Scozia, Premiership inglese e quei giocatori divisi tra club e nazionale

Le società inglesi contro il rilascio di alcuni internazionali. E la federazione del cardo alza la voce…

laidlaw scozia

ph. Sebastiano Pessina

“La federazione scozzese ha accolto i suoi giocatori internazionali che militano in Inghilterra, per preparare la finestra autunnale di Test Match. E’ veramente deludente che la PRL (Premiership Rugby Limited) abbia utilizzato come pretesto di negoziazione attorno alla convocazione dei nostri giocatori overseas, un caso vecchio”. E poi ancora: “Il caso straordinario citato dalla PRL è accaduto nel 2013 e non riguarda un giocatore attualmente in forza ad un club inglese: per questo la decisione della PRL di minacciare il non rilascio dei nostri internazionali è stata inappropriata e di nessun aiuto. La Regola 9 di World Rugby serve proprio ad assicurare che i giocatori siano resi disponibili”. “Abbiamo sempre avuto un buon rapporto con la PRL e questa loro tattica è sorprendente. Per risolvere il caso portato a pretesto abbiamo più volte offerto di istituire un panel medico indipendente, ma né il club né la Lega ci hanno ascoltato. Prendiamo sul serio la salute dei nostri giocatori”.

 

Di cosa stiamo parlando? Di una disputa nata tra la lega del massimo campionato inglese da una parte e la federazione scozzese dall’altra circa l’entità di un infortunio subito nel 2013 da un giocatore durante un impegno con la nazionale del cardo. Dal comunicato diffuso dalla Scottish Rugby Union (da cui sono presi i virgolettati del primo paragrafo) arrivano maggiori informazioni: la federazione non ha negato di pagare le spese mediche (che le competono in quanto infortunio durante una finestra internazionale e che sarebbero nell’ordine delle “decine di migliaia” di sterline) ma chiesto che sia una commissione medica indipendente a stabilire l’entità dell’infortunio e i relativi costi. Richiesta a quanto pare ignorata da club e PRL. Questi i fatti (dalla campana della federazione scozzese). Ma perché tutta questa storia esce ora allo scoperto? Perché a novembre si è tornato a parlare di convocazioni e di possibili “niet” da parte dei club inglesi.

 

Su The Rugby Paper, ma la notizia è stata riportata e confermata da diversi media britannici, si legge che nel corso di una riunione a voto segreto i club di Premiership si sarebbero espressi contro il rilascio dei giocatori internazionali di alcune federazioni. Tra questi è citato anche Michele Campagnaro, salvo che il centro di Exeter già era stato convocato e si trovava regolarmente a Roma per il raduno con la Nazionale in preparazione dei Test Match (che ahinoi potrebbe non disputare per problemi fisici). I problemi a quanto pare hanno interessato la Scozia e il caso si sarebbe risolto grazie all’intervento diretto di World Rugby. Capitan Greig Laidlaw (in forza a Gloucester e al centro della contesa assieme ai vari Moray Low, Duncan Taylor, Sean Maitland e Tim Visser) ne ha apertamente parlato ad EspnScrum. “Ero sicuro che tutto si sarebbe risolto – ha dichiarato il mediano di mischia classe 1985 e 53 caps – La dirigenza di Gloucester mi ha tenuto quotidianamente informato di quanto stava accadendo”. Per il Commissario Tecnico della Scozia Vern Cotter la questione è semplice: “Non puoi negare alle persone la possibilità di giocare a livello internazionale – ha dichiarato alla BBC – Può essere frustrante quando un giocatore torna ed è infortunato, ma il rugby internazionale è un momento importante”. Quello che è certo è che la cosiddetta club-or- country clash ha rischiato di aprire una frattura nel delicato rapporto tra leghe e federazioni (dopo che già si era parlato dei casi Tolone, Vermeulen, Halfpenny e Ashley-Cooper).

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