Il rugby infrasettimanale, quando ad Ovalia comandano i diritti tv

In Francia si vaglia la possibilità di giocare il mercoledì. Molti storcono il naso, ma la strada ormai è segnata

ph. David Bebber/Action Images

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La notizia è dei giorni scorsi, e ad una prima lettura potrebbe dire poco. La LNR, dopo aver annunciato gli accordi per la messa in onda delle prosssime stagioni del Top14, sta ancora trattando per la ProD2, il campionato cadetto francese. Sul tavolo, vi è la possibilità di far disputare due match durante la settimana, per evitare sovrapposizioni col Top14 e permettere così alle squadre del secondo campionato di avere più pubblico a casa e allo stadio. L’altra faccia della medaglia parla però di tifosi organizzati contrari ma soprattutto in generale di molti appassionati scettici. Già perché dietro la richiesta di giocare il mercoledì o il giovedì, si nasconde l’ormai inevitabile confronto tra sport e diritti televisivi. Tema questo caldissimo, e che spesso è divenuto terreno di scontro tra emittenti, leghe e tifosi. E che neccessita di una premessa.

 

Se è vero che lo sport ha bisogno della televisione, il contrario è forse ancora più vero. Facendo un passo indietro, bisogna risalire fino al 1954 per trovare il primo evento sportivo trasmesso in Italia (Italia-Egitto). Due anni più tardi vi fu invece la prima prima vendita di diritti tv con la Lega Calcio. Molte pay-tv presenti e passate si sono inoltre affermate grazie alla possibilità di trasmettere eventi sportivi live, e in molti paesi europei i record assoluti di ascolti si sono registrati proprio in occasione di eventi sportivi in diretta, mentre oltre Oceano tra i cinquanta programmi televisivi più visti di sempre nella storia della televisione figurano quasi venticinque Super Bowl. In definitiva, quello tra sport e televisione è un rapporto che non può essere ignorato, tanto più se siamo nel campo del professionismo. E in Francia con Top14 e ProD2 ci siamo decisamente dentro.
I problemi arrivano quando dal rapporto tra le due anime emergono criticità e rapporti di forza. Può davvero un’emittente decidere quando e a che ora giocare? Per restare alla realtà più diffusa, quella del calcio, così è stato. Gli anni delle partite di domenica sono ben lontani, e tra turni settimanali, anticipi, posticipi, ora di pranzo, doppia fascia per le coppe e quant’altro, si gioca più o meno tutti i giorni della settimana. Tutto ciò ha terribilmente complicato la vita della squadre, ma tenendo conto che i club di Serie A di calcio ricavano più di 850 milioni di Euro dalla vendita dei diritti televisivi, tutto sommato il gioco vale la candela.

 

Nel rugby certo non si è ancora arrivati a tanto. Molti però vedono nella possibilità di giocare match infrasettimanali il primo, o meglio un altro passo verso una sempre maggiore penetrazione di forze esterne all’interno di Ovalia, che rischiano in qualche modo di contaminare la purezza del rugby. Posto che si possa ancora usare un simile termine senza cadere nell’anacronismo, forse non vale nemmeno la pena discutere di un processo che ormai appare inevitabile. La strada è  ormai segnata, e per quanto a malincuore forse va semplicemente accettata, evitando magari di scadere  in certe fastidiose estremizzazioni stile cameramen che girano negli spogliatoi. Avere due campionati pro è molto bello, ma può voler dire anche giocare il mercoledì. Noi invece, per fortuna, certi problemi non li abbiamo…

Di Roberto Avesani

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