John Muldoon e Nigel Owens fanno 450: il Pro12 celebra due eroi

150 direzioni celtiche per Owens. Il capitano fa 300: dalla marcia salva provincia al trionfo 2016

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

Domani sera si aprirà il ventesimo turno di Guinness PRO12 con la gara dello Scotstoun Stadium di Glasgow tra Warriors e Zebre, che continuerà poi nel sabato di Pasqua con le restanti cinque gare.
In due di queste, a Galway e Cardiff, si celebreranno anche due protagonisti del torneo celtico, perchè John Muldoon e Nigel Owens raggiungono, rispettivamente, 300 presenze con Connacht e 150 direzioni di gara in Celtic League.
In comune, il debutto – ad un anno di distanza – in una gara in cui sono coinvolti i Border Reivers, franchigia dei Borders (regione del sud della Scozia e vera e propria ‘culla’ del rugby oltre il Vallo di Adriano) non più attiva.

 

 

Dalla marcia per salvare Connacht al trionfo

John Muldoon, “capitan Connacht”, è nato a Ballinasloe (cittadina della Co.Galway ad un’ora di strada da Galway) nel 1982 e gioca da 14 stagioni con la maglia della Province di Galway, con cui ha debuttato nella stagione 200/’04. Terza linea versatile (anche se preferisce giocarci al centro col numero 8), aggressivo in difesa e ottimo ball carrier, Muldoon guida la squadra come capitano e nel match contro Leinster conquisterà la presenza numero 300 con la Province.

“Il risultato ottenuto da John è incredibile,” dice Pat Lam. “Non credo che in futuro sarà possibile eguagliare questo traguardo; parlo per esperienza, ho giocato anch’io in quella posizione e so quanto è difficile e duro dal punto di vista fisico e questo va ancora a maggior credito di John. Sappiamo tutti che tipo di leader sia e credo che si sia guadagnato il rispetto di tutti per aver completato il percorso da uomo a giocatore, fino ad arrivare a capitano”.

Muldoon è un po’ la ‘memoria vivente’ della squadra, perché ha vissuto in prima persona – da tifoso prima, da giocatore poi – la lunga strada percorsa da Connacht, partito dall’orlo del burrone fino ad arrivare al trionfo celtico nella finale del BT Murrayfield giocata lo scorso anno.

 

 

connacht rugby pro12

ph. Sebastiano Pessina

Avevo diciannove, vent’anni quando a Connacht è stata fatta la marcia per salvare la Province“, ricordava Muldoon lo scorso anno, durante la conferenza stampa di presentazione delle semifinali di Guinness PRO12, poco meno di un mese prima del trionfo raccolto al BT Murrayfield.
“Forse all’epoca non mi sono reso conto veramente di quanto fosse seria la situazione. Il professionismo, allora, era diverso da quello che intendiamo adesso e io mi allenavo con il gruppo ma facevo dentro e fuori. Alla fine di quella stagione la IRFU ha deciso di mantenere Connacht come Province ma molti giocatori, incerti sul loro futuro,  hanno deciso di andare altrove. Mi spiace per loro, ma da un punto di vista personale il fatto che si siano liberati dei posti in squadra mi ha permesso di ritagliarmi il mio spazio e di avere il mio primo contratto ‘pro’ per Connacht. Era un brutto momento per la storia di Connacht, ma per me si è rivelato un momento buono. Forse non ero ancora pronto per avere un posto in squadra, ma ho colto al volo la mia occasione.“
Il resto è storia, con l’esponenziale crescita fino al titolo di campione del PRO12 conquistato nella finale di Edimburgo nel 2016.

Al Galway City Museum, lo scorso anno, c’era una mostra di ritratti, opera di tre fotografi irlandesi; un ritratto, una fotografia per ogni anno dal 1916 al 2015 per marcare il centenario della Easter Rising del 1916, momento-chiave nella storia moderna dell’isola. C’erano i volti di giovani, anziani, bambini, con una connessione con la città di Galway. John Muldoon è stato scelto per il 1982, suo anno di nascita. L’ultima fotografia porta la data 2015. Non è difficile immaginare che, tra cent’anni, per l’anno 2016, si farà un’eccezione e verrà appeso il ritratto della squadra che fece l’impresa, ‘quel’ Connacht che ha portano in riva al fiume Corrib il Trofeo celtico.

 

 

Nigel Owens: 150 e una carriera di finali

 

ph. Sebastiano Pessina

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Nigel Owens, invece, raggiunge la direzione di gara numero 150 ad una carriera che, nonostante abbia solo 45 anni, si può già definire fantastica – e, senza timore di smentita, sarà molto difficile per chiunque da eguagliare.
Nigel ha debuttato come arbitro nell’allora Celtic League dirigendo il match tra Border Reivers e Connacht, giocatosi al Philiphaugh di Selkirk (cittadina dei Borders scozzesi) il 30 agosto 2002.

Da allora, ha diretto quattro Pro 12 Finals (ultima lo scorso anno al BT Murrayfield tra Connacht e Leinster), cinque finali di Heineken Cup/Champions Cup (ultima lo scorso anno a Lione tra Saracens e Racing 92) e due di Challenge Cup (ultima nel 2013 tra Leinster e Stade Francais a Dublino), raggiungendo il vertice della carriera con la direzione della 2015 Rugby World Cup Final tra Nuova Zelanda e Australia a Twickenham.

 

“È qualcosa che mette quasi in soggezione, pensare che nel prossimo fine settimana il match tra Newport-Gwent Dragons e Scarlets sarà la mia direzione di gara numero 150 in Guinness PRO12,” ha detto Owens al sito ufficiale del PRO12.“È stato un viaggio incredibile, da quando ho cominciato nel 2002 dirigendo la prima gara di Celtic League ed è altrettanto bello vedere come questo torneo si è evoluto. Per me le gare dirette in Guinness PRO12 sono allo stesso livello di quelle nelle coppe europee o nelle gare internazionali,  grazie al carattere internazionale del torneo, con sfide e grandi rivalità tra squadre che provengono da Irlanda, Italia, Scozia e Galles. Questo sport mi ha permesso di dirigere gare ad altissimo livello in alcuni tra i migliori stadi del mondo, e questo fine settimana la gara del Principality Stadium (valida per il Judgement Day V) è una di quelle occasioni speciali.”

 

di Matteo Mangiarotti

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