Placcaggi alti, l’appello di Alun Wyn Jones: “Il rugby non diventi come il calcio”

In vista del Sei Nazioni, il capitano gallese si è espresso sulle nuove regole della tolleranza zero, con un occhio all’abuso del TMO

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

Le nuove e severe regole sui placcaggi alti potrebbero avere un peso specifico non indifferente nel prossimo Sei Nazioni. A dicembre, tra terzo e quarto turno di Champions Cup, gli arbitri avevano già offerto un importante antipasto delle innovazioni imposte da World Rugby per una maggiore tutela dei giocatori (scatenando non poche polemiche tra giocatori ed allenatori visti i 35 cartellini sventolati), ma il massimo torneo dell’Emisfero Nord sarà il primo vero banco di prova su cui valutare l’impatto e l’efficacia delle direttive volute dal governo ovale. Sull’argomento è intervenuto Alun Wyn Jones, nuovo capitano del Galles e personaggio dal notevole carisma: “Noi giocatori sappiamo cosa poter fare e cosa no – ha dichiarato il seconda linea degli Ospreys a Wales Online Noi tutti, atleti, allenatori, arbitri e anche tifosi, abbiamo una responsabilità: assicurarci che il rugby non si trasformi nel calcio con tanti cartellini gialli e rossi o altro. Avrebbe un impatto davvero negativo sul gioco”.

 

“Sono finiti i giorni in cui può contare su una blitz defence fuori controllo, perché se si entra in maniera aggressiva è molto probabile placcare alto soprattutto i giocatori più bassi. E sarebbero problemi – ha continuato Jones – Speriamo di non dover arrivare al punto in cui dovremo passare per il TMO per ogni situazione, altrimenti avremo tempo per tanti tè o caffè durante le partite. Conosciamo le regole. Si tratta di una questione di controllo. Quando un placcaggio alto è accidentale lo sai, quando è pericoloso lo sai”. Abusare del TMO, dunque, secondo Jones potrebbe portare a valutazioni non del tutto attendibili: “I replay possono rendere le cose peggiori di quello che sono, per cui bisogna prendere in considerazione ogni singola cosa”.

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