disperatamente la finale di Champions Cup contro i Saracens. Dopo 19 fasi i dublinesi sono ormai alle porte della linea di meta avversaria, e allargano il pallone per giocare la superiorità numerica. Liam Williams però sale forte in difesa, cattura l’avversario palla in mano, lo mette a terra e in un attimo è sugli appoggi a rubare il pallone, nonché i sogni di Sexton e soci.

Quattro mesi dopo sono i ragazzi di Michael Hooper a doversi arrendere alle abilità di questo giocatore assurdamente coraggioso e capace, che al 79′ si infila in una ruck nei propri 22 per rubare l’ovale decisivo e concludere la disputa.

“A dire il vero, Shaun [Edwards] mi dice di non ficcare la testa in quelle situazioni, perché sono l’ultima linea di difesa – ha detto Williams dopo la partita – ma se c’è un’opportunità di andare a prendere la palla all’ultimo minuto per vincere la partita, io mi ci butto.”

Il Galles non era mai stato capace di contendere il pallone al breakdown come suo solito contro questa Australia, ma all’ultimo minuto arriva questo piccolo capolavoro dal giocatore più improbabile per compiere l’impresa. Williams ottiene l’ovale, che viene portato in ruck dai suoi compagni per assicurare il possesso negli ultimi trenta secondi. E lui, come niente fosse, si allontana dal luogo del crimine passeggiando.

Lorenzo Calamai

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