Rugby Championship: i Pumas fanno valere la legge di Mendoza, Springboks KO 32 a 19

Grande primo tempo degli uomini di Ledesma, che con un break di 24 punti mettono in cascina abbastanza fieno per resistere al ritorno avversario nella ripresa

ph. Reuters

A distanza di una settimana dal primo incontro di Durban, vinto dagli Springboks, Argentina e Sudafrica si ritrovano a Mendoza per la seconda giornata del Rugby Championship 2018.

L’avvio di gara è caratterizzato da nervosismo latente, da ambo i lati, con il match che stenta a decollare. Fino al minuto 5, almeno, quando Sanchez sblocca il punteggio dalla piazzola e stappa letteralmente il match. La risposta africana, infatti, è immediata. Poco dopo il decimo di gioco, Matera è in fuorigioco e regala un piazzato banale a Pollard, che, però, conferma di essere in un momento no in termini di percentuali, calciando fuori in modo clamoroso. Ci pensa allora capitan Kolisi a scuotere i suoi, un paio di minuti dopo. Carica dritta per dritta notevole del flanker, che abbatte Sanchez, non esattamente irreprensibile sul placcaggio, e va fino in fondo. Pollard calcia malissimo anche sulla conversione, ma in qualche modo trova i pali per il momentaneo 7-3 esterno.

Sembra il preludio al dominio sudafricano, e invece la meta del numero 7 si rivela solo un fuoco di paglia, con l’Argentina che, nel giro di 8 minuti, firma addirittura tre marcature pesanti. Le prime 2 portano entrambe il sigillo di Bautista Delguy, prima propiziato dalla combinazione sontuosa Sanchez-Boffelli in mezzo al campo, in grado di far cadere il muro difensivo ospite, poi dallo splendido lavoro di Moroni, che trova un break favoloso e lo assiste magistralmente. Sanchez trasforma entrambe le mete e si va sul 17-7. L’Argentina è debordante, e per evitare la terza segnatura filata, Etzebeth è costretto a spendere un fallo professionale: placca e non molla mai l’avversario, in zona rossa, guadagnandosi un giallo sacrosanto. Negli ultimi 15 minuti, poi, sale ulteriormente in cattedra Sanchez, che si inventa, praticamente da solo, una meta: fuga sulla fascia sinistra incontenibile, grazie ad un paio di finte da urlo e tuffo, persino esagerato e rischioso, da stuntman per mandare in paradiso il pubblico di Mendoza, reso ancora più felice dalla trasformazione del 24-7, e soprattutto, dal drop soffice del 37esimo, quando lo stesso Sanchez finalizza in modo roboante un multifase estremamente calmo ma ben costruito dei suoi.

I Pumas vanno al riposo con un confortante break di 24 punti messi sul tabellino: il livello fisico decisamente più incisivo di quello di sette giorni fa ha fatto la differenza, contro un Sudafrica con una regia più appannata del solito di Pollard e le Roux.

La ripresa delle operazioni è infuocata: gli Springboks partono all’assalto, ma l’attacco all’arma bianca viene respinto da un magistrale turnover forzato da capitan Creevy. I Pumas sono i primi a muovere pallone e tabellino: al minuto 45 Sanchez orchestra bene la linea arretrata, Delghuy danza sull’out di destra e sul successivo allargamento del gioco Boffelli fissa bene la difesa, scaricando per Moyano che va oltre la linea per il 32 a 7. Sanchez fallisce la trasformazione angolata.

Il Sudafrica non ci sta e reagisce immediatamente: non passano neanche due minuti e sul primo, vero cedimento della difesa argentina nella battaglia fisica, gli Springboks muovono il pallone da una parte all’altra del campo con profitto. Willie le Roux detta finalmente bene i tempi e Lionel Mapoe può segnare indisturbato alla bandierina destra. Pollard mette dentro i due punti aggiuntivi per il 32 a 14.

Nella fase centrale del secondo tempo la partita è del Sudafrica, che domina possesso e territorio. Al minuto 55 Kitshoff trova la via della meta, ma è colpevole di doppio movimento per andare a schiacciare. Sui successivi due calci di punizione a cinque metri la difesa argentina è magistrale nel neutralizzare gli avversari. Tre minuti più tardi, però, sembra essere Aphiwe Dyantyi a capitalizzare per i suoi, ma l’arbitro Gardner prima aggiudica la meta e poi la annulla, coadiuvato dai suoi assistenti che scovano il passaggio in avanti per servire l’ala sudafricana. Si entra dunque nell’ultimo quarto di partita con l’Argentina che mantiene 18 lunghezze di vantaggio, e il Sudafrica che continua a bussare alla porta per riaprire la partita.

Al minuto 64 arriva finalmente la marcatura tanto attesa e il merito è ancora una volta dell’ispiratore le Roux, croce e delizia dell’attacco sudafricano: dopo ripetute cariche degli avanti sui cinque metri l’estremo riceve palla, assorbe il contatto di Boffelli e smarca con un grande offload Mapoe, che segna ancora nella stessa zolla di venti minuti prima. Stavolta Pollard è impreciso e lascia i suoi compagni a tredici lunghezze di distanza.

Il Sudafrica tenta disperatamente di trovare la meta che riaprirebbe definitivamente i conti, ma la difesa argentina regge il colpo, complice anche qualche errore di troppo in rimessa laterale da parte di Marx e soci (ma anche con Mbonambi le cose non migliorano), che vanificano così lo sforzo profuso dal punto di vista offensivo. I Pumas non subiscono troppo l’impatto fisico sudafricano e col passare dei minuti si fanno sempre più sicuri e convinti del risultato.

A due minuti dal termine Boffelli prova ad aggiungere tre punti dalla distanza ma il suo calcio non è preciso. L’Argentina si guadagna però in ogni caso l’ultimo pallone del match in attacco, mentre sugli spalti del Malvinas Argentinas esplode già la gioia dei tifosi. E’ la terza vittoria dell’Argentina contro il Sudafrica, la seconda in casa dopo la vittoria di Salta del 2016. A Mendoza i Pumas batterono già l’Australia nel 2014.

Grandissima prova degli avanti argentini, con prestazioni di particolare rilevanza dei leader Creevy e Matera, ma anche di un Guido Petti sempre più certezza di questi Pumas. Fra i trequarti una menzione per un Bautista Delguy davvero imprendibile e autore di una doppietta. Per Ledesma una vittoria importante che dà entusiasmo e respiro a tutto l’ambiente, consentendogli di costruire il futuro a breve e medio termine.

Sudafrica che paga la prima, vera trasferta della gestione Erasmus, dimostrando tutti i propri limiti. La rimessa laterale ha urgente bisogno di essere riparata, mentre il gioco fuori è condizionato dalla verve di le Roux. Quello che più deve preoccupare è soprattutto una difesa che anche in questa occasione ha incassato quattro mete e sembra troppo facile da battere. Nelle prossime giornate misureremo probabilmente il vero valore di entrambe le compagini.

 

Il tabellino

Argentina: 15 Emiliano Boffelli, 14 Bautista Delguy, 13 Matias Moroni, 12 Bautista Ezcurra, 11 Ramiro Moyano, 10 Nicolas Sanchez, 9 Gonzalo Bertranou, 8 Javier Ortega Desio, 7 Marcos Kremer, 6 Pablo Matera, 5 Tomas Lavanini, 4 Guido Petti, 3 Juan Figallo, 2 Agustin Creevy (c), 1 Nahuel Tetaz Chaparro;
A disposizione: 16 Facundo Bosch, 17 Santiago Garcia Botta, 18 Santiago Medrano, 19 Matias Alemanno, 20 Tomas Lezana, 21 Tomas Cubelli, 22 Jeronimo de la Fuente, 23 Juan Cruz Mallia;

mete: Delguy (18, 22), Sanchez (26), Moyano (45)
trasformazioni: Sanchez (18, 22, 26)
punizioni: Sanchez (4)
drop: Sanchez (37)

Sudafrica: 15 Willie le Roux, 14 Makazole Mapimpi, 13 Lukhanyo Am, 12 André Esterhuizen, 11 Aphiwe Dyantyi, 10 Handré Pollard, 9 Faf de Klerk, 8 Warren Whiteley, 7 Siya Kolisi (c), 6 Francois Louw, 5 Franco Mostert, 4 Eben Etzebeth, 3 Frans Malherbe, 2 Malcolm Marx, 1 Tendai Mtawarira;
A disposizione: 16 Bongi Mbonambi, 17 Steven Kitshoff, 18 Wilco Louw, 19 RG Snyman, 20 Pieter-Steph du Toit, 21 Embrose Papier, 22 Lionel Mapoe, 23 Damian Willemse;

mete: Kolisi (13), Mapoe (47, 64)
trasformazioni: Pollard (13, 47)
punizioni;

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