Il giovane pilone azzurro, tra fitness e maestri in mischia ordinata

ph. Sebastiano Pessina
E’ stato uno dei giocatori più positivi dell’intero tour azzurro dopo una stagione condizionata da un infortunio e ora si prepara ad una nuova annata in cui confermarsi. Abbiamo ancora sotto gli occhi il trattamento riservato ai due colleghi Wallabies. Il giovane pilone azzurro Simone Ferrari, classe 1994 e 5 caps, ne ha parlato dalle pagine della Gazzetta.
“Merito anche di Fuser, che in seconda linea è un bel trattore — tiene subito a precisare — e di tutti i compagni. In mischia non si è mai soli“. Professione prima linea: “La mischia, poi, per me è sempre stata una vocazione. Ho imparato da Luciano Docinto, da Fulgoni, da Romagnoli e da Manuel Ferrari, che mi ha seguito nel primo anno a Treviso. In questa stagione poi Fabio Ongaro mi ha dato un sacco di dritte”.
Ferrari parla poi dell’infortunio subito a dicembre contro le Zebre, nel derby celtico d’andata ( lesione di secondo grado al gemello del polpaccio destro). E delle conseguenze. “Per recuperare servivano due mesi, io mangiavo tanto e non giocando, ingrassavo. Crowley mi disse che se fossi tornato più pesante di prima non mi avrebbe convocavo. Mi fece male, ma capii che dovevo essere professionista anche fuori dal campo”.