Anche il rugby ha il suo dissing

In un estratto della sua autobiografia uscito sui quotidiani inglesi, Johnny Sexton si è lamentato del comportamento di Rieko Ioane, che gli ha risposto per le rime sui social

Irlanda, Jonnhy Sexton: "Siamo i migliori al mondo? No, manca qualcosa per adesso" -ph. S Pessina

Anche il rugby ha il suo dissing – ph. S Pessina

C’è un dissing che tiene banco anche nel mondo del rugby. È il litigio a distanza tra l’ex mediano di apertura dell’Irlanda Jonathan Sexton e il centro degli All Blacks Rieko Ioane.

Il primo ha appena pubblicato la sua autobiografia, Obsessed, e nei giorni scorsi un estratto del libro è apparso sulle pagine del Times, il quotidiano inglese.

Parlando del quarto di finale della Rugby World Cup 2023 contro la Nuova Zelanda, il 10 irlandese ha scritto: “Non me la sono sentita di rivedere il quarto di finale. Non credo che lo farò mai, non ne ho bisogno. Ne ho rivisto ogni secondo nella mia testa più e più volte. Finisce sempre allo stesso modo.”

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“Ronan Kelleher carica contro Brodie Retallick e Sam Whitelock. Whitelock va per rubare il pallone, evidentemente senza lasciare il placcato, ma in qualche modo Wayne Barnes gli concede il calcio di punizione, anche se è tutto successo sotto il suo naso, ed è tutto finito.”

“Mentre me ne sto lì con le mani sui fianchi, fissando incredulo Barnes, Rieko Ioane mi viene incontro e mi dice: ‘vai 10 metri indietro’. Eh? ‘calcio di punizione – dice – torna a 10’. E poi, dopo che Barnes ha dato il fischio finale, mi dice: ‘non perdere il volo, domani. Goditi la pensione, str*nzo.'”

“Ecco la famosa politica ‘niente teste di cazzo’ degli All Blacks. Ecco la loro umiltà. Vado verso Ioane e lo chiamo un coglione finto umile. Non è il massimo, che io vada a insultare uno di loro dopo che abbiamo appena perso, ma non ci si può aspettare che potessi ignorarlo.”

Nelle righe seguenti Sexton ammorbidisce il tono. Racconta che ha apprezzato le parole di conforto espressegli poco dopo da Ardie Savea, ad esempio. Ma le righe sopra riportate hanno alzato un vero e proprio vespaio, che da qualche giorno popola la maggior parte dei media di lingua inglese che si occupano di rugby, in un emisfero e nell’altro.

E poi arriva la risposta di Rieko Ioane. Un messaggio criptico, lanciato attraverso le stories del suo account Instagram (il divario generazionale, verrebbe da dire: uno scrive un libro, l’altro fa una story sui social comprensibile ai più in parte): una foto di Sexton che parla a Ioane, estratta da quella partita, con l’emoji della carta del jolly, quella di una casa e come colonna sonora Zombie dei Cranberries, la canzone dei tifosi irlandesi, che già più di una volta gli si è ritorta contro, e che inizia dal ritornello: “in your head, in your head, zombie“.

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