Sei Nazioni 2022: la preview dell’Irlanda

La squadra di Andy Farrell ha bisogno di vittorie importanti in trasferta per ottenere il quinto titolo del nuovo millennio

Sei Nazioni 2022: il calendario delle partite dell’Irlanda

Sei Nazioni 2022: ila preview dell’Irlanda – ph. Paul Faith/AFP

È inevitabile, quando una squadra è capace di battere gli All Blacks in quel modo, che il mese di febbraio comporti, come per i supereroi, grandi poteri e grandi responsabilità.

L’Irlanda che si presenta al Sei Nazioni 2022 è quarta nel ranking mondiale, dietro all’Inghilterra e davanti alla Francia. Inevitabilmente parte tra le grandi favorite di questo Torneo

Il calendario

La principale sfida per la squadra di Andy Farrell è quella di dover andare a vincere almeno una delle due gare in trasferta contro Inghilterra e Francia. Sebbene infatti il calendario di questa edizione preveda tre partite tra le mura dell’Aviva Stadium, l’Irlanda deve affrontare i complicati viaggi verso Twickenham e Saint-Denis.

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Intanto, i biglietti per l’esordio contro il Galles di sabato, partita inaugurale del Torneo, sono già da qualche giorno ormai sold out. Ci si aspetta un inizio importante da parte della squadra in verde contro dei Dragoni orfani dei propri veterani per poi andare a tentare il colpaccio allo Stade de France, come riuscito nel 2014 e nel 2018.

Arrivare alla pausa con due vittorie consentirebbe di acquisire enorme slancio, poter scendere in Italia con più serenità e affilare quindi con calma le armi per lo scontro con l’Inghilterra. La chiusura in casa con la Scozia non è semplice, comunque.

La rosa

Nel primo anno della sua reggenza come head coach dell’Irlanda, Andy Farrell era stato criticato per lo scarso ricambio effettuato e per la lenta transizione verso un gioco più aperto e meno strutturato dopo gli anni di Joe Schmidt.

Un cambiamento graduale però ha portato oggi l’Irlanda ad avere una delle squadre con più profondità e con un livello medio altissimo, con giocatori giovani al fianco di preziosi veterani e un bagaglio importante in termini di esperienza a livello trasversale.

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La conversione di Andrew Porter in pilone sinistro consente oggi all’Irlanda di schierare due dei migliori piloni al mondo contemporaneamente (che l’altro sia Tadhg Furlong va proprio esplicitato?).

In seconda linea il gigantesco workrate di James Ryan può essere affiancato dall’atletismo di Tadhg Beirne, che a 30 anni ha raggiunto una maturità rugbistica impressionante, o la fisicità di Iain Henderson.

Dietro di loro il terzetto composto da Jack Conan, Caelan Doris e Josh van der Flier è un incubo per chiunque debba farci i conti, con quella vecchia peste di Peter O’Mahony pronto a dare man forte e il già citato Beirne pronto a convertirsi in numero 6 all’occorrenza.

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La grande crescita di prestazioni di Jamison Gibson-Park consente di lasciare a Conor Murray la saggia e precisa gestione delle fasi finali dell’incontro, mentre la dinamo Craig Casey cresce alla loro spalle e potrebbe liberare l’energia entropizzata contro l’Italia.

Se la corsa ad essere il delfino di Jonathan Sexton è ancora in alto mare, Jack Carty sta attraversando un grande momento di forma e Joey Carbery ha vissuto un’ottima stagione fin qui. Sui centri il trio composto da Robbie Henshaw, Bundee Aki e Garry Ringrose è tenuto sul filo dalla definitiva esplosione del talento di James Hume, così come nel triangolo allargato Michael Lowry e Mack Hansen aggiungono opzioni in tutte le posizioni.

Da tenere d’occhio

Proprio il trio proveniente dall’Ulster e composto da Hume, Lowry e dall’ala Robert Baloucoune rappresenta una delle cose più intriganti di questa Irlanda. Nessuno di loro avrà probabilmente un ruolo da protagonista, almeno nelle prime due partite, ma quando avranno spazio varranno certamente lo spettacolo.

Tutti e tre sono giocatori pirotecnici, divertenti da veder giocare palla in mano, seppur estremamente diversi.

James Hume, 23 anni, è un centro esplosivo e muscolare, con uno step secco e mortifero capace di mandare al bar il più arcigno dei difensori. Michael Lowry, anche lui classe 1998, è un estremo che non patisce la stazza ridotta, è rapidissimo e tecnicamente eccellente, tanto da aver giocato anche apertura con Ulster in passato. Robert Baloucoune, di un anno più vecchio, è un’ala imponente (193 cm) dalla falcata paradossalmente sgraziata ma che riesce a unire equilibrio, forza e velocità a capacità di elusione straordinarie.

Sarà anche la loro capacità di essere fattori importanti quando chiamati in causa, magari dalla panchina, a dare all’Irlanda la possibilità di aggiudicarsi la vittoria del Sei Nazioni 2022.

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