La visione del Benetton Rugby 3.0 di Ezio Galon

Abbiamo parlato con l’allenatore biancoverde dei trequarti, approfondendo diversi temi tra presente e futuro dei Leoni

Ezio Galon sotto la pioggia a Monigo (ph. Ettore Griffoni)

Quando ci mettiamo in contatto per aprire la nosta chiacchierata sul progetto Benetton Rugby, Ezio Galon, allenatore dei trequarti dei Leoni, è appena rincasato dopo la prima giornata di allenamento di una settimana fondamentale per il team veneto, ma è ancora pienamente focalizzato sull’ormai prossima mission irlandese. Alle viste, infatti, c’è la delicata, ma al tempo stesso intrigante, sfida di sabato all’RDS Arena contro Leinster, una battaglia che dirà molto sulle reali possibilità dei ragazzi di Crowley di accedere ai playoff.

Una partita che lo scorso anno si rivelò una pietra miliare del new deal Benetton, con lo storico successo esterno del team della Marca, un duello da preparare al meglio, concentrandosi sui propri punti di forza, senza pensare troppo alla formazione con cui giocherà la squadra di casa. “Credo che faccia poca differenza sapere chi scenderà in campo in maglia Leinster, visto che dispongono solo di giocatori di grande qualità”, esordisce l’ex trequarti azzurro, sottolineando la profondità della rosa dei dubliners.

“Il team di Cullen è una squadra molto rude, che fa del possesso una delle sue armi principali. Sono una compagine con delle strutture di gioco interessanti, ma quello che abitualmente fa la differenza in loro favore è l’incredibile perizia nel mantenimento dell’ovale, mixata all’efficacia nel giocare diretti e ad oltranza. Spesso, nei finali di gara, riescono a segnare mete oltre le 30 fasi, una caratteristica iconica dei dubliners. Escono molto bene dal loro campo, dove stanno estremamente poco nel corso dei match. Una volta che entrano in zona rossa sono super efficaci: utilizzano moltissimo (e bene) il drive, con cui ci hanno fatto male all’andata. Sono una squadra quadrata, con 15 giocatori in grado di lasciare il segno su un incontro in qualsiasi momento. Come le grandissime compagini, non hanno necessariamente bisogno di dare spettacolo per vincere, ma sanno sempre dove e come colpire a seconda del tipo di avversario e di partita”, dettaglia Galon, tratteggiando in modo chiaro le caratteristiche dei campioni d’Europa.

Consapevolezza e confidenza accresciute

A Treviso, tuttavia, mai come oggi, non c’è timore o paura verso l’avversario, benché fortissimo, di turno. Esiste il rispetto, certamente, e il desiderio di apprendere da qualsiasi contendente in qualsiasi occasione. “I ragazzi sono consci di che sfida attende la squadra a Dublino. Ci stiamo preparando con grande serietà, come se fosse un vero e proprio test match. Ci saranno in campo tanti nazionali irlandesi ed azzurri, con diversi innesti di qualità sia da una parte che dall’altra, quindi sarà sicuramente una gara di alto livello”, prosegue Galon, spiegando, ricollegandosi anche alle scelte di formazione (con molti giovani) della gara d’andata, quello che è il vero target dei Leoni.

“L’obiettivo nostro, a lungo termine, è quello della crescita degli individui, ancor prima che dei giocatori, all’interno di questo progetto. Quindi, ogni tanto, devi ‘cedere’ su alcune scelte, mandando in campo dei giocatori perché è giusto che facciano le loro esperienze. Per essere competitivi su due competizioni per tutto l’arco dell’anno, come ci eravamo detti ad inizio stagione, serve portare avanti un numero elevato di ragazzi performanti e consistenti su tutto quello che facciamo settimana per settimana. Quest’anno abbiamo giocato molte partite senza quelli che sono i giocatori di punta (impegnati con la nazionale), optando per elementi giovani che in determinati momenti ci hanno fatto la differenza. Quello che ci interessa è che il livello medio di tutto il gruppo possa alzarsi sempre di più. Se si mette in campo sempre la stessa squadra sicuramente c’è un aspetto positivo riguardante gli automatismi che vanno ad affinarsi, d’altro canto, però, corri il rischio di elevare eccessivamente il minutaggio degli atleti e non averli poi a disposizione (o anche solo al meglio) nei momenti fondamentali della stagione”, continua, lasciando intendere come tutto ciò sia possibile da un lato grazie all’organizzazione generale della società, dall’altro alla luce dell’ambizione positiva dei giovani nella rosa della Ghirada.

“I ragazzi giovani stanno trovando grande consistenza. Quando il gruppo tira verso l’alto, però, è inevitabile, perché se non ti adegui agli standard posti in essere, di fatto, non puoi far parte del suddetto gruppo. Il lavoro fatto a monte, a livello di club, di staff, di strutture, di organizzazione complessiva credo sia importantissimo per creare le condizioni ideali per lo sviluppo di ogni singolo giocatore. Abbiamo cercato di mettere le basi per lo sviluppo a 360 gradi dell’individuo, affinché questo possa raggiungere alti livelli di performance”, certifica l’ex azzurro.

La gestione mirata della turnazione

Uno degli aspetti che colpisce sempre maggiormente dell’annata, ed in generale di questo ciclo, del Benetton Rugby è la capacità di mantenere alta la qualità nonostante una folta turnazione di uomini match dopo match. Un turnover importante, costruito a tavolino, secondo una logica chiara e precisa, analizzando una miriade di dati. Una gestione, dunque, lungimirante, sempre nell’ottica, come detto in precedenza, della consistenza sul lungo periodo.

“Ogni settimana, analizziamo il minutaggio e i dati gps, quindi la quantità di lavoro che un ragazzo svolge ed altri dettagli minuziosamente. Ormai ultimamente ci siamo anche specializzati in alcuni domini: sappiamo a quante collisioni al minuto viaggia ogni singolo componente del team o quanti metri al minuto percorre. Abbiamo anche un sistema all’avanguardia di analisi di parametri relativi alla massa corporea dei giocatori, che permette di valutare tutti i giorni le componenti corporee, l’idratazione e alcuni valori che indicano se il ragazzo è sotto stress, sia sotto il profilo fisico che sotto quello mentale. Il sunto di questi dati ci aiuta molto nella gestione del turnover. Ci siamo resi conto che ogni un determinato numero di partite, soggettivo da atleta ad atleta, un ragazzo ha bisogno di staccare”, chiarisce Galon, evidenziando come tutto ciò rappresenti uno dei punti chiave alla base della notevole diminuzione di problemi fisici in seno al team.

“Questo, unito ovviamente al progresso compiuto a livello medico e fisioterapico, ha portato ad una diminuzione enorme del numero di infortuni e questo è un dato importante, perché avere solo 4/5 giocatori ai box, anziché una dozzina, cambia radicalmente quella che è la gestione della squadra. Quando hai 23 atleti contati devi fare di necessità virtù. Inoltre, quando ti alleni in 20 e non puoi fare attività o lavori molto vicini per intensità a quelle che sono le situazioni di contatto è ovvio che non puoi riprodurre un contesto simile a quello di gara. Quando hai i numeri, invece, puoi sviluppare tutte queste cose al meglio, lavorando con attenzione anche sul minimo dettaglio legato ad una singola giocata”, puntualizza, dando estremo peso alla qualità media degli allenamenti nella crescita generale del team.

Il gran finale di stagione

“Nelle prossime tre partite andrà in campo la miglior squadra possibile. Anche i nazionali tornati in gruppo sono tutti fit: abbiamo 40 giocatori disponibili per la selezione. Ora giocherà solo chi è realmente più performante in questo momento. Per noi sono come tre finali. Per poter raggiungere l’obiettivo playoff, infatti, dobbiamo giocare ogni partita al nostro meglio”, attacca Galon, chiarendo che, come succede ogni settimana di gara, le idee di formazione sono già chiare sin dal primo training.

“Noi, al lunedì, già sappiamo la squadra che scenderà in campo. Per selezionarla nel modo migliore possibile, ognuno dello staff porta il suo punto di vista, ragionando anche in termini di impact player dalla panchina, di esperienza, di condizioni del campo, e si decide tutti assieme. Ovviamente la parola finale la mette sempre Kieran, ma è una persona che lascia veramente ampio spazio a tutti i membri dello staff per poter portare il proprio parere”, continua, riportando orgoglioso questi passaggi, facendo trasparire come e quanto sia importante che, nel contesto Benetton, un individuo esprima la propria vision senza timore, sempre con il fine ultimo del bene collettivo.

Una condizione di lavoro, dunque, ideale per giocatori e staff. Un punto di partenza di qualità, per provare a tornare nell’Europa dei grandi, quella della Champions Cup, nel modo più soddisfacente possibile, qualificandosi per puri meriti sportivi, a distanza di pochissimo tempo dal cambio di regolamento. “Daremmo una bella risposta, quella migliore, a noi stessi, prima che al resto d’Europa, conquistando un traguardo del genere con il lavoro”, chiude fiero Ezio Galon, la cui visione complessiva è di fatto una fotografia emozionale ed organizzativa del mondo Benetton Rugby.

Matteo Viscardi

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