Alun Wyn Jones: “Pensavo di stare invecchiando, invece ho un problema cardiaco”

L’ex capitano del Galles ha scoperto in estate un’aritmia che ne ha condizionato la parte finale della carriera, convocazione al mondiale compresa

Alun Wyn Jones – ph. Sebastiano Pessina

In una lunga intervista a Gavin Mairs del Telegraph l’ex capitano della nazionale gallese Alun Wyn Jones, il giocatore con più presenze internazionali di sempre, ha rivelato che un problema cardiaco ha condizionato la chiusura della sua carriera.

Jones, 38 anni, si è ritirato a novembre, alla fine di un contratto a breve termine con il Tolone, club in cui ha giocato per quattro mesi malgradi le visite mediche dopo il suo trasferimento dagli Ospreys avessero evidenziato una fibrillazione atriale, un’aritmia che comporta un battito accelerato. Si tratta di un problema comune, con un basso livello di pericolo per chi ne soffre, ma che necessita di essere tenuto sotto controllo.

“[A Tolone] il medico l’ha individuata subito. Il mio cuore galoppava come un cavallo a sei zampe” ha raccontato Jones.

“Per quanto riguarda il rugby abbiamo agito seguendo i consigli dei medici. C’era un piccolo rischio, ma ero preparato per giocare con il Tolone. Sarebbe stato solo per quattro mesi e mi dava l’opportunità di fare un’esperienza e mettere in prospettiva la mia carriera e la mia vita.”

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Nei suoi quattro mesi in Top 14, Jones ha giocato 5 partite. L’ultima il 18 novembre, contro il Clermont, nel giorno del suo ritiro dalla scena.

In Francia ci è arrivato come copertura per la Rugby World Cup che si è giocata fra settembre e ottobre, dopo essere stato lasciato a casa dal Galles. Warren Gatland lo ha inizialmente convocato nel gruppo allargato che ha affrontato la prima parte della preparazione per il mondiale, per poi dargli l’opportunità di annunciare il proprio ritiro internazionale.

L’head coach della nazionale aveva addotto motivi di forma alla sua scelta di lasciare Jones fuori dalla squadra, e oggi Jones sa che quei motivi di forma avevano una causa ben precisa.

Nella primavera e nell’autunno del 2022, di ritorno da un infortunio alla spalla, il seconda linea ha faticato molto a ritrovare la forma: “Mi ricordo di aver avuto occasionalmente delle strane palpitazioni, ma non gli ho dato peso. Ero abituato a spingere il mio corpo al massimo.”

“Mi ricordo di aver fatto un test atletico nell’autunno del 2022 e i miei tempi per completarlo erano stati notevolmente peggiori del precedente, un paio di anni prima. Senti sempre parlare di giocatori che non hanno più le gambe alla fine della loro carriera e ho cominciato a pensare: è arrivato il mio turno?”

Dopo la convocazione nella squadra allargata per il mondiale a maggio 2023, Gatland e l’allenatore degli avanti Humphreys contattarono Jones: “Hanno detto che i miei numeri si erano abbassati. Volevano fare la cosa giusta convocandomi nella rosa allargata e lasciandomi ritirare alle mie condizioni. Hanno tentato di fare la cosa giusta.”

“Avrei voluto solo che me lo avessero detto prima, avrei fatto qualunque cosa in mio potere per mettermi nelle condizioni di essere selezionato per il mondiale. Ora però so che a causa della mia condizione di salute probabilmente non avrebbe fatto nessuna differenza.”

“Si parla molto di player welfare ultimamente, ma questa definizione copre tutto? – chiosa Jones – Sicuramente siamo arrivati ad un punto dove i giocatori devono essere monitorati più spesso. Sono stato fortunato per com’è andata e sarò sempre grato a Tolone per avermi contattato. Non mi avessero offerto un contratto, non avrei scoperto il mio problema cardiaco.”

“Quei quattro mesi sono stati importanti più di ogni altra cosa abbia fatto prima, da un punto di vista fisiologico e mentale. Sono stati una sveglia. Certe volte mi dimentico quanti anni ho perché mi sono allenato e ho giocato al massimo livello così a lungo che non mi sono mai visto come nient’altro che un giocatore di rugby. Ora ho l’opportunità di fare l’uomo di casa a tempo pieno.”

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