Soldi, e “chi ha bisogno di chi”: il Great Game* delle coppe europee

L’annuncio di LNR e Premiership e la necessità di trovare un qualche compromesso, anche se “sbilanciato” sugli anglo-francesi

ph. Paul Harding/Action Images

FIR, cosa facciamo? Così ieri chiudevamo l’articolo in cui riportavamo la notizia dell’annuncio della nascita della nuova competizione europea, la Rugby Champions Cup. Qualcuno tra i nostri lettori sottolineava che tutto sommato non è che sia cambiato poi molto rispetto agli annunci degli ultimi giorni. La risposta da dare a questa affermazione è “ni”: da un punto di vista mediatico gettare un nome in pasto a siti, giornali e quant’altro è un passo importante. Più formale che sostanzioso, ma importante. E poi LNR e Premiership Rugby hanno fatto sapere che nelle prime settimane di ottobre renderanno noti i dettagli della nuova competizione a cui francesi e inglesi parteciperanno e a cui hanno invitato anche le celtiche.

 

Già, le celtiche… Che faranno? Parere nostro è che alla fine si adegueranno, magari con qualche distinguo e sottolineando il fatto che avrebbero preferito altri modi e altri risultati, ma alla fine ci saranno. E si adegueranno alle richieste dei fuoriusciti dall’ERC: diversi criteri di ingresso alle coppe, maggior meritocrazia e diversa ripartizione dei soldi (un terzo agli inglesi, un terzo ai francesi e un terzo ai club di Pro12). Il prezzo da pagare in termini sportivi ed economici sarebbe altrimenti elevatissimo.
Si dice che anche gli anglo-francesi hanno bisogno di gallesi, irlandesi, italiani e scozzesi
. Vero, una manifestazione senza la presenza di Leinster, Munster, Ulster, Glasgow, Ospreys, Scarlets, Cardiff e Benetton Treviso sarebbe “menomata” nella sua cifra tecnica. Però un torneo in cui si vede Tolone sfidare gli Harlequins o i Tigers giocare contro Tolosa, giusto per fare due esempi, proprio brutto non deve essere.
Cosa possono fare allora le celtiche? Inventarsi una competizione che non potrebbe che essere la copia del Pro12 allargato magari a qualche compagine che arriva da movimenti emergenti come Spagna o Europa dell’Est? Non sarebbe nemmeno una brutta cosa da un punto di vista sportivo ma sponsor, tv e interessi sarebbero fagocitati dalla Rugby Champions Cup. Una scommessa persa in partenza.
Il gioco allora qual è? Il polo franco-britannico deve riuscire ad attirare le federazioni celtiche senza però metterle in un angolo. Perché è verissimo, come abbiamo scritto tempo fa, che in ballo ci sono gli equilibri politici europei tra federazioni e club ma le società di Top 14 e Premiership devono necessariamente interfacciarsi con le federazioni di Galles, Italia, Scozia e Irlanda. A meno che non pensino di poter andare a vivere su una pianta.

 

Non metterle in un angolo, perché le federazioni sono enti piuttosto “permalosi” e quasi 20 anni di professionismo non hanno certo aiutato a frenare questo carattere, anzi. Farle sentire come inutili e ingombranti tutto d’improvviso sarebbe mossa politicamente stupida da parte dei franco-inglesi. E in questo senso va letto il comunicato diffuso ieri sera dalla FFR, che solo in prima lettura può sembrare uno stop netto al progetto di nuova coppa. In realtà ricalca parecchio quello diffuso una settimana fa circa dall’IRB, dove si ricordavano regolamenti e consuetudini in ambito internazionale. In quella nota si dice sostanzialmente “va bene la nuova coppa ma ricordatevi che ci siamo pure noi e che avete bisogno del nostro via libera”. Ci ripetiamo: la traduzione è “non metteteci nell’angolo”.
Lo stesso si può dire delle dichiarazioni rese da una fonte dell’IRFU a l’Indipendent in cui dietro al “nessuna franchigia irlandese farà parte della nuova competizione europea” si intravedono ampi spazi di trattativa. Siamo nella fase dei riposizionamenti dopo lo sconquasso delle ultime settimane.
Perché un compromesso, in qualche modo è scritto nelle cose. Perché noi abbiamo bisogno di loro e loro hanno bisogno di noi. Solo che loro, oggi, sono più forti e ricchi.
A Parigi tra qualche ora c’è la prima data del tour di lancio dell’Heineken Cup 2013/2014. Chissà che bel clima…

 

*Con la definizione Great Game la storiografia indica un complesso concatenarsi di eventi – guerre, ma non solo – che hanno visto l’impero inglese e quello russo darsi battaglia per il controllo del Medioriente per tutto l’Ottocento. Una vicenda fatta anche di operazioni militari, ma soprattutto sotterfugi, diplomazia e del lavoro ai fianchi dei rispettivi servizi segreti.

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