Stephen Aboud: “L’Italia farà saltare qualche testa nei prossimi 4 anni”

L’ex responsabile Tecnico a RugbyPass: “Gli Azzurri acquisiranno la maturità giusta per iniziare a vincere”

Stephen Aboud: "L'Italia farà saltare qualche testa nei prossimi 4 anni"

Stephen Aboud: “L’Italia farà saltare qualche testa nei prossimi 4 anni” ph. Sebastiano Pessina

I risultati sono ancora altalenanti, ma è indubbio che negli ultimi anni l’Italia abbia ritrovato una competitività che mancava da tanto tempo. Se ne sono accorti anche all’estero, e RugbyPass ha realizzato un pezzo molto approfondito su quelle che saranno le prospettive future della Nazionale azzurra nei prossimi 4 anni, intervistando Stephen Aboud, ex Responsabile Tecnico FIR per la formazione dei tecnici e dei giocatori d’alto livello e attualmente responsabile per l’alto livello della federazione canadese.

Stephen Aboud sull’Italia

Il tecnico ha esordito parlando del girone proibitivo della prossima Rugby World Cup: “L’obiettivo non era mai stato questo, l’obiettivo era il 2027” ha detto Aboud a RugbyPass: “Saranno davvero maturi fra qualche anno. Hai bisogno di una squadra dall’età media di 28-29 anni per iniziare a vincere qualcosa, e l’Italia la raggiungerà nel prossimo quadriennio”.

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“Spero che i prossimi quattro anni saranno assolutamente splendidi per il rugby italiano, come risultato del lavoro a cui tutte le persone hanno contribuito. Faranno saltare delle teste nei prossimi anni e faranno un po’ di danni”

Aboud ha detto la sua anche sull’ingaggio di Gonzalo Quesada per il prossimo quadriennio azzurro: “Lo conosco, è un allenatore entusiasmante, fantasioso e coraggioso. Potrebbe essere l’uomo che porterà questi ragazzi ad un altri livello”.

L’esperienza di Aboud in Italia

Il tecnico ha poi raccontato la sua esperienza di lavoro in Italia: “Quando sono arrivato ci siamo seduti, ci siamo guardati e abbiamo pensato, cosa dovevamo cambiare strutturalmente? Cosa potevamo cambiare? Quali sono le persone che dobbiamo avere per farlo? L’ingrediente chiave è avere persone di qualità. Se hai qualità, farai la differenza” prosegue Aboud”.

“Per fare tutto questo serve pazienza: uso sempre la metafora dei produttori di vino e dei bevitori. Se sei impegnato a bere vino e non lo produci, finirai le bottiglie. Allora dovrai trovare le tue bottiglie da un’altra parte e non dal tuo vigneto, ti costerà di più e potrebbe anche non piacerti. E alla fine, quando hai finito di bere, rimani di nuovo senza vino”.

Aboud ha raccontato anche il primo incontro con Alessandro Troncon: “Non troverai un uomo più appassionato di rugby di lui. All’inizio mi disse ‘non cambierà nulla perché è così che sono i club e così è il rugby italiano’. Mi ha fatto riflettere, una delle persone più importanti, carismatiche e meravigliose del rugby italiano mi sta dicendo quello che sente e crede davvero”.

“Una delle prime cose che ho iniziato a considerare è stato l’aspetto del controllo. Ci siamo resi conto che non controllavamo l’area dei club, ma i programmi di sviluppo regionale. Ce n’erano circa 12 o 16, troppo per ottenere un lavoro qualitativo con i migliori. Riducendolo a quattro siamo stati in grado di destinare le nostre risorse migliori a questi, invece di distribuirle tra 12. È stata una cosa che Franco (Ascione, ex direttore tecnico FIR, ndr) ha fatto molto velocemente. Ha detto ‘riduciamo il focus e otteniamo più controllo e contatto a livello U17 e U18, culminando infine nell’accademia nazionale U19/U20, dove i migliori passeranno in un unico centro'”.

Aboud ha poi parlato del difficile periodo dei 7 anni di sconfitte consecutive al Sei Nazioni, quando in tanti avevano messo in discussione la presenza dell’Italia nel Torneo: “Quelle cose ferivano davvero le persone intorno a me. Non solo gli Italiani, che c’erano dentro più di me e avevano dato tutto, ma anche molti dei miei amici più cari in Irlanda. L’Irlanda è sempre stata una sostenitrice dell’Italia nel Sei Nazioni. Le persone che dicono queste cose mancano di totale empatia e comprensione. Hanno una posizione privilegiata e possono pontificare su chi dovrebbe essere lasciato nella scialuppa di salvataggio e chi invece cacciato via. Credo che queste persone non capissero cosa stava succedendo”.

Anche se Aboud non fa più parte del progetto, il suo legame con il lavoro svolto resta forte, ed è sicuro che arriveranno i risultati per i quali lui e il suo staff hanno lavorato: “È bello vedere la gioia nelle altre persona. Ma sai quando si dice ‘niente dura per sempre?’ Sono sempre concentrato su questo. Se ti fermi, se smetti di cercare di migliorare o di prenderti cura di qualcosa, si torna indietro”.

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