Italia, il punto di Franco Smith: “Pensiamo alla Francia. Il sostituto di Polledri? Pettinelli e Lamaro”

Il ct e la sua analisi: il post Scozia, la Francia, la pressioni, gli infortunati e la situazione psicofisica del gruppo azzurro

Italia Franco Smith

Italia: Franco Smith, ct degli Azzurri, analizza la situazione verso il prossimo match (Ph. Sebastiano Pessina)

Non poter scendere in campo sabato prossimo dispiace, ma dall’altro lato non deve essere visto come un peso anzi, sarà un’opportunità per pianificare meglio il match della settimana successiva. E’ un Franco Smith molto sereno quello che, in un incontro virtuale con la stampa, analizza vari aspetti della sua Italia in questo lungo autunno internazionale.

Alle spalle c’è la partita con la Scozia, nel domani non ci sarà quella contro le Fiji, mentre il mirino è già rivolto verso la Francia: la parola a Franco Smith.

Il punto della situazione
“Ovviamente ci dispiace di non poter giocare questa settimana, perchè potevamo provare a cavalcare il “momentum”, ma dall’altro lato abbiamo più tempo per lavorare in vista della sfida contro la Francia affinando quello che ci è mancato per arrivare al successo nella gara contro la Scozia.

“Domani faremo un allenamento intenso, mentre martedì simuleremo una partita cercando di concentrarci molto su mischia e maul. Il weekend poi sarà libero, di riposo. Questo ci consentirà di entrare al meglio nella settimana successiva, quella dove sfideremo la Francia: dobbiamo pensare che quello che è successo essere un’opportunità portando gli eventi dalla nostra parte”.

Verso la linea di meta: la lettura psicologica
Stuzzicato dalla stampa, che gli ricorda un paio di situazioni nelle quali gli Azzurri si sono trovati vicino alla linea di meta senza però riuscire a trovare l’angolo giusto per andare a realizzare, il ct dell’Italia Franco Smith afferma: “Purtroppo ci siamo accorti di questa cosa: più ci avviciniamo al bersaglio più vediamo giocatori che diventano nervosi. E’ una cosa su cui ci stiamo focalizzando a livello tecnico, ma soprattutto a livello mentale”.

“Dobbiamo ribaltare l’ordine dei fattori per toglierci dalla pressione e arrivare all’obiettivo: il punteggio e il cronometro non devono farci paura, pensare a questo ci toglie solo focus sulle possibilità di andare in meta. Tanto tutti sappiamo che vogliamo vincere le partite”.

“Come con tutte le squadre che ho allenato, dal Benetton ai Cheetahs, stiamo cercando insieme al mio staff e a un mental coach di creare quella “cultura” che ci consenta di arrivare agli obiettivi: sappiamo che ci sono diversi aspetti su cui soffermarci, sia di campo sia extracampo. I giocatori devono pensare di non aver la pressione di un movimento di praticanti sulle loro spalle, ma che loro possano essere i beniamini di queste persone.
La “miglior pressione” se la creano già da soli. Ogni giocatore risponde a un profilo specifico: c’è chi ama le critiche, chi non le ama, chi vuole che io alzi la voce e chi invece rende meglio in condizioni di tranquillità. Quello che dobbiamo capire è che il rugby è anche uno sport individuale, ma da giocare come un collettivo cercando di collegarsi contemporaneamente e nel miglior modo possibile a tutti i membri del gruppo squadra”.

Poi aggiunge: “Quasi tutte le nostre partite vengono disputate con squadre che sono più avanti di noi nel ranking mondiale: sono delle guerre sportivamente parlando. Vengono visualizzate come delle montagne difficili da scalare: il mio dovere in questo momento è quello di offrire un sentiero per arrivare fino in cima senza far sembrare il tutto come un qualcosa di impossibile”.

L’infortunio di Jake Polledri: chi lo potrebbe sostituire in terza linea?
“Abbiamo diverse idee per quanto riguarda la sostituzione (intende numerica, ndr) di Jake Polledri. Pettinelli e Lamaro potrebbero essere due nomi spendibili in merito. Il fatto che loro siano impegnati domenica col Benetton, e noi invece non avremo una partita in calendario, ci consentirà di osservarli al meglio per decidere poi come muoverci. Nel frattempo stiamo ovviamente valutando anche Mbandà e Meyer, che sono con noi da diverso tempo: entrambi sono in crescita e pronti”.

Le condizioni di Minozzi 
“Matteo sta bene: era solo un po’ affaticato. Aveva bisogno di recuperare un po’ di condizione e lo sta facendo. Dopo lo stop delle attività, lui ha giocato molto soprattutto con la maglia dei Wasps: la sua intensità è quello che ci serve, quando diventa stanco però perde quella creatività che lo rende un giocatore eccezionale. Il cambio con Allan, che dopo pochi minuti si è infortunato riportando un brutto taglio ma sarà a disposizione, era principalmente legato a quello”.

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La gestione della panchina e dei cambi: “I sicari”
“Rispetto al solito questa volta ho optato per una composizione 5+3, perchè volevo dare l’opportunità a Varney di essere della partita, anche se di solito la mia scelta ideale è quella di un 6+2, con i trequarti in grado di giocare in più ruoli”.

“Nella mia carriera ho sempre cercato di pianificare le sostituzioni per arrivare con una tattica ben precisa al giorno della partita, anche se poi a volte si è costretti a cambiare le cose in base all’evoluzione della partita”.

Leggi anche, Italia, la parola a Johan Meyer: “Siamo in crescita. Dobbiamo lavorare su abitudine e concentrazione”

“Il gruppo dei giocatori a disposizione di solito lo chiamiamo “I sicari”. Contro la Scozia sapevamo di avere una determinata gestione in prima linea, visto che Zilocchi e Bigi erano alle prese con degli acciacchi che si portavano dietro, e di poter ottenere qualcosa da Mbandà e Meyer. Io poi preferisco cambiare i giocatori in gruppo: 2 o 3 alla volta, perchè penso che possano influenzare l’andamento della gara.
In tutto questo poi dev’essere chiaro che quando si ragiona sulla panchina si deve pensare a un lasso di tempo del match, di solito decisivo, nel quale le squadre vengono molto modificate: per noi è addirittura più importante degli altri; bisogna pensare con che uomini iniziare ma anche finire la gara”.

Un focus su Varney
“Stiamo lavorando su di lui, sotto tutti i punti di vista. E’ un ragazzo di 19 anni. E’ attento in palestra e – chiosa il ct dell’Italia Franco Smith -nelle modalità di recupero dopo il match: si vede l’influenza del suo club in questo. Ha una buona etica del lavoro e una fisicità in crescita”.

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