Le 5 migliori mete dalla fine del mondo

Audacia, classe, gambe e fiato. Classifica opinabile delle migliori marcature partendo da molto, molto lontano

ph. Ed Sykes/Action Images

La meta della fine del mondo è quella pazza idea che nasce all’improvviso nel cuore dei giocatori più audaci. Quelli che sanno di essere più furbi, più bravi o magari di avere solamente tante, tante gambe da spendere su tutta la lunghezza del campo. Una dimostrazione di lucida, rugbistica follia nel provare a fare una meta da molto lontano. Sono le mete che più entusiasmano, che fanno saltare sulla sedia e battere forte il cuore anche rivedendole dopo tanti anni su YouTube.

C’è chi per DNA è naturalmente portato a queste grandi avventure, galoppate in praterie immense con l’ovale sotto braccio: il Galles dei frizzanti anni Settanta, la già citata Francia qualche anno più tardi, i Lions e i Barbarians, le isole Fiji. Tutte squadre che sull’improvvisazione e la giocata estemporanea hanno fondato un modo di essere e di impressionare il resto del mondo.

Mettere in classifica le migliori cinque (e soltanto cinque) è stata un’impresa ardua. Abbiamo provato a farlo prendendoci sul serio (si fa per dire) con tanto di regole e una tipologia di punteggio totalmente arbitrario. Alla fine ce l’abbiamo fatta: ecco qua le 5 migliori mete dalla fine del mondo.

Introduzione: regole e sistema di punteggio

Non lasciamo nulla al caso e definiamo delle regole che ci aiutino a restringere, almeno un pochino, il campo. Per questa speciale classifica abbiamo preso in considerazione le mete che rispettano due semplici requisiti: la prima è che la meta sia stata realizzata in campo internazionale, al livello quindi più alto possibile, cosa che la dice lunga su quel pizzico di follia e di coraggio che ci vuole per affrontare un’azione tanto difficile (chissà quante mete della fine del mondo sono morte appena nate); la seconda è che, per definizione, la meta deve avere origine all’interno o negli immediati pressi dei ventidue metri della squadra che segnerà.

Il punteggio è suddiviso in tre categorie:

  • Rilevanza (fino a 5 punti): l’importanza della meta nel momento e nel contesto nella quale è stata segnata. Anche l’importanza per la storia del gioco della palla ovale verrà preso in considerazione.
  • Estetica (fino a 10 punti): particolarmente importante è la bellezza dei gesti, la realizzazione della perfezione nel veder portare a termine il temerario e ambizioso progetto di marcatura, nato ben lontano dall’erba più verde, quella dell’area di meta avversaria.
  • Gioco di squadra (fino a 5 punti): per quanto la performance individuale sia importante, abbiamo deciso di premiare quelle mete dove è maggiore l’apporto di tutta la squadra, sia perché è in linea con la natura del gioco sia perché, in fin dei conti, è semplicemente più difficile quando la palla passa dalle mani di tutti.

Attenzione: l’insindacabile giuria si arroga il diritto di assegnare in maniera assolutamente arbitraria eventuali punti di bonus, sotto l’omonima voce “Bonus”.

#5 – Galles v Scozia, Cinque Nazioni 1978

 

 

Rilevanza: 3. E’ l’ultima partita del 5 Nazioni 1977 e il titolo è ormai destinato ad andare alla capolista Francia, con il Galles solo secondo, battuto proprio a Parigi dai transalpini. E’ anche la prima meta della partita, che comunque rimane aperta, quindi sicuramente si tratta di una meta prestigiosa in un torneo importante, ma non particolarmente rilevante.

Estetica: 10. Che spettacolo che mettono su Gerald Davies, JPR Williams, Phil Bennett e compagnia cantante. Un grande classico dell’epoca.

Gioco di squadra: 3. Si tratta certamente di una meta corale, ma fondamentalmente che passa dalle invenzioni di Davies e di Bennett, con qualche pregevole ma limitato contributo altrui. Una meta di squadra a metà, insomma.

Bonus: 0,5. Proprio le posizioni inferiori sono state le più difficili da assegnare, con molti ex-aequo. Con questo mezzo punto di bonus, questa meta la spunta sulla concorrenza delle seguenti: Stephen Jones in Galles-Inghilterra alla RWC 2003, Philippe Bernat-Salles in Francia-Argentina alla coppa del mondo 1999, le mete dei Lions contro la Nuova Zelanda nel 1971 (Gerald Davies) e il Sudafrica nel 1974 (JJ Williams). La motivazione del bonus? E’ il Galles degli Anni Settanta, ragazzi!

Punteggio finale: 16,5

#4 – Francia v Inghilterra, Cinque Nazioni 1991

 

 

Rilevanza: 3. Ultima partita del Cinque Nazioni 1991, Francia e Inghilterra si sfidano non solo per la vittoria del Torneo, ma anche per il Grande Slam. Chi vince prende tutto, e a prendere tutto sono gli inglesi. La meta leggendaria di Philippe Saint-Andre arriva nel secondo tempo, dopo che si era andati all’intervallo sul 18 a 9 per i padroni di casa, e non cambia gli equilibri del match. Questi i nei che fanno perdere un po’ di importanza a una meta straordinaria.

Estetica: 10. Premiamo il genio. Berbizier che scruta l’orizzonte prima di annullare la palla come sarebbe logico, la corsa di Sella nella difesa inglese sparpagliata, il doppio calcio di Camberabero a trovare Saint-Andre in mezzo al campo. Superbe, come dicono di là dalle Alpi.

Gioco di squadra: 4. Una meta senza dubbio voluta e costruita da tutto il reparto arretrato francese, in particolare dai mediani e dal triangolo allargato. Manca solo il contributo di un avanti per avere il massimo punteggio.

Punteggio finale: 17.

#3 – British and Irish Lions v All Blacks, Lions Tour 2017 

 

 

Rilevanza: 4. Siamo al primo test contro gli All Blacks della attesissima serie dei Lions della scorsa estate. I britannici hanno bisogno di segnare per rimettere in piedi una partita incominciata andando sotto per 13 a 3. E’ la meta che tiene in piedi la partita più importante degli ultimi due anni per tutti coloro che sono in campo. La successiva sconfitta per 30 a 15 impedisce di concedere il 5.

Estetica: 10. Quante sedie sono finite per terra quella mattina (almeno in Europa) di un anno fa: chi era davanti al televisore non ha potuto fare a meno di balzare in piedi a vedere una delle migliori mete dell’epoca contemporanea. Una meta come davvero non si vedeva da anni, iniziata da Liam Williams, attraverso il quale ritornano sul terreno i numi tutelari del rugby gallese della golden age come JPR Williams e Phil Bennett. Grandioso anche lo scambio fra Daly e Davies. Gli All Blacks sembrano per una volta banderuole impotenti.

Gioco di squadra: 4. Un grandissimo Sean O’Brien percorre tutta la lunghezza del campo con l’ostinazione del flanker di razza per trovarsi al momento giusto, al posto giusto.

Bonus: 1. Il punto di bonus questa meta lo merita per il coefficiente di difficoltà dovuto alla contemporaneità: nel rugby moderno di difesa asfissianti e perfette, una marcatura così bella e coraggiosa è commovente.

Punteggio finale: 19.

#2 – Francia v Nuova Zelanda, Test Match 1994 

 

 

Rilevanza: 5. Punteggio pieno per la meta che inventa l’immaginario ovale delle mete dalla fine del mondo. L’essai du bout du monde, la chiamano i francesi. Ma non è l’unico motivo di importanza di questa meta: grazie alla segnatura i francesi vincono la serie per due a zero, prima serie in Nuova Zelanda vinta dai francesi nella storia. Ah, è anche l’ultima volta che gli All Blacks hanno perso a Eden Park, 24 anni fa.

Estetica: 10. La meta parte con un’azione travolgente, ma tutto sommato quasi classica, con Saint-Andre che va a terra e i suoi compagni che proseguono l’azione nel senso di gioco, in superiorità numerica. Da quando la palla tocca le mani di Benazzi, però, tutto diventa sempre più magico, in un orgasmico climax ovale che raggiunge l’apice con la finta di Deylaud che mette a sedere il diretto avversario per servire Accoceberry e alza le braccia al cielo ancor prima che Sadourny arrivi a sigillare il capolavoro.

Squadra: 5. Tutti coinvolti in questa meta che dimostra la forza di una squadra intera. La palla passa dalle mani di trequarti e avanti e viene toccata nell’azione da ben 9 giocatori diversi.

Punteggio finale: 20.

#1 – Barbarians v All Blacks, Test Match 1973  

 

 

Rilevanza: 5. Un incontro al vertice fra gli All Blacks e dei Barbarians molto europei, infarciti di talento gallese, il top dell’epoca. Una partita di sicuro pregio, ma l’importanza della meta va oltre quella specifica, relativa alla partita. Questa è the greatest try ever. Insomma qui non si tratta di scegliere solamente se sia o meno la migliore meta della fine del mondo. Qui si parla della miglior meta di sempre, quella che ha creato un simbolo e definito una generazione e un’epoca ovale. E quindi, che 5 sia.

Estetica: 10.Kirkpatrick to Williams. This is great stuff. Phil Bennett covering. Chased by Alistair Scown. Brilliant! Oh, that’s brilliant! John Williams, Bryan Williams. Pullin. John Dawes, great dummy. To David, Tom David, the half-way line! Brilliant by Quinnell! This is Gareth Edwards! A dramatic start! What a score! Oh, that fellow Edwards!”

Gioco di squadra: 5. Una meta che coinvolge tutti, avanti e trequarti. L’importanza del tocco di Quinnell, il seconda linea che poteva far finire tutto in moviola. Una performance di squadra che insieme esalta il collettivo e le qualità dei singoli.

Bonus: 1. Il punto di bonus che vale la vittoria in questa classifica va alla frase che il commentatore della partita, Cliff Morgan, dice un attimo dopo aver concluso la succitata descrizione dell’azione: “If the greatest writer of the written word would have written that story, no one would have believed it. That really was something.” Ah, e poi ci sono anche i due placcaggi subiti nel giro di pochi secondi da JPR Williams all’inizio del video: simbolo di un rugby di gomiti appuntiti, poca clemenza e tanto romanticismo.

Punteggio finale: 21.

Lorenzo Calamai

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