L’Italia dopo Dublino: verso la Scozia, tra tanti dubbi e qualche certezza

La difesa in inferiorità numerica e l’attitudine come punti di partenza verso una sfida alla quale l’Italia rischia di arrivare con la coperta ancora più corta

L'Italia dopo Dublino: verso la Scozia, tra tanti dubbi e qualche certezza (ph. Sebastiano Pessina)

L’Italia dopo Dublino: verso la Scozia, tra tanti dubbi e qualche certezza (ph. Sebastiano Pessina)

Il passato è il passato. La partita di Dublino resterà negli annali della storia del rugby (e non per motivi positivi) e forse – si spera – contribuirà a migliorare una regola nata per non falsare le partite e che invece ha ottenuto l’effetto opposto. Ora però bisogna guardare avanti. L’Italia ha davanti due avversari che, seppur di altissima qualità, sembrano leggermente più avvicinabili rispetto alle prime tre partite.

Dal punto di vista tecnico è difficile trovare tanti spunti da un match come quello di domenica: sicuramente, però, questa situazione ha contribuito a testare la difesa azzurra in inferiorità numerica. Più volte, infatti, l’Italia è riuscita a salvarsi nonostante la superiorità creata al largo dagli irlandesi, mostrando un ottimo posizionamento difensivo. Questo potrà essere molto utile contro gli scozzesi, che alimentano il proprio gioco con una continua ricerca degli spazi per lanciare le frecce del proprio triangolo allargato. Certo, con l’Irlanda c’è stato qualche placcaggio sbagliato di troppo, ma in 13 (e poi in 12) è chiaro che a un certo punto la benzina finisce.

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Da lodare anche la prestazione nel breakdown e la capacità di mettere in difficoltà gli avversari in mezzo al campo: al 20′ (cioè fin quando c’è stata una vera partita) l’Irlanda aveva già commesso 4 falli, contro i 2 dell’Italia. Per una squadra che fa tanta fatica a trovare la meta (solo 4 marcature pesanti nelle prime 6 partite dell’era Crowley) costringere l’avversario al fallo diventa la principale alternativa per poter marcare qualche punto, e non è un caso che l’obiettivo azzurro fosse quello di piazzare tutto il piazzabile e oltre, come dimostrato dal gran bel calcio di Padovani. Contro la Scozia, che ogni tanto qualche black-out ce l’ha, questo aspetto potrebbe diventare fondamentale.

Per contro, l’Italia è uscita dall’Aviva Stadium fisicamente molto provata. Il bollettino medico non mente: Lucchesi ha chiuso domenica il suo Sei Nazioni, e Varney è in forte dubbio per il finale di torneo. Questo costringerà Crowley a tirare ulteriormente una coperta già molto corta nei due ruoli in questione. La squalifica di Faiva lascia il solo Nicotera in gruppo (che molto probabilmente sarà chiamato all’esordio all’Olimpico) e porterà il c.t. a chiamare ben due tallonatori per coprire sufficientemente il ruolo: se il primo nome potrebbe verosimilmente essere quello di Luca Bigi, per il secondo c’è più di qualche possibilità, anche se il più esperto e affidabile sarebbe Oliviero Fabiani.

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Per quanto riguarda il mediano di mischia, le scelte di Crowley dipenderanno dalle condizioni di Varney, ma in ogni caso l’infortunio di Braley a pochi giorni da Dublino avrebbe portato il c.t. a chiamarne almeno un altro. Potrebbe essere la volta buona per il ritorno di Marcello Violi, dopo un periodo difficile, e se i nuovi convocati dovessero essere due chissà che non arrivi una chiamata al piano di sopra anche per Alessandro Garbisi, che sta facendo bene tra under 20 e Benetton.

La partita di domenica ha tracciato una linea ben precisa: vero che l’Italia è stata sempre chiamata a lottare con le unghie e con i denti per sopperire al gap tecnico con le altre 5, ma quello che si è visto contro l’Irlanda è stato qualcosa di ancora superiore, difficile anche da descrivere a parole. È da questa attitudine che bisognerà ripartire, verso la sfida con la Scozia che storicamente è quella che più ci mette nelle condizioni di giocarcela, nonostante la nazionale del Cardo venga comunque da anni di notevoli soddisfazioni.

Per farlo, servirà però un ulteriore passo in avanti. In questa prima parte di gestione Crowley, gli azzurri hanno dato il meglio di sé nelle partite in cui avevano meno da perdere: gli All Blacks, la Francia e ora l’Irlanda con 2 uomini in meno. Quando invece l’asticella si è abbassata, paradossalmente, anche l’Italia è calata: è successo con l’Inghilterra, contro la quale ci si aspettava di più, con l’Argentina e soprattutto con l’Uruguay, forse la peggior uscita (nonostante la vittoria) della stagione. La partita di Dublino potrebbe aver sbloccato qualcosa nella testa degli azzurri: lo scopriremo fra 2 settimane.

Francesco Palma

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