Il rugby, le concussion e i soldi: un esempio che arriva dalla NFL

Un maxi-risarcimento da 765 milioni di dollari ad ex giocatori per motivi medici. L’IRB si preoccupa?

ph. Sebastiano Pessina

Solo qualche settimana fa i media internazionali hanno rilanciato la notizia di una ricerca che sta conducendo Willie Stewart, neuropatologo del Southern General Hospital di Glasgow, sui rischi per la salute connessi a sport in cui lo scontro fisico è centrale. Secondo lo studioso discipline come pugilato, hockey su ghiaccio, football americano e anche rugby possono presentare delle “controindicazioni” anche diversi anni dopo la fine dell’attività fisica e in alcuni rari casi possono portare anche alla demenza.
Nel rugby il dibattito sulle concussion è acceso da anni e ad occuparsene non sono solo i medici ma le stesse istituzioni di Ovalia, IRB in primis. Le nuove norme che regolano le mischie, ad esempio, sono nate da un lato per cercare di ovviare ad alcuni problemi connessi con il gioco (i troppi reset e restart) ma anche per diminuire il rischio di infortuni legati a un ingaggio dall’impatto molto violento.

 

E da uno degli sport più superprofessionistici del mondo arriva una storia che ha sicuramente fatto suonare qualche campanello d’allarme nella testa dei massimi dirigenti IRB: la NFL (National Football League, l’associazione che gestisce il massimo campionato statunitense di football americano) ha infatti deciso di riconoscere un maxiversamento da 765 milioni di dollari per circa 4.500 ex giocatori affetti da malattie neurologiche connesse alla loro passata attività sportiva. Una decisone presa per evitare di arrivare in tribunale, con chissà quali imprevedibili conseguenze. La NFL tiene a precisare che si tratta di una decisione di strategia legale e che “questo accordo non è il riconoscimento che le malattie in questione siano state provocate dal football”.
Una vicenda nata da una class action intentata da alcuni ex giocatori che ora riceveranno 5 milioni a testa per chi oggi ha l’Alzheimer, 4 per chi è affetto da encefalopatia traumatica cronica e 3 milioni per chi è invece affetto da demenza. Cinque milioni anche alle famiglie degli ex atleti deceduti per queste stesse malattie. Nel conto totale sono stati aggiunti anche 75 milioni per un programma di esami e altri 10 che andranno alla ricerca.

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