Parisse: “I giovani crescono di più in un solo Sei Nazioni che in Italia”

Così il capitano al termine del match di Dublino

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

Queste le dichiarazioni rilasciate ai microfoni DMAX da e al termine della sfida dell’Aviva Stadium.

 

Jacques Brunel: con il pallone abbiamo cercato di metterli in difficoltà ma mai capacità contestare e chiudere loro attacco. Non abbiamo avuto una risposta per tutta la partita. Oggi abbiamo sbaglaito la partita, poi possiamo trovare tutti gli aspetti negativi. Alla fine avevamo in campo Zanusso, Fabiani, Ceccarelli e Steyn, tanti ragazzi che non hanno mai giocato a questo livello e questo non possiamo dimenticarlo. Non possiamo essere pronti all’alto livello con giocatori poco abituati a questo. Oggi questi giocatori hanno capito quale sia questo livello.

 

Sergio Parisse: è difficile trovare a caldo le parole giuste dopo una sconfitta del genere. I ragazzi entrati dalla panchina hanno dato una grande spinta. Avevo detto che se lasciavamo l’Irlanda prendere il largo nel punteggio e giocare senza pressione sarebbe stata dura e lo è stata. In certi momenti la testa molla, il fisico non la segue ed è dura. Se si vedono i risultati c’è un’involuzione, c’è un cambio di generazione con tanti ragazzi che fanno i primi passi a questo livello. Non è un alibi o una scusa ma abbiamo tantissimi ragazzi con pochi caps che stanno imparando più in questo Sei Nazioni che non giocando due o tre stagioni in Italia. Come capitano devo rimanere positivo e aiutare i ragazzi a crescere. Nella vita di ogni giocatore si devono fare delle scelte, io ho scelto di voler essere il migliore nel mio ruolo ma le qualità fisiche non bastano, bisogna lavorare di più. Non basta accontentarsi di far parte di una franchigia o di essere in Nazionale. Per il movimento è un discorso complesso, dopo una partita del genere è importante capire che serve fare di più e renderci conto che forse bisogna cambiare strada e capire se le cose che abbiamo fatto valgano la pena oppure no.

 

Mauro Bergamasco dallo studio DMAX: dall’inizio del Sei Nazioni i giovani si sono dimostrati abili, il problema è quello della progettazione a lungo termine. Non seguiamo i giovani abbastanza e non li prepariamo dandogli gli strumenti utili per essere pronti a 20 anni.

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