Il borsino azzurro dopo Firenze: un giudizio sul weekend

C’è chi scende e c’è chi sale, e c’è chi invece rimane stabile: ecco chi ha fatto meglio fra gli Azzurri in campo al Franchi

ph. Sebastiano Pessina

La tanto attesa vittoria dell’Italrugby è arrivata, non così larga come poteva essere, con qualche patema d’animo nel finale che ha lasciato una lieve sensazione di incompiutezza, ma il risultato che doveva essere ottenuto c’è stato.

Adesso gli occhi sono rivolti verso Padova, dove la Nazionale tornerà in campo per sfidare l’Australia di un Michael Cheika sempre più sotto pressione, in particolare dopo la sconfitta subita per 9 a 6 dal Galles al Principality Stadium. Una partita che gli Azzurri affronteranno per dare seguito a quanto di buono mostrato a Firenze.

Nel match del Franchi abbiamo visto nel complesso un’Italia positiva, anche se offensivamente appannata rispetto alle ultime uscite. In difesa la prevedibilità dell’attacco avversario ha facilitato il compito ai nostri, che hanno fatto registrare un 89% di riuscita al placcaggio che non si vedeva da tempo. Colpevole, comunque, l’aver lasciato alcune superiorità numeriche al largo alla Georgia: altri avversari avrebbero punito in maniera letale gli Azzurri.

Oltre alla prestazione del collettivo, però, è utile valutare anche quella individuale dei singoli interpreti dell’Italrugby. A partire da chi è andato meglio, e vede le sue quotazioni salire, per poi passare a chi le ha viste scendere.

Chi sale

Simone Ferrari – Il pilone destro del Benetton Rugby ha giocato con la maglia azzurra una partita di livello superiore alle sue ultime uscite con le righe bianche e verdi. Alla vigilia del match si poteva addirittura pensare che O’Shea potesse preferire Tiziano Pasquali, e invece Ferrari ha risposto più che presente. Contro un panzer come Nariashvili ha sofferto solamente episodicamente in mischia chiusa, ma è stato soprattutto in fase difensiva e nei punti d’incontro che Ferrari è stato in prima fila nel porre il proprio corpo sulla linea, nel confronto estremamente fisico e ruvido fra i due pacchetti di mischia.

Abraham Steyn – Meritato il titolo di man of the match per l’uomo venuto dal Sudafrica. Senza dubbio la migliore prestazione offerta dal terza linea con la maglia dell’Italia quella del Franchi: innumerevoli le percussioni palla in mano, a sfidare senza paura una linea difensiva agguerrita e dura come quella georgiana, e spesso avendone ragione. Impagabili i due turnover forzati, con tanto di calcio di punizione fondamentale guadagnato su Aprasidze nel momento di maggiore emergenza. Dopo questa prestazione, che corona un inizio di stagione ottimo anche a Treviso, difficile togliergli la presenza in quel di Padova di fronte ad alcuni dei migliori interpreti del ruolo. Un parola in più da spendere per l’intero reparto di terza linea, di cui Steyn è stato il migliore, ma che con Negri e Polledri ha saputo essere faro dell’Italia tanto in attacco (ben 47 le cariche che si sono suddivisi i 3), quanto in difesa (22 placcaggi di reparto, più di un quarto dei placcaggi totali, Polledri con 10 il migliore della squadra).

Marco Fuser – Fuser vuol dire quantità. Il seconda linea, uno dei giocatori più presenti dell’Italia di O’Shea a partire dal 2016, è servito a dare quel contributo di lavoro sporco e fisicità in un momento delicato dell’incontro. Se Budd e Zanni sono giocatori più fini ed abili anche in giro per il campo, Fuser è il complemento ideale per concludere gli ottanta minuti in seconda linea quando le forze azzurre vanno calando. Contro la Georgia è entrato immediatamente prima del giallo a Benvenuti ed è stato in trincea nei diciotto minuti conclusivi.

Chi scende

Tommaso Castello – Nonostante padroneggi un rugby fisico, fatto di linee dirette palla in mano e difesa arcigna, Castello è uno dei giocatori più lucidi nel comprendere e pensare il gioco con la palla ovale. Purtroppo a Firenze questo non si è tradotto in una prestazione positiva, che lo ha visto in campo per un’ora prima di lasciare il posto a Luca Morisi. Nel globale Castello avrebbe giocato anche una buona gara, con diversi palloni portati bene avanti e la capacità di tenere il livello dei georgiani nella sfida fisica, ma sulla sua prestazione pesano la mancata meta, quando è inspiegabilmente rientrato invece di andare a schiacciare alla bandiera nel primo tempo, e, in misura minore, un due contro uno sull’out di destra ignorato nella ripresa.

Tommaso Allan – Potrebbe sembrare una scelta ingrata quella di mettere il numero 10, autore anche di una pregevole marcatura individuale, fra coloro le cui quotazioni sono in discesa dopo la prestazione di Firenze. Allan paga il fatto di essere il regista della fase offensiva della squadra, che ci aveva abituato in precedenza ad una maggiore lucidità e capacità di esecuzione, che con la Georgia sono mancate. Emblematica la situazione nel primo tempo, specie in occasione della non-meta di Budd, quando per lunghe fasi abbiamo caricato la linea avversaria invece di allargare il pallone nonostante un ampio soprannumero. Spesso, la Georgia si scopriva inoltre dal lato chiuso, e il mediano di apertura ha giocato troppo poco sovente o troppo lentamente dei cambi di fronte che avrebbero potuto premiarlo maggiormente come invece è successo proprio nell’occasione della sua meta.

Quotazioni invariate

Luca Sperandio – Il trequarti del Benetton era stato uno dei peggiori in campo a Chicago, in difficoltà contro un’opposizione di livello altissimo al quale il giovane, senza particolari demeriti, non è ancora in grado di far fronte. Alla vigilia della Georgia la sua scelta come estremo titolare per subentrata assenza di tutte le alternative aveva indotto qualche preoccupazione. Sperandio ha risposto invece con una prestazione ordinata, nella quale è stato chiamato in causa il giusto e l’onesto. Sempre sicuro sotto i palloni alti, una delle sue doti migliori, ha anche difeso con serenità (3 placcaggi fatti, 0 errori) e si è proposto con continuità in fase offensiva, anche se non è mai stato particolarmente pericoloso. Ottanta minuti come questi, per un giocatore come lui, sono importantissimi nell’ottica di una sua crescita, e se li ritroverà nel bagaglio della sua carriera.

Michele Campagnaro – Il centro di stanza in Inghilterra è fortissimo. Talvolta commette degli errori, come nella prima meta della Georgia. Ha la forza e la classe per porvi rimedio, come nella prima meta dell’Italia. E’ un giocatore indispensabile per gli Azzurri, che però dimostra qualche lacuna nella forma partita, dovuta probabilmente anche al suo scarso utilizzo e al suo recente rientro dall’ennesimo infortunio. Non è il miglior Campagnaro di sempre, ma ce lo teniamo stretto.

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