Seminare e non raccogliere, quando un emergente prende la strada dell’estero

Il caso Appiah costringe a pensare: il vincolo post Accademia è legittimo, ma poco proporzionato con quanto offriamo

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

Come altri atleti usciti dall’Accademia federale, ha da pochissimo aderito al regime dei giocatori emergenti di interesse nazionale per le stagioni 2013/2014 e 2014/2015”. Questo si leggeva nel comunicato datato 21 luglio 2013 con cui il Mogliano annunciava l’ingaggio di Derrick Appiah, pilone classe 1994 al centro in questi giorni di un contenzioso con la Federazione in merito al suo trasferimento al club inglese Worcester, come lo stesso giocatore ha reso noto tramite un post sulla sua pagina Facebook. La notizia del passaggio Oltremanica era arrivata in febbraio, ma ora c’è di più. Niente di nuovo, verrebbe da pensare, perché il “Regime dei giocatori emergenti di interesse nazionali” è conosciuto e scaricabile dal sito della Fir.
Tra le altre cose, come si legge, “Per le tre stagioni sportive successive al termine della attività presso l’Accademia Nazionale, il giocatore non potrà trasferirsi all’estero, salvo nulla osta della Commissione Federale”. Indipendentemente dal fatto che il giovane pilone azzurro abbia o meno esercitato un esistente diritto di recesso, da far valere comunque non oltre il giorno 30 giugno della prima stagione sportiva successiva all’uscita dall’Accademia,  resta il fatto che il regolamento Fir ha una propria legittimità.

 

Per capire la posizione della Federazione, basta leggere la Delibera n.52/2015, pubblicata nel Comunicato Federale n.8 2014/2015 e relativo ai giocatori che hanno partecipato alle Accademie Zonali U18 e Nazionale U19. Rilevato che i suddetti giocatori “sono spinti ad effettuare esperienze sportive in altre federazioni di paesi esteri”, ma considerata “l’esigenza primaria di salvaguardare gli investimenti federali e il patrimonio sportivo nazionale”, e considerata “la possibilità d’ istituire nelle prossime stagioni sportive una Accademia Nazionale Elite U. 20 per migliorare il percorso formativo”, si è deliberato che “I tesserati giocatori partecipanti al progetto delle Accademie Zonali U.18 restano vincolati alla Federazione per un periodo di 4 (quattro) stagioni sportive successive al termine del periodo di partecipazione all’Accademia”. Vincolo che scende a tre anni per L’Accademia Nazionale U.19, e che sarà di due nel momento di istituzione dell’Accademia Nazionale Elite U.20. A che vantaggio investire per formare giocatori eleggibili per poi vederli scappare all’estero? Succede nel mondo dell’istruzione, con laureati formati con borse di studio ma che poi il salto definitivo, professionale o accademico che sia, lo fanno fuori dai confini nazionali. Il vincolo alla Federazione, per quanto contestabile, è quantomeno legittimo. Non si discute qui sulla bontà del sistema Accademie, ma sapendo quanto si spende nella formazione dei giovani giocatori coinvolti, legarli a sé è una pretesa che può essere avanzata. E il “nulla osta” richiesto da regolamento per il passaggio all’estero è proprio questo: io Fir ho investito sulla sua formazione, e ora tu club straniero lo porti da te? E da quanto si legge dal post Facebook, la cifra richiesta sarebbe alta, così da mettere Worcester al muro: se vuoi Appiah, mi ripaghi parte di quanto ho speso per formarlo, visto che, almeno per ora, non godrò dei frutti del mio investimento.

 

Ciò premesso, resta il fatto che regole e norme vanno sempre adeguate al contesto in cui esse vengono applicate. Legare a sé gli Accademici per qualche anno può avere un senso, se in quei tre anni gli si può offrire una continuazione di percorso che sia allineato con l’impegno e l’investimento fatti negli anni precedenti. E ora come ora, siamo sicuri che l’Eccellenza lo sia? O meglio, siamo sicuri che un giocatore uscito dall’Accademia la consideri tale? La risposta, probabilmente, è no ad entrambe le domande. Ecco che allora chiedere ad un giovane di rimanere in Italia è legittimo, ma che il vincolo duri tre anni è forse eccessivo, o quantomeno poco proporzionale al livello di rugby offerto ai ragazzi.
Di certo di simili vicende sentiremo parlare anche in futuro. E se prima o poi qualche atleta portasse la Federazione davanti alla Corte di Giustizia, considerando il vincolo una violazione del diritto alla libera prestazione dei servizi e alla libera circolazione dei lavoratori, e di cui la giurisprudenza sportiva riporta tanti simili casi?

Di Roberto Avesani

UPDATE DELLA FEDERAZIONE: La Fir, in una nota, ha precisato che il regime giocatori emergenti non ha alcun ruolo nella vicenda. I trasferimenti tra atleti provenienti da diverse federazioni, come si legge, è normato a livello internazionale da World Rugby, che ha di recente inserito una norma per la tutela degli investimenti delle Federazioni nello sviluppo degli atleti: è previsto che la società verso la quale l’atleta intende trasferirsi versi un contributo pari a 5000 sterline per ogni anno in cui l’atleta ha fatto parte del programma di sviluppo della propria Federazione d’appartenenza.

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