Il contachilometri dell’Italia e le altre: quanti minuti nelle gambe verso il Sei Nazioni?

La gestione dei giocatori è sempre un tema molto attuale. Abbiamo confrontato il percorso dei potenziali titolari del torneo

ph. Ettore Griffoni

Quando si parla di profondità nel rugby la regina indiscussa dell’argomento è l’Inghilterra, fucina inesauribile di talenti che offre l’imbarazzo della scelta al Commissario Tecnico di turno. Al capo opposto, stretta attorno alla sua piccola – seppur in lenta crescita – nidiata di buoni/ottimi giocatori c’è l’Italia; nel mezzo, più o meno in ordine qualitativo e quantitativo, ci sono l’Irlanda, il Galles, la Scozia e la Francia (si potrebbe discutere soprattutto su quest’ultima e del perché possa essere considerata dietro ai Dark Blues; la risposta sta nei tanti giocatori utilizzati da Novès, 74) e Saint-Andrè, 83, negli sei anni senza grande successo, che non hanno dimostrato di valere i loro predecessori).

Durante l’anno, tutti i club e le franchigie adottano determinate strategie per proteggere e salvaguardare l’integrità fisica dei migliori giocatori a disposizione, magari pianificando periodi di riposo in estate con le Federazioni come nel caso di Galles, Scozia e Irlanda. Se vi chiedete perché le stelle di Glasgow, Leinster, Munster o Ospreys non giochino sempre in campionato, pur non essendo infortunate, il motivo è che l’impiego di certi atleti viene limitato alle partite più importanti del Pro14 e alla Champions Cup, in modo da farli arrivare al massimo della forma alle finestre internazionali. Il turnover studiato a tavolino fa parte anche del programma stagionale di Benetton Treviso e Zebre, anche se rispetto alle altre consorelle celtiche i metodi (e soprattutto i risultati) sono essenzialmente diversi visti gli organici a disposizione.

In Inghilterra e in Francia la faccenda è piuttosto diversa. E anche se i club inglesi spremono notevolmente i propri uomini soprattutto in mischia, la preparazione fisica e atletica a cui vengono sottoposti resta probabilmente superiore alla concorrenza, visti i risultati. Una visione, inoltre, che si riflette proprio nel loro rendimento con la maglia bianca della Nazionale. L’usura fisica e atletica dei rugbisti, del resto, è un tema molto dibattuto, se si considera la straordinaria intensità delle partite di più alto livello e le tante devastanti collisioni all’interno di ottanta minuti di cariche, placcaggi e pulizie.

Per capire con quanta benzina nelle gambe si presenteranno i pilastri delle sei nazioni al via del prossimo torneo, abbiamo comparato ruolo per ruolo tutti i minutaggi con club e nazionale dei possibili titolari di Inghilterra, Irlanda, Galles, Francia e Italia, tenendo come riferimento le formazioni degli ultimi Test Match di novembre (a cui abbiamo apportato le dovute modifiche, dove ballottaggi, infortuni e cambi di gerarchie lo imponevano). Per dare un parametro di riferimento, aggiungiamo che i minuti complessivi giocabili fin qui da un rugbista di Top 14 e Premiership sono 1600; sono 1520 per le franchigie gallesi con l’Anglo-Welsh Cup, mentre sono 1440 per le altre squadre celtiche. Le statistiche sono tratte dal portale It’s Rugby.

Pilone sinistro 

Inghilterra: Mako Vunipola (1055 minuti)
Irlanda: Cian Healy (615′)
Galles: Rob Evans (754′)
Scozia: con Dickinson, Dell e Marfo infortunati, il titolare dovrebbe essere Jamie Bhatti (887′)
Francia: Jefferson Poirot (559′)
Italia: Andrea Lovotti (910′)

Tallonatore

Inghilterra: Dylan Hartley (888′)
Irlanda: Rory Best (402′)
Galles: Ken Owens (858′)
Scozia: Stuart McInally (1012′)
Francia: Guilhem Guirado (895′)
Italia: Luca Bigi (753′)

Pilone destro

Inghilterra: Dan Cole (1158′)
Irlanda: Tadhg Furlong (739′)
Galles: Tomas Francis (687′)
Scozia: con Fagerson e Nel infortunati e Berghan (539′) squalificato fino alla seconda giornata, probabile maglia da titolare per Jon Welsh (956′)
Francia: Rabah Slimani (933′)
Italia: Simone Ferrari (681′)

Seconde linee

Inghilterra: Joe Launchbury (1156′), Courtney Lawes (1313′), Maro Itoje (954′)
Irlanda: Iain Henderson (893′), Devin Toner (1057′)
Galles: Alun-Wyn Jones (1050′), Cory Hill (1144′)
Scozia: Jonny Gray (935′), Ben Toolis (984′)
Francia: Sébastien Vahaamahina (1015′), Paul Gabrillagues (1266′), Romain Taofifenua (843′)
Italia: Dean Budd (1080′), Marco Fuser (591′), George Biagi (860′)

Terze linee

Inghilterra: Chris Robshaw (1175′), Sam Underhill (558′), Sam Simmonds (915′)
Irlanda: Sean O’Brien (419′), Peter O’Mahony (806′), CJ Stander (978′)
Galles: Aaron Shingler (1136′), Josh Navidi (1252′), Ross Moriarty (116′), Justin Tipuric (799′)
Scozia: John Barclay (851′), Hamish Watson (777′), Ryan Wilson (849′)
Francia: Kevin Gourdon (855′) Louis Picamoles (1115′), Damien Chouly (485′), Sekou Macalou (927′)
Italia: Sergio Parisse (635′), Abraham Steyn (1074′), Maxime Mbandà (497′), Giovanni Licata (994′)

Mediana

Inghilterra: Ben Youngs (1186′), George Ford (1430′)
Irlanda: Conor Murray (911′), Jonathan Sexton (588′)
Galles: Rhys Webb (667′), Dan Biggar (957′)
Scozia: Ali Price (923′), Finn Russell (982′)
Francia: Antoine Dupont (976′), Anthony Belleau (999′)
Italia: Marcello Violi (1104′), Carlo Canna (1242′)

Centri

Inghilterra: Owen Farrell (1093′), Jonathan Joseph (1321′)
Irlanda: Robbie Henshaw (709′), Bundee Aki (1184′)
Galles: Owen Williams (760′), Scott Williams (1053′), Hadleigh Parkes (1057′)
Scozia: Alex Dunbar (599′), Huw Jones (1324′)
Francia: Gael Fickou (880′), Remi Lamerat (743′), Geoffrey Doumayrou (743′)
Italia: Tommaso Castello (1113′), Tommaso Boni (1159′), Giulio Bisegni (1143′)

Ali

Inghilterra: Anthony Watson (1360′), Jonny May (1241′), Jack Nowell (600′)
Irlanda: Jacob Stockdale (1044′), Andrew Conway (1021′)
Galles: George North (451′), Hallam Amos (969′), Steff Evans (1185′)
Scozia: Tommy Seymour (783′), Sean Maitland (773′), Lee Jones (1092′)
Francia: Teddy Thomas (1049′), Yoann Huget (916′)
Italia: Leonardo Sarto (629′), Mattia Bellini (1111′)

Estremo

Inghilterra: Mike Brown (1045′)
Irlanda: Rob Kearney (582′)
Galles: Liam Williams (663′), Leigh Halfpenny (1044′)
Scozia: Stuart Hogg (320′)
Francia: Nans Ducuing (1148′), Scott Spedding (815′)
Italia: Jayden Hayward (1244′)

E dunque?

Potenzialmente, l’Inghilterra ha la squadra con il minutaggio medio accumulato fin qui più alto, pari a 1095,76 minuti. Ciò non sembra poter intaccare comunque lo strapotere della squadra di Eddie Jones, nonostante i vari Vunipola, Cole, Launchbury, Youngs e Ford vengano utilizzati massicciamente (e comprensibilmente) dai propri allenatori.

Chi, invece, può beneficiare di un percorso comune con la Federazione è Joe Schmidt per la sua Irlanda. I quindici giocatori ipotizzati hanno accumulato una media di ‘soli’ 796,53 minuti in media. Di mezzo c’è stato anche qualche infortunio, come quelli occorsi a Sean O’Brien o Robbie Henshaw, ma nel complesso è evidente la cura con cui vengono gestiti giocatori come Cian Healy, Rory Best e Jonathan Sexton. Che sia l’unico modo per combattere il dominio inglese?

L’Italia è seconda in classifica dietro all’Inghilterra (934,44′ di media), soprattutto perché fin qui ha chiesto gli straordinari a giocatori imprescindibili per Benetton e Zebre come Lovotti, Budd, Steyn, Violi, Canna, Castello, Boni e Hayward, tutti sopra i mille minuti in stagione. Non è un dato sorprendente, ma è indicativo della considerevole distanza che separa gli Azzurri dalle altre potenze celtiche.

La Francia è soltanto in quarta posizione (903,26′, dietro al Galles che si attesta a 922,33′), a causa della grande competizione interna che devono affrontare i transalpini nelle rispettive squadre e delle infermerie che pian piano si svuotano dopo i tanti infortuni subiti. Infine, a precedere l’Irlanda è la Scozia con una media di 877,94′, con Hogg che ne ha collezionati appena 320 per i ripetuti infortuni. Andrà a rilento? Difficile da credere.

Daniele Pansardi

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