Carlo Canna e le Zebre, una storia mai banale

Il mediano d’apertura ha lasciato la franchigia dopo sette stagioni e tante giocate difficili da dimenticare

carlo canna

ph. Ettore Griffoni

Dopo sette stagioni da protagonista, nel bene e nel male, Carlo Canna e le Zebre si sono separati. Il mediano d’apertura beneventano è tornato alle Fiamme Oro e giocherà in Top10, ponendo molto probabilmente la parola fine alla sua carriera ad alto livello e con la nazionale. Dal 2015 allo scorso maggio, Canna ha vestito la maglia delle Zebre per 118 volte, partendo dal primo minuto in 113 occasioni.

È impossibile dunque ignorare la sua importanza e il suo impatto in tutti questi anni trascorsi a Parma. Canna e le Zebre si sono formati e completati a vicenda nel corso delle stagioni, e insieme hanno anche esplorato i propri lati più deboli sul campo da rugby. Per lungo tempo, il legame tra Carlo Canna e Zebre è sembrato indissolubile. Basti pensare che per quattro anni, tra il 6 gennaio 2016 e l’11 gennaio 2020, le Zebre di fatto potevano vincere solo se lui era in campo.

Nella breve storia delle Zebre, insomma, non c’è stato un giocatore più decisivo per le proprie sorti di Canna. Abbiamo cominciato a rendercene conto dal 2017 in avanti, quando sulla panchina delle Zebre è arrivato Michael Bradley e insieme a lui un modo di giocare e interpretare il rugby tutto nuovo. In questo progetto, l’istinto e il talento grezzo di Carlo Canna si sono trovati fin da subito a proprio agio, quasi a diventare un tutt’uno con il piano di gioco di quelle Zebre.

Il punto più alto del giocatore e della squadra è stato toccato senza dubbio nella stagione 2017/2018, quando le nuove Zebre di Bradley hanno dato filo da torcere a diverse squadre e ottenuto il record di vittorie in una singola stagione dell’allora Pro14. Da quel momento le cose non sono sempre andate bene e, anzi, la coda finale della storia tra Canna e le Zebre (ora che lui è tornato alle Fiamme Oro) è stata fin troppo rugbisticamente italiana in questo senso: dimessa, sbiadita e senza gloria.

Questo articolo, dunque, è anche un pretesto per ricordare alcune delle giocate più significative di uno dei rugbisti italiani più divertenti passati dalle franchigie.

Calci e calcetti
– vs Connacht (2017/2018) – vs Benetton (2017/2018)

Scavalcare un difensore con un calcetto sopra la sua testa e riprendere in mano il pallone è probabilmente una delle giocate più soddisfacenti nel rugby. Sia per chi la esegue sia per chi la vede come spettatore. Per farla ci vogliono sfrontatezza, visione e rapidità di pensiero ed esecuzione. Tutte cose che un Carlo Canna ispirato possiede in abbondanza per gli standard italici.

Contro il Connacht, in una partita di grande sostanza delle Zebre di Bradley, il beneventano lo era eccome. Qui riceve palla da Violi e scherza l’aggressività della difesa irlandese con un delicato lob mancino, riprendendosi il pallone giusto in tempo per servire anche un riciclo puntuale a Maxime Mbandà. Una giocata che avrebbe meritato la meta solo per farla finire negli highlights.

Poco male, visto che negli highlights della partita Canna ci finirà comunque più tardi, quando per anticipare ancora la salita della difesa irlandese il beneventano lancia la palla nello spazio del triangolo allargato degli ospiti lanciandovi Johan Meyer, che andrà a schiacciare oltre la linea bianca.

In quell’annata, in ogni caso, il calcetto a scavalcare la difesa era diventato una sorta di marchio di fabbrica per Canna. Qui lo replica in uno dei derby contro il Benetton e il risultato è ancora più appagante, perché Canna riesce a correre palla in mano e poi con una finta si prepara al meglio per servire Tommaso Boni in sostegno alla sua destra. Il servizio è puntuale, ma il centro rovina tutto facendosi sfuggire banalmente il pallone dalle mani.

Ordinaria follia
vs Gloucester (2017/2018)

In quella stagione – la migliore delle Zebre e di Canna – c’erano momenti in cui la franchigia ducale riusciva a giocare un rugby offensivo totale e di eccezionale qualità, come forse raramente una squadra italiana nella lega celtica è riuscita a fare negli anni.

La fiducia dei giocatori nel piano di gioco e nelle proprie qualità tecniche ha raggiunto vette poi ineguagliate e, anche se in tante partite la squadra si è poi persa facilmente in un bicchiere d’acqua, al Lanfranchi i momenti di puro intrattenimento rugbistico non sono mai mancati. Uno dei picchi toccati da Canna è stato contro Gloucester, in un frizzante pomeriggio di Challenge Cup che – in molte altre occasioni – è finito però ingloriosa per i parmigiani.

Con le Zebre a ridosso dei cinque metri avversari, Canna è posizionato per continuare a correre verso l’esterno e seguire il senso dell’azione. Il passaggio poco preciso che riceve però lo costringe a fermare il suo movimento e a piegarsi su sé stesso per prendere l’ovale. A quel punto, con il fiato sul collo della difesa, il n°10 non avrebbe più il tempo e lo spazio per fare nulla. Se non attingere al suo bagaglio di giocate più spericolate.

Senza guardare e pensarci un attimo di più, Canna tira un preciso tweener sotto le gambe per Matteo Minozzi, sorprendendo tutta la difesa e propiziando la meta di Boni.

Mastermind

Gli allenatori delle Zebre hanno sempre creduto in Carlo Canna e nelle sue capacità di guidare la fase offensiva della propria squadra. Come detto, Michael Bradley è quello che probabilmente gli ha fatto fare il salto di qualità più vistoso in termini di prestazioni e impatto su tutta la squadra.

Non è un caso che la sua peggiore stagione in maglia zebrata/multicolor sia coincisa con il mesto esonero anticipato dell’allenatore irlandese. Le loro sorti in pratica sono sembrate legate fino all’ultimo. Nei momenti bui, sono affondati insieme. In quelli dove le Zebre riuscivano a far girare il proprio motore, si sono viste cose di inedita e immacolata bellezza per la franchigia di Parma.

Una delle espressioni migliori di Carlo Canna su un campo da rugby con la maglia delle Zebre rimarrà probabilmente il derby giocato al Lanfranchi nel 2017/2018, in cui il beneventano fece lustrare gli occhi un po’ a tutti. La partita – molto lottata – si concluse con una sconfitta per i ducali, ma all’inizio del secondo tempo Canna ebbe una fiammata di talento e leadership che sottolineò in maniera decisa quanto le Zebre dipendessero per gran parte da lui.

Purtroppo l’azione che si trova su YouTube non è completa, e la partita intera non sembra essere più reperibile in alcun angolo del web. Per arrivare dentro i 22 del Benetton, da metà campo Canna prende per mano una squadra colpita pochi minuti prima da una meta del Benetton e la conduce con un paio di giocate d’alta scuola fino al punto in cui inizia la clip qui sopra.

Canna, a quel punto in the zone e con una padronanza del gioco totale, continua ad attaccare e a mettere pressione alla linea di difesa del Benetton e fa guadagnare ancora metri ai suoi lanciando nello spazio Mbandà.

L’uscita del pallone è veloce e l’apertura si fa trovare puntuale al suo posto per la fase successiva, pronto a sferrare l’attacco decisiva. Il n°10 riceve all’altezza e con una finta di passaggio verso destra si beve un confuso Tiziano Pasquali, che abbocca con tutte le scarpe; la velocità dell’inserimento non consente a Bigi di placcarlo e a quel punto Banks è in ritardo. Canna potrebbe anche andare in meta da solo probabilmente, ma sente Bellini alla sua sinistra e lo serve per mandarlo in meta. Una manipolazione della difesa eseguita alla perfezione.

Canna ha lasciato tante schegge del suo talento sui campi del Pro14/URC/Challenge Cup negli anni. Un talento che più volte si è accartocciato su sé stesso, facendo vedere dei limiti insormontabili nell’incanalare determinate qualità nella giusta direzione. Quando gli astri si allineavano (spesso, ma certamente a non a sufficienza per sfondare del tutto ad altissimo livello), tuttavia, è stato decisamente un bel vedere.

Daniele Pansardi

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