Juandre Kruger: alla ricerca della casacchina verde tra Super Rugby, Premiership e Top 14

Abbiamo intervistato il seconda linea del Racing. E per sentire una voce Springboks, non poteva esserci momento migliore…

ph. Paul Harding/Action Images

ph. Paul Harding/Action Images

Classe 1985 e 17 caps in maglia Springboks (che spera di riconquistare), Juandré Kruger è da due stagioni in forza al Racing Metro di Parigi, dopo aver indossato la casacca dei Bulls in Super Rugby e dei Saints di Northampton in Premiership. In occasione della presentazione alla stampa dell’innovativo centro sportivo KipStadium di Tourcoing, vicino a Lille, è stato possibile organizzare un’intervista con il seconda linea sudafricano che, del marchio francese Kipsta è testimonial e per il quale testa i materiali protettivi dedicati alla palla ovale. Con lui abbiamo parlato delle stagioni al Racing, della differenza tra i campionati in cui ha giocato, e dell’attuale crisi del rugby sudafricano.

 

Com’è il bilancio dell’ultima stagione del Racing?
E’ da anni che giochiamo i playoff di Top14, ma non basta perché vogliamo vincere. Non possiamo accontentarci di questo e di giocare in Champions Cup. La prossima stagione sarà molto importante, abbiamo una squadra rinforzata e dobbiamo migliorarci.

 

A volte la sensazione è che manchi una certa identità di squadra, a fronte di tanti top player insieme in campo…
Credo che siamo stati molto sfortunati, come ai quarti di Champions. Perdere all’ultimo minuto, per un calcio, contro una squadra come i Saracens, davanti ai nostri tifosi, è stato un momento negativo della stagione. Dopo tanto duro lavoro, perdere in quel modo è un punto di rottura.

 

Nella tua carriera hai giocato in Super Rugby, in Premiership, in Top 14, e con la maglia degli Springboks. Quale la differenza e quale il campionato più duro?
Il livello più alto è senza dubbio quello della Nazionale, per velocità e intensità. Tra i campionati, Top14 e Premiership sono abbastanza simili, ma in Francia il livello è forse più alto ed è più difficile. Il Super Rugby è molto veloce, ma è diverso dagli altri due, anche per i luoghi e la stagione in cui si gioca.

 

Parliamo della Nazionale. Con tutti gli infortuni che hanno colpito il pack sudafricano, e in particolare la seconda linea, speravi in una chiamata?
Sono stato contattato dallo staff, ma non selezionato per il Championship. Ad agosto verrà annunciata la squadra per la Rugby World Cup, e spero ancora di essere chiamato. Ma fa parte della vita anche non essere selezionati, lavorerò duramente e farò bene al Racing. Che, tra l’altro, durante i Mondiali dovrà fare a meno di almeno 11 giocatori internazionali, e dovrò dare il mio contributo per fare bene in questa situazione. Chiamata o meno in Nazionale, da giocatore posso solo controllare il controllabile, e fare bene ovunque sarò.

 

Questa è stata una stagione molto negativa per il Sudafrica in Super Rugby. Come te lo spieghi?
Penso che diversi giocatori fossero già concentrati sui Mondiali, ma soprattutto le squadre in queste stagioni hanno cambiato molto nelle posizioni chiave. Quando ho lasciato i Bulls, hanno cambiato pure Potgieter, Steyn, Olivier, Kirchner…Il Sudafrica sta perdendo molti giocatori che occupano posizioni importanti in campo, e penso che ne perderà ancora. Ciò significa che è difficile avere consistenza e ottenere buone performance.

 

Per non perdere giocatori, si può vietare la convocazione di chi non gioca nel Super Rugby…
Non credo sia la soluzione. Per me il sistema migliore è quello del calcio: tutti i migliori giocatori devono essere in grado di rappresentare la propria nazione, e spero che il rugby vada sempre più in questa direzione, senza paletti. Dal punto di vista finanziario non possiamo competere con altri sport, se impediamo la convocazione di chi gioca fuori. E questo blocca pure potenziali sponsor e investitori.

 

Ultima, obbligata, domanda. Chi vincerà il Mondiale?
Gli All Blacks partono favoriti, ma Sudafrica, Irlanda e Inghilterra sono tutte serie candiate, così come la Francia che alla Coppa del Mondo poche volte sbaglia, e l’Australia che ora sta giocando meglio. Ma sai, quello è un terno al lotto, e molto dipende dalle piccole cose: giochi tante partite ravvicinate, e ognuna su un campo diverso, con condizioni diverse, con un arbitro diverso…Lì paghi ogni piccolo errore.

Di Roberto Avesani

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