Il borsino azzurro: chi sale e chi scende dopo la sfida con l’Australia

Benissimo i piloni, torna a pieno motore Castello. Male la touche

ph. sebastiano pessina

La partita di Padova, contrassegnata da una sconfitta azzurra per certi versi frustrante, ha comunque generato sentimenti contradditori tra stampa e tifosi italiani, divisi tra amarezza e rabbia, da un lato, per non essere riusciti, ancora una volta, a concretizzare una discreta mole di gioco, e una moderata e piuttosto celata soddisfazione, dall’altro, per aver visto la squadra di O’Shea portare avanti con costrutto un game plan efficace (al di là del mero risulato e della capacità di convertirlo in punti e vittorie) e più che condivisibile per tutti gli 80 minuti.

Ma come è il borsino azzurro in vista della sfida agli All Blacks?

Chi sale

Andrea Lovotti: se c’è una fase di gioco che all’Euganeo ha funzionato oggettivamente in modo ottimo per gli azzurri, quella è la mischia chiusa. Sette vittorie nelle sette occasioni in cui era in favore dell’Italia, oltre ad un successo con l’introduzione australiana, diversi calci di punizione ottenuti e la sensazione continua, nell’arco dell’intero match di essere in costante predominio nel frangente specifico. Andrea Lovotti ne é stato il miglior interprete, con una prestazione notevole contro il diretto avversario Taniela Tupou. Il pilone delle Zebre, inoltre, si è rivelato solidissimo anche in difesa, completando in modo efficace tutti e 16 i placcaggi portati nel corso della sfida.

Mattia Bellini: può sembrare paradossale, visto l’infortunio patito alla spalla nel finale di gara, nel tentativo (andato a buon fine) di fermare con un gran placcaggio Israel Folau. Eppure, le quotazioni dell’ala patavina salgono esponenzialmente in vista delle prossime partite internazionali in cui sarà a disposizione (si spera sin dalla prima del prossimo Sei Nazioni). Non tanto, o almeno non solo per la segnatura pesante della ripresa. L’ex Petrarca, infatti, ha mantenuto alto il proprio standard prestativo sia in attacco che in difesa: per lui 87 metri corsi palla in mano, dando sempre la sensazione di poter far male, certificata anche dai 2 clean breaks, il tutto corredato da un buon 89% di placcaggi completati con successo, compreso, appunto, quello fantastico di rincorsa su Folau, costatogli come detto il problema fisico che lo ha costretto ad abbandonare la contesa anzitempo.

Chi scende

La touche: la rimessa laterale si sta rivelando il tallone d’achille del rugby di alto livello italiano in stagione. Spesso è un problema delle franchigie in Pro14, a Padova lo è stato per la Nazionale: perdere cinque touche contro l’Australia, che in questa fase di gioco non vive un momento brillante, è oggettivamente problematico. Qui, però, non è un problema dei singoli, del lanciatore (capitan Ghiraldini, per altro, fantastico in mischia e nel gioco aperto) o dei ricevitori. Manca, evidentemente, sintonia collettiva. Come ci disse lo stesso tallonatore di Tolosa poche settimane or sono, la rimessa laterale è come un coro: tutte le voci devono funzionare all’unisono, se anche una sola stecca, non necessariamente una di quelle più importanti o presunte tali, la sbavatura si riverbera sull’intera esecuzione collettiva. La sensazione (purtroppo corroborata dai fatti) è che gli automatismi necessari, al di là delle qualità e della quantità di ricevitori credibili, non siano oliate al punto giusto per tener botta a certi livelli.

Stazionari

Simone Ferrari: Il pilone del Benetton Rugby probabilmente non ha performato al livello sontuoso di Firenze, quando fu dominante al cospetto dei georgiani, ma ha dimostrato di essere ormai una certezza assoluta in mischia chiusa. Il ragazzo milanese, che già lo scorso anno a Sydney, contro gli australiani, era stato uno dei migliori azzurri del match estivo, si è ripetuto ad alti livelli, dando fastidio costante a Scott Sio e portando cariche qualitative, pur senza fare sfraceli nel gioco aperto, oltre a garantire la consueta efficacia quando si è trattato di portare tackle degni di nota.

Tommaso Castello: archiviata la non brillantissima uscita toscana, il centro genovese è tornato in una versione molto simile alla migliore possibile. Per il ragazzo delle Zebre Rugby, grande sostanza nelle sue cariche centrali, con ben 86 metri corsi palla in mano, sublimati da 3 difensori battuti. In generale, uno dei pochi a far danni in attacco, corredando il tutto con una buona prova difensiva, con l’87.5% di placcaggi andati a segno.

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