Test Match: partita pazza all’Ellis Park, Inghilterra ancora KO contro gli Springboks

Gli inglesi segnano 24 punti in 20 minuti, ma subiscono il ritorno del Sudafrica e perdono di tre lunghezze, 42 a 39

ph. Reuters

Siya Kolisi, il sessantunesimo capitano della storia degli Springboks, esce fra le fiamme scenografiche dell’Ellis Park di Johannesburg: è il primo, vero Sudafrica di Rassie Erasmus, in cerca di una identità dopo le montagne russe della gestione Coetzee.

Di là c’è l’Inghilterra di Eddie Jones, in cerca da par suo di sé stessa, dopo le sconfitte e le critiche del Sei Nazioni 2018.

Ci sono tante novità da una parte e dell’altra, e l’emozione durante i rispettivi inni è palpabile sui volti dei giocatori: si tratta di una serie importante per entrambe le squadre, pronte a portare la propria esuberante fisicità l’una contro l’altra.

Passano 70 secondi dopo il calcio d’inizio e Ben O’Keeffe fischia un calcio di punizione contro il Sudafrica per un sostegno che entra lateralmente. Elliot Daly indica i pali all’arbitro e centra un calcio da 60 metri dritto per dritto dalla linea tratteggiata dei propri dieci.

L’Inghilterra parte fortissimo: a tre e trenta dall’inizio Mike Brown è già oltre la linea. Parte tutto da un attacco dalla profondità della propria metà campo orchestrato da Farrell e Slade, che liberano May all’esterno. L’ala trova il sostegno di Youngs e Inghilterra che arriva nei ventidue avversari in una sola fase, mentre la difesa sudafricana ripiega disperata. Con un altro paio di fasi gli inglesi riescono ad avere la superiorità sulla parte opposta del campo, a sinistra, e Brown si porta in meta nonostante la difesa, non proprio irresistibile, di Nkosi e Pollard. Farrell ne aggiunge due: non sono passati 5 minuti ed è 10 a 0 per gli ospiti.

Potrebbe arrivare la reazione dei sudafricani visto che Billy Vunipola commette in avanti nella raccolta del calcio d’inizio, ma al Sudafrica non va bene nemmeno la mischia chiusa in questo inizio da incubo: è calcio contro la prima linea Springbok.

Capitan Kolisi si fa allora vedere nel momento del bisogno, costringendo gli inglesi a concedere un calcio per tenuto in ruck all’altezza della metà campo, e il Sudafrica si riporta in attacco. Un successivo calcio di punizione a una decina di metri dalla linea causato da Jamie George frutta i primi tre punti dell’incontro per i padroni di casa, opera del piede di Handré Pollard.

L’Inghilterra però è più presente. Dopo il restart de Klerk calcia malamente dalla base del raggruppamento e concede un attacco agli avversari. I bianchi d’Albione si stabiliscono nei 22 avversari e su un pallone da destra a sinistra George Ford trattiene tra i polpastrelli il pallone quel tanto che basta per aprire la porta per Jonny May. L’ala fissa l’estremo e gioca un semplice due contro uno a beneficio di Daly. I minuti sul cronometro sono 15, come i punti dell’Inghilterra sul tabellone.

Punti che diventano 17 con la trasformazione, e  che dopo due minuti diventano 24: troppo facile per l’Inghilterra esplorare il disastroso schieramento difensivo sudafricano con un salto per Jonny May, liberissimo sull’out di destra, che può facilmente servire all’interno Farrell. Il giocatore dei Saracens passeggia in area di meta per mettere a segno la terza meta di giornata, successivamente da lui stesso trasformata.

Il Sudafrica si riscuote al ventesimo in punto grazie a una furbata di Faf de Klerk. Attacco da sinistra a destra sul fronte offensivo sudafricano che libera all’ala Nkosi. Il 14 Springboks viene fermato a meno di cinque metri dalla linea e a quel punto è davvero pesante l’errore di Maro Itoje, che da prima guardia nel raggruppamento abbocca alla mezza finta di passaggio di de Klerk e scatta in avanti per andare a placcarlo. Dovutosi fermare per non prendere un calcio di punizione (e forse un cartellino giallo), il seconda linea lascia gioco facile all’avversario per esplorare lo spazio lasciato vuoto e il piccolo mediano di mischia sguscia oltre la linea di meta. Pollard non riesce a trasformare e il punteggio è di 24 a 8 dopo un quarto di gara.

Il secondo regalo arriva al ventinovesimo. Bella sequenza offensiva del Sudafrica a ritmo forsennato grazie all’elettricità di de Klerk e il playmaking di le Roux. La palla finisce a S’busiso Nkosi che brucia due avversari e poi calcia per sé stesso, in maniera a dire il vero quasi inspiegabile visto lo spazio a disposizione e l’unica opposizione di Jamie George. Daly dovrebbe avere gioco facile ad annullare ma non controlla in maniera clamorosa il pallone e lascia che Nkosi schiacci indisturbato la meta che, con la trasformazione di Pollard, vale il 15 a 24.

Sudafrica che cresce con il passare dei minuti, con de Klerk mattatore di un incalzare sempre più indiavolato, e la partita si riapre incredibilmente. Cariche ripetute di du Preez e Mostert aprono gli spazi necessari all’attacco di Willie le Roux. L’estremo dei Wasps manda il pallone all’esterno per Dyantyi, che fissa Daly e serve bene all’interno l’altra ala Nkosi per la doppietta all’esordio del numero 14. Pollard è preciso e al minuto 33 il Sudafrica è a meno due in un primo tempo rocambolesco, ai limiti dell’incredibile, in cui il Sudafrica ha fatto e disfatto di tutto, nel bene e nel male.

Intanto Eddie Jones manda sul terreno di gioco Brad Shields prima della fine del primo tempo. Esce il numero 5 Nick Isiekwe, anche se in diretta non è dato comprendere se per scelta tecnica o infortunio (il seconda linea sembrava stare bene).

Maro Itoje placca alto Faf de Klerk a cinque dal termine del primo tempo e il Sudafrica va in attacco con la possibilità di portarsi davanti prima di tornare negli spogliatoi. Il primo tentativo finisce con un nulla di fatto, ma al secondo la maul sudafricana funziona e prende l’abbrivio che consente ai trequarti sudafricani di giocare in spazi allargati e a Willie le Roux di bruciare Mike Brown con una corsa arcuata. E’ il sorpasso. Pollard ne aggiunge due e segna il 29 a 24.

Per non farsi mancare proprio niente, il Sudafrica concede un calcio di punizione in ruck sul restart con il tempo ormai rosso. Farrell cerca i pali da posizione defilata e aggiunge tre punti che tengono i suoi incollati nel punteggio.

La partita è apertissima, il Sudafrica è in vantaggio e nel solo primo tempo si sono viste sette mete e un ritmo indiavolato che, con l’aria rarefatta dell’altitudine, inciderà sicuramente sull’ultima parte del match.

Partita che nei primi quaranta minuti ha espresso un’Inghilterra travolgente nei primi venti minuti, che poi si è persa e non è riuscita a reggere al cambio di ritmo del Sudafrica, che nei secondi venti ha avuto il monopolio del possesso del pallone e, nonostante abbia evidenziato lacune tecniche nel trattamento dell’ovale, ha mezzi fisici davvero impressionanti sia dal punto di vista della forza che da quello della velocità. Sugli scudi un de Klerk indiavolato, un ritrovato Willie le Roux e le due ali Nkosi e Dyantyi, con le loro elettriche accelerazioni.

Il secondo tempo parte con un break impressionante del seconda linea sudafricano Snyman, che mette in mostra un gran bel paio di gambe, riportando immediatamente i suoi in zona d’attacco. L’opportunità per segnare nuovamente arriva ancora al largo per gli Springboks, ma stavolta Jonny May è attentissimo e rovescia la difesa con ottimo tempismo, costringendo le Roux all’in-avanti sull’ultimo, decisivo passaggio.

Al minuto 47 Maro Itoje non rotola via e concede un calcio di punizione defilato ma piazzabile a Pollard, che però mette a lato dei pali. Non la migliore delle prestazioni per il seconda linea dei Saracens, al terzo errore pesante nella sua partita.

A conferma di tale giudizio, Itoje va ancora alto su de Klerk appena centottanta secondi più tardi. L’arbitro O’Keeffe grazia il giocatore dal cartellino giallo, ma Pollard stavolta non perdona: è 32 a 27.

Inghilterra che non riesce a scollarsi di dosso una certa ruggine: continua a commettere errori e ad essere indisciplinata, concedendo possesso e territorio al Sudafrica, che non deve neanche troppo sudare per controllare due fattori importantissimi dal momento che è in vantaggio.

Al cinquantacinquesimo la mischia sudafricana distrugge completamente quella inglese e ottiene la punizione. Pollard spreca però il calcio che poteva portare i suoi oltre il break.

Quando scocca il sessantesimo è sorprendente constatare che una partita che ha visto 56 punti marcati nel primo tempo ha maturato un parziale di 3 a 0 nei primi venti minuti del secondo tempo, causa di un rallentamento fisiologico del ritmo dell’incontro e di tanti errori che hanno spezzettato la seconda frazione di gioco.

A diciotto dal termine Mako Vunipola testimonia di non essere lo stesso giocatore che ha incantato nella finale di Premiership: con uno stupido fallo di frustrazione su de Klerk si merita un cartellino che gli costa dieci minuti nel sin bin e regala agli Springboks l’opportunità di mettere in cascina altri punti.

Opportunità massimizzata dai sudafricani: la rimessa laterale seguente è sporca, ma vinta. Caricano centralmente gli avanti distruggendo l’organizzazione della retroguardia inglese, e quando il pallone vola all’esterno è Snyman a giocare il due contro uno decisivo dalla parte chiusa per servire Dyantyi. Sono i sette punti che portano il Sudafrica sul +12, grazie anche al solito piede di Pollard.

L’Inghilterra prova a rispondere con una maul da touche a cinque metri ma la difesa Springboks è attenta. Le fasi si susseguono con ripetute cariche nei cinque metri avversari. Alla decima fase, nonostante l’arcigna resistenza avversaria, Maro Itoje scavalca la difesa avversaria passando dall’alto e segna la meta che riapre di nuovo la partita. Grave l’errore però di Farrell dalla piazzola, che sbaglia una trasformazione tutto sommato abbordabile e lascia i suoi a -7 con dieci minuti da giocare.

Itoje continua nel proprio personale tentativo di riscatto vincendo un eccezionale pallone da maul avversaria, ma Ford spreca l’opportunità commettendo un in-avanti che innesca la transizione sudafricana. Contrattacco spettacolare orchestrato da Lukhanyo Am, ma c’è ancora un cambio di possesso nei ventidue inglesi. L’Inghilterra prova allora di nuovo a impostare dalla propria metà campo: tutti in apnea a cinque minuti dalla fine, e la consapevolezza che chi fa il primo errore la pagherà cara.

Il primo errore è di Chris Robshaw, che tenta la sortita da ruck ma si isola. Grande merito, però, alla cacciata di Steven Kitschoff, che costringe O’Keeffe a dare fiato al fischietto. Handré Pollard premia lo sforzo del proprio pilone piazzando fra i pali da cinquanta metri, grazie anche all’altitudine di Johannesburg. E’ 42 a 32 a cinque dalla fine.

La partita, però, non finisce mai: il Sudafrica libera un pallone al piede nelle battute finali, ma fa l’errore di tenerlo in campo. Le gambe di tutti sono piene di acido lattico, ma non quelle di Jonny May, che va in fuga sulla destra, semina Vermeulen e tutto il Sudafrica per andare a schiacciare in mezzo ai pali. Farrell di drop mette dentro la trasformazione e l’Inghilterra è di nuovo a -3, con meno di due giri d’orologio da giocare.

L’ultima occasione per l’Inghilterra parte da 95 metri di distanza. Gli Springboks commettono un fallo ingenuo in ruck e Daly manda i suoi a giocare a centrocampo , ma Snyman è rapidissimo a uscire dai blocchi e ruba la touche decisiva. Suona allora la sirena e Jantjies può spedire il pallone in tribuna per la vittoria dei suoi: finisce con un pazzo 42 a 39 che vale la prima vittoria di Rassie Erasmus da head coach e Siya Kolisi da capitano.

Un Sudafrica, quello visto oggi, divertente in fase offensiva che quando ha il pallone in mano può fare davvero male, grazie anche a un ritmo davvero forsennato. Se il primo tempo è stato di le Roux, il secondo ha visto emergere lo strapotere fisico di Duane Vermeulen, che ha dominato sui punti d’incontro. Il tutto accompagnato da una prestazione costante e davvero convincente di Faf de Klerk, come già ampiamente descritto.

Per l’Inghilterra ennesima delusione dopo una partenza incendiaria. Gli inglesi pagano un ammontare di errori inconsueto e l’indisciplina mostrata soprattutto dagli avanti. Male Daly, il cui piede è stato spesso tradito dalla poca abitudine all’altitudine. Prestazioni opache anche da Ford, Robshaw, Itoje e Mako Vunipola. Sul piano generale inoltre Inghilterra che paga gravemente dazio sui punti d’incontro, un dettaglio che la nazionale di Jones si porta dietro dal Sei Nazioni e che il tecnico non ha finora saputo curare al meglio.

Una sfida scoppiettante e pazza, quella dell’Ellis Park, che comunque lascia le porte aperte a una prosecuzione della serie davvero molto appetitosa.

 

Sudafrica: 15 Willie le Roux, 14 S’busiso Nkosi, 13 Lukhanyo Am, 12 Damian de Allende, 11 Aphiwe Dyantyi, 10 Handré Pollard, 9 Faf de Klerk, 8 Duane Vermeulen, 7 Jean-Luc du Preez, 6 Siya Kolisi (c), 5 Franco Mostert, 4 RG Snyman, 3 Wilco Louw, 2 Bongi Mbonambi, 1 Tendai Mtawarira
A disposizione: 16 Akker van der Merwe, 17 Steven Kitshoff, 18 Thomas du Toit, 19 Pieter-Steph du Toit, 20 Sikhumbuzo Notshe, 21 Ivan van Zyl, 22 Elton Jantjies, 23 Warrick Gelant

Marcatori Sudafrica
Mete: De Klerk (20), Nkosi (29, 33), le Roux (38), Dyantyi (62)
Trasformazioni: Pollard (29, 33, 38, 62)
Punizioni: Pollard (10, 50, 75)

Inghilterra: 15 Elliot Daly, 14 Jonny May, 13 Henry Slade, 12 Owen Farrell (c), 11 Mike Brown, 10 George Ford, 9 Ben Youngs, 8 Billy Vunipola, 7 Tom Curry, 6 Chris Robshaw, 5 Nick Isiekwe, 4 Maro Itoje, 3 Kyle Sinckler, 2 Jamie George, 1 Mako Vunipola
A disposizione: 16 Luke Cowan-Dickie, 17 Joe Marler, 18 Harry Williams, 19 Brad Shields, 20 Nathan Hughes, 21 Ben Spencer, 22 Piers Francis, 23 Denny Solomona

Marcatori Inghilterra
Mete: Brown (3), Daly (15), Farrell (17), Itoje (70), May (77)
Trasformazioni: Farrell (3, 15, 17, 77)
Punizioni: Daly (1), Farrell (40)

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