Pro14, cosa ci lascia la decima giornata: maturità Zebre, Benetton Treviso impotente

I bianconeri confermano il salto di qualità e la bontà della cura Bradley. Leoni ingabbiati, ma non tutto è da buttare

ph. Luca Sighinolfi

ph. Luca Sighinolfi

Molto spesso si abusa dell’espressione ‘prova di maturità’, soprattutto quando l’oggetto di discussione sono l’Italrugby e le due franchigie impegnate nel Pro14. Il fatto che ricorra più volte all’interno di una stessa stagione, naturalmente, è tutto fuorché un buon segno, bensì è indice di scarsa continuità nelle prestazioni, di poca stabilità e di aspettative costantemente deluse, oltre che di mancata progettualità nello sviluppare un sistema che duri nel tempo. Diversamente, non ci saremmo ritrovati a parlare sempre degli stessi esami nell’ultimo lustro. Esami che per le Zebre sembrano essere conclusi perlomeno per quanto riguarda questo livello del torneo, dopo la bella vittoria contro Connacht e i segnali incoraggianti arrivati dai bianconeri in vista del futuro. Il passo falso del Benetton Treviso non sembra tale da essere rubricato alla voce ‘bocciatura’, visto l’importante dislivello complessivo tra Leoni e Leinster e la discontinuità nel proporre prestazioni adeguate ad un contesto così alto come quello imposto dagli irlandesi, oggettivamente di un’altra categoria rispetto ai biancoverdi.

 

La strada è quella giusta

Con il successo sulla franchigia di Galway, le Zebre hanno certificato la bontà del percorso iniziato sotto la guida di Michael Bradley e, soprattutto, sembrano essersi guadagnate a pieno titolo l’iscrizione al gruppo che comprende Cardiff Blues, lo stesso Connacht e anche il Benetton in quella fascia media di squadre con una marcia in più rispetto a Dragons e (ovviamente) Kings, a cui i ducali erano affiancati fino allo scorso anno. I pochi dubbi rimasti si sono dissipati con le mete di Meyer e Venditti negli ultimi dieci minuti di partita, che testimoniano l’applicazione e la concentrazione con cui i ducali sono scesi in campo sabato al Lanfranchi. E anche che il killer instinct non ce l’hanno solo gli avversari.

 

Ph. Luca Sighinolfi

ph. Luca Sighinolfi

Nonostante il sostanziale equilibrio durato per 70′, i bianconeri sembravano in grado di poter controllare le oscillazioni del pendolo, forti di una maggiore brillantezza offensiva e di una difesa abile a resistere anche nei momenti in cui i placcaggi non erano più così efficaci (e che ha sempre costretto gli irlandesi a cercare soluzioni alternative per avanzare). Era altrettanto evidente però la necessità di un episodio, o di una giocata fuori dagli schemi: in questo – nel bene e nel male – Carlo Canna è senz’altro il miglior mediano d’apertura in Italia, come dimostrato da un secondo tempo in cui il beneventano ha notevolmente alzato il livello di rischio in regia, con esecuzioni – a differenza di altre volte – impeccabili. Come lui, al limite della perfezione sono stati anche Mbandà (work rate sensazionale), Violi, quel diavolo di Minozzi e Meyer, insieme a Castello il miglior ball carrier a disposizione di Bradley.

 

Come in tutte le altre partite, però, a colpire in particolar modo è la capacità di suonare sempre lo stesso spartito per ottanta minuti, anche quando le gambe non girano più come dovrebbero. La fase difensiva è la cartina al tornasole di questo assioma: i ducali non hanno mai alzato il piede dall’acceleratore, ma hanno continuato ad anticipare la salita all’esterno e a togliere spazio agli avversari, sempre con la stessa intensità (ah, il fitness) e con la stessa accuratezza. “Si vede un miglioramento in difesa, c’è fiducia anche nella comunicazione tra i giocatori – ha dichiarato Bradley nella conferenza stampa post-partita – L’intensità del placcaggio è stata molto buona”.

 

E poi ci sono i numeri. Il confronto rispetto allo scorso anno, con dodici partite giocate in meno, è impietoso:

– contro Connacht è arrivata la terza vittoria, come in tutto lo scorso campionato
– i punti conquistati sono 19, al termine del 2016/2017 furono 16
– i punti segnati sono 221, dopo dieci giornate del 2016/2017 furono 149
– il miglioramento c’è, anche se meno percettibile, pure in difesa con i 280 punti subiti finora contro i 300 di un anno fa

 

Per Bradley “l’obiettivo è sviluppare un nostro gioco, una tecnica d’esecuzione in fase d’attacco. In difesa le Zebre vogliono essere aggressive. C’è un atto un processo di sviluppo, vogliamo sfruttare le opportunità in ogni momento della gara”. Come dicono a Philadelphia di questi tempi con i Sixers, #TrustTheProcess.

 

 

Incidente di percorso

Dopo aver ben figurato contro Scarlets e Ulster, lasciando comunque per strada qualche punto importante, il Benetton Treviso senza Azzurri paga dazio la differenza di cilindrata rispetto ad un Leinster brillante e efficace al punto giusto per infliggere un notevole manrovescio agli spaesati biancoverdi. I 36 punti subiti rappresentano del resto il massimo passivo stagionale fin qui, a testimonianza di come non sia andato davvero nulla per il verso giusto agli uomini di Kieran Crowley. “Non posso certamente essere contento dopo questa partita – ha dichiarato il neozelandese, fresco di rinnovo, al Gazzettino – Nei primi 10′ la squadra ha girato bene, siamo riusciti a tenere il Leinster nella sua metà campo, poi però abbiamo cominciato a subire troppi di calci di punizione contro e ci siamo solamente difesi”.

 

ph. Ettore Griffoni

ph. Ettore Griffoni

Il dominio degli irlandesi nella prima parte di gara è ben testimoniato da numeri come il 75% di possesso e 81% di territorio, ma nel periodo compreso tra il decimo e il quarantesimo le percentuali probabilmente sarebbero anche più alte. L’indisciplina, unita ad una exit strategy davvero poco produttiva, ha fatto sì che gli irlandesi nascondessero l’ovale ai Leoni, che hanno finito per ingabbiarsi da soli contro un avversario di gran lunga superiore nel talento. Tralasciando Lowe e Ringrose, fuoriclasse che si sono presi la scena, i dubliners sfoggiavano anche Scott Fardy (pilastro dei Wallabies alla RWC 2015) capace di sporcare tante touche ai biancoverdi, una terza linea con Murphy, van der Flier e Conan e giocatori di spessore internazionale come Luke e Jack McGrath.

 

Anche una squadra più centrata e meno fallosa di quella vista a Monigo sabato, insomma, avrebbe fatto fatica ad uscire dal campo con un risultato di prestigio contro un Leinster così rapido e preciso nelle esecuzioni, fermo restando che dai biancoverdi era lecito attendersi qualcosa di più soprattutto nel primo tempo e nella gestione della partita dopo la meta di Brex. Eppure, anche nella peggiore uscita stagionale, al fianco delle note negative (un Banks spuntato, un Allan poco incisivo e un Traorè poco attento) si possono ritrovare alcuni spunti interessanti: la concretezza nel marcare per riaprire la partita – seppur per pochi minuti -, le abilità di Ruzza e Negri e la verve di Faiva, ma anche la capacità di erodere metri alla difesa avversaria quando i biancoverdi attaccano vicino al punto d’incontro. Anche nelle giornate più buie, non è tutto da buttare.

 

Daniele Pansardi

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