Quando l’Aviva Stadium diventa Thomond Park: la Red Army si muove

Il racconto dell’incredibile atmosfera a Dublino, per una volta vestito di rosso e non di blu

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ph. Reuters

DUBLINO – Per dirla con uno slogan, si potrebbe parafrasare una celebre frase delle tifoserie di calcio: Leinster è una moda, Munster è una fede. La folla che ha riempito l’Aviva Stadium per la semifinale di Champions Cup contro i Saracens infatti è ben diversa da quella blu che ci viene un paio di volte l’anno. La Red Army supera i tifosi di Leinster per numero, voce intensità e passione nel tifo, anche se probabilmente non per reddito pro capite. Quando è Leinster infatti a giocare all’Aviva non mancano le fidanzate che insieme alla maglia blu di Leinster (un optional) indossano le scarpe tacco 12 e la borsa di Louis Vuitton, magari blu (quella sì di ordinanza). Le donne fanno kla vera differenza: quelle di Leinster accompagnano gli uomini, quelle della Red Army vanno alla partita. Le persone destinate ai box “corporate” sono quelli tipici del settore: giacca, cravatta, smartphone ultimo modello e magari non altissima conoscenza dello sport. Per la semifinale di Champions invece si vedevano molte maglie rosse anche in quei settori. La Red Army non è facilissima da descrivere ai tifosi di rugby meno esperti: diciamo che è una tifoseria in senso letterale, come lo sono quelle di calcio in Italia o basket in Grecia. Intendiamoci: Leinster ha una tifoseria molto numerosa e appassionata. Stiamo parlando di numeri e passione che quasi tutta Europa può solo sognare. Le due partite che si giocano regolarmente in questo stadio, quella contro Munster di Pro 12 e quella di Champions Cup di dicembre, vendono quasi sempre almeno 40mila biglietti. Hai detto cotica… Solo la Red Army e Clermont possono non invidiarla. I tifosi di Munster però sono un’altra cosa. Leinster è champagne, Munster è birra.

 

Il tutto ha un’origine precisa, anche se per alcuni versi misteriosa. Per qualche motivo il rugby a Limerick e in tutta la provincia di Munster è sempre stato uno sport popolare. A Dublino e dintorni invece si rispecchia la classica divisione anglosassone: i meno abbienti tifosi di calcio (e soprattutto GAA), classi medio alte dedicate al rugby. La cosa sta cambiando anche nei dintorni della capitale, ma per il momento la differenza nelle composizione delle tifoserie è netta. Leinster ha molti tifosi, ma quello di Munster è un popolo vero, un esercito, appunto. Nonostante i biglietti venduti in Inghilterra siano stati poco più di 1000, la semifinale avrebbe riempito anche gli 82.300 posti di Croke Park.

 

All’interno dello stadio il colpo d’occhio è subito notevole. Le sedie verdi iniziano a colorarsi di rosso, il colore che ogni singolo spettatore indossa. L’atmosfera dentro lo stadio è di nervosa attesa. I sorrisi e le battute che accompagnano le pinte sono rimasti fuori. Nervosismo che, c’è da giurarlo, sarà stato anche maggiore fra i molti bloccati da un brutto incidente sull’autostrada da Limerick. Qualche macchia verde infatti sta ancora sporcando la marea rossa dell’Aviva quando le squadre entrano in campo. Infine la partita: Munster, semplicemente, ha giocato in 16. Come poche altre volte dalla costruzione del nuovo stadio, è tornato il “Lansdowne roar”. Una sola citazione fra tantissime che si potrebbero fare: il silenzio durante i calci, totale e commovente.

 

di Damiano Vezzosi

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