World Rugby e Nations Championship: l’IRP dei giocatori vuole una rappresentanza decisionale

Brian O’Driscoll, Alun Wyn Jones, Michael Hooper e Jean de Villiers si schierano compatti

o'driscoll

ph. Sebastiano Pessina

Dublino in queste ore si sta preparando ad accogliere un meeting tecnico e politico fondamentale per la storia futura del rugby. Nella capitale irlandese infatti i massimi vertici di World Rugby, assieme ai rappresentanti di dodici nazionali (quelle dei Sei Nazioni, quelle del Rugby Championship, più Giappone e Fiji) e all’International Rugby Players, sono pronti a illustrare il nuovo progetto –  riguardante il rugby internazionale – denominato “Nations Championship”.
La nascita della nuova competizione pensata dalla federazione internazionale però, non sembra essere gradita da più parti, tanto che la IRP ci ha tenuto a esprimere la propria posizione mediante un comunicato che raccogliesse le dichiarazioni più significative di alcuni giocatori ed alcuni ex rugbisti al fine di chiarire quali sono le volontà dei protagonisti che nei fine settimana, riservati alle gare delle rappresentative nazionali, dovrebbero essere chiamati a scendere in campo.

Si legge: “Questo è un momento cruciale per tutti, nel nostro sport. I giocatori  – afferma Brian O’Driscoll – hanno reso chiaro il loro punto di vista sulla nuova competizione globale proposta, ma allo stesso tempo vogliono collaborare con World Rugby, con i Sindacati, con le Province e i club per capire  realmente ciò che è possibile fare”.

“Vogliamo assicurarci  – gli fa eco Alun Wyn Jones – che non si ripeta l’attuale situazione e che venga affrontato il tema della mancanza di consulto dei giocatori. È nell’interesse del nostro sport che World Rugby e i Sindacati si incontrino con i giocatori, in modo da poter concordare soluzioni adeguate. I giocatori devono avere voce in capitolo e non essere sottostimati”.

“Vogliamo essere partecipi delle decisioni chiave per il futuro del gioco – fa sapere dall’Australia Michael Hooper  -ma al momento non abbiamo la possibilità di esercitare alcuna influenza su questo. Chi va in campo capisce meglio di chiunque altro quali siano le situazioni che, alla lunga, potrebbero anche diventare controproducenti per il rugby. In futuro, inoltre, vogliamo che sia garantita una nostra rappresentanza nominata all’interno del Comitato Esecutivo di World Rugby”.

Infine, l’ex capitano sudafricano Jean de Villiers: “I giocatori ritengono che l’accordo in atto con World Rugby debba necessariamente affrontare un’evoluzione, sino all’obbligo di consultazione per alcune decisioni chiave nel futuro di questo sport. La sensazione che si è avuta, in questo caso, è che World Rugby e le entità vicine abbiano deciso tutto da sole senza arrivare a una soluzione concordata con chi scende in campo, in occasione di questi eventi”.

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