Italia: questo Sei Nazioni brucia, ma puoi sederti al tavolo dei grandi

Aver concluso senza vittorie un Torneo nel quale l’Italia non era mai stata così competitiva e costante fa male, ma non deve far dimenticare da dove si è partiti e dove questi ragazzi possono arrivare

Italia: questo Sei Nazioni brucia, ma puoi sederti al tavolo dei grandi (ph. Sebastiano Pessina)

Italia: questo Sei Nazioni brucia, ma puoi sederti al tavolo dei grandi (ph. Sebastiano Pessina)

Sull’attacco di Alessandro Garbisi, sull’ennesima carica di Manuel Zuliani, su quel pallone perso da Pettinelli, in tanti avevano sperato di fare l’impresa, di rompere quella che sembra ormai la maledizione della squadra bella e dannata, che gioca bene, diverte ma non vince. La sconfitta per 26-14 in casa della Scozia lascia l’amaro in bocca, la sensazione di essere sempre più vicini al traguardo ma di non raggiungerlo mai, ma questo Sei Nazioni non può e non deve essere visto all’insegna della negatività.

Questo non significa negare che ci si aspettava un risultato o più risultati diversi da queste 5 partite, né significa voler vedere il bicchiere mezzo pieno anche nelle cose che non hanno funzionato. Vuol dire semplicemente prendere atto di quanto il viaggio per arrivare al vertice del rugby mondiale sia lungo, forse anche più di quanto si potesse immaginare, e ricordare sempre da dove questi ragazzi sono partiti, dove sono arrivati e dove probabilmente arriveranno in futuro.

Leggi anche: Sei Nazioni 2023: le pagelle di Scozia-Italia

Chiaro, i numeri parlano di 5 sconfitte su 5 partite, dell’ennesimo cucchiaio di legno e dell’ancora più bruciante whitewash, che spetta a chi perde tutte le partite. Numeri che a chi non segue il rugby e probabilmente non ha visto neanche un minuto di questa Nazionale faranno pensare al solito Sei Nazioni di sofferenza fatto di 5 sconfitte, mentre in realtà basterebbe anche un’occhiata superficiale al percorso di questi ragazzi per capire quanti progressi siano stati fatti in poco tempo. Fa male perché questo poteva essere l’anno in cui cambiare davvero le cose, divertendosi, facendo divertire e togliendosi tanti sassolini dalle scarpe.

Non è stato così, ma non solo per demeriti azzurri. Del resto, il livello del Sei Nazioni negli ultimi anni si è alzato in maniera spaventosa, e non è un caso che proprio le prime due classificate di questo Torneo – Francia e Irlanda – sono al vertice del rugby mondiale e si presenteranno alla Coppa del Mondo da favorite assolute. Competere a questo livello non è una cosa scontata, e sappiamo bene quanto sia difficile cambiare le gerarchie tecniche nel giro di poco tempo: eppure, in un anno e mezzo l’Italia di Kieran Crowley ha dimostrato di essere una squadra degna dei grandi palcoscenici internazionali.

Leggi anche: Scozia-Italia: le reazioni della stampa estera alla partita degli Azzurri

Quante volte, in questi anni, è capitato di vedere le potenze della palla ovale sfidarsi tra loro e pensare di essere un gradino sotto, di non poter sostenere quei ritmi di gioco che dalla tv sembravano assurdi. Ecco, l’Italia sta dimostrando di poter giocare quel tipo di partite e di poter sedere al tavolo dei grandi con assoluta dignità e consapevolezza dei propri mezzi: certo, manca ancora quel passo avanti che possa portare a vincere certe partite, ma non è il momento di rammaricarsi, né di fermarsi proprio adesso. L’Italia ha mandato un messaggio chiaro: “Noi ci siamo, e che nessuno pensi più di poter venire a Roma in gita”. Nelle altre 5 nazioni lo hanno capito giocatori, addetti ai lavori e pubblico.

Le cose da correggere e migliorare sono ancora tante, questo nessuno lo mette in dubbio: dalla capacità di gestire la pressione quando si parte coi favori del pronostico (vedasi la sfida col Galles, ma anche la famigerata serata di Batumi del 2022) al bisogno di allungare ulteriormente la profondità in alcuni ruoli chiave, visto che tanti giocatori sono arrivati al match di Edimburgo con l’indicatore della benzina in riserva. Cose di cui Kieran Crowley, capitan Lamaro, lo staff e i giocatori sono pienamente consci, ma mai si era vista un’Italia giocare 5 partite di fila al massimo livello in maniera così competitiva, ed è da qui che bisogna ricominciare.

Francesco Palma

Per essere sempre aggiornato sulle nostre news metti il tuo like alla pagina Facebook di OnRugby e/o iscriviti al nostro canale Telegram.
onrugby.it © riproduzione riservata

Cari Lettori,

OnRugby, da oltre 10 anni, Vi offre gratuitamente un’informazione puntuale e quotidiana sul mondo della palla ovale. Il nostro lavoro ha un costo che viene ripagato dalla pubblicità, in particolare quella personalizzata.

Quando Vi viene proposta l’informativa sul rilascio di cookie o tecnologie simili, Vi chiediamo di sostenerci dando il Vostro consenso.

item-thumbnail

Che evoluzione può avere Leonardo Marin da ala?

L'utility back si sta ritagliando molti minuti in una nuova posizione. Questa potrebbe essere una "carta" da spendere anche in azzurro

29 Aprile 2024 Rugby Azzurro / La Nazionale
item-thumbnail

Richard Hodges, allenatore della difesa delle Zebre, verso la Nazionale

Il tecnico gallese sostituirà Marius Goosen come specialista della fase difensiva

27 Aprile 2024 Rugby Azzurro / La Nazionale
item-thumbnail

Le sedi dei Test Match delle Autumn Nations Series dell’Italia: in attesa degli All Blacks

Prima Argentina e poi Georgia, poi il gran finale contro la Nuova Zelanda

24 Aprile 2024 Rugby Azzurro / La Nazionale
item-thumbnail

Italia, Marzio Innocenti: “Samoa, Tonga e Giappone partite complicate”

Il presidente federale ha parlato di Nazionale e delle prossime Summer Series

21 Aprile 2024 Rugby Azzurro / La Nazionale
item-thumbnail

Italia, Gonzalo Quesada: “Ora il difficile è confermarsi, in estate avremo partite impegnative”

Il ct azzurro: "Ho imparato e comunico in italiano anche per rispetto: sono io a dovermi adattare, non viceversa"

20 Aprile 2024 Rugby Azzurro / La Nazionale
item-thumbnail

Italia, Niccolò Cannone: “È un momento importante per il nostro rugby, non abbiamo mai smesso di crederci”

Intervistato durante la nuova puntata del nostro Podcast, l'Azzurro ha rimarcato il duro lavoro che c'è dietro i successi della nazionale

11 Aprile 2024 Rugby Azzurro / La Nazionale