La versione di Israel Folau

L’estremo parla per la prima volta dopo le ultime polemiche, rivelando di aver proposto la rescissione del contratto alla Federazione

australia rugby championship folau

ph. Reuters

In un articolo scritto per una rivista online australiana, Players Voice, Israel Folau ha voluto provare a ricostruire in prima persona quanto accaduto nelle ultime due settimane, più precisamente da quando su Instagram ha risposto ad un utente che gli aveva chiesto quale fosse il piano di Dio per gli omosessuali.

Folau aveva commentato senza mezzi termini (“INFERNO… A meno che non si pentano dei loro peccati e si convertano a Dio”), attirandosi non poche critiche e ‘guadagnandosi’ un incontro chiarificatore con la CEO della Federazione, Raelene Castle, e il CEO dei Waratahs, Andrew Hore. Alla fine della riunione, Castle aveva rilasciato delle dichiarazioni ad alcuni media australiani in cui descriveva il colloquio come molto aperto e rilassato, oltre a precisare come anche Folau avesse “certamente capito di aver causato a qualcuno del dolore attraverso quelle parole”.

Cosa ha detto Folau

Ora è l’estremo dei Wallabies a prendere la parola, prima constestualizzando il messaggio incriminato citando alcuni passi della Bibbia (che Folau dice di leggere ogni giorno) e successivamente ripercorrendo il suo avvicinamento a Dio dopo aver lasciato la Chiesa mormone.

In merito all’incontro con Castle e Hore, con loro Folau è stato chiaro che non aveva intenzione di ferire nessuno, ma allo stesso tempo “non potrei mai rifuggire da chi sono, o da ciò in cui credo”. Il 29enne ha scritto di aver compreso le posizioni dei due interlocutori in merito alla pressione proveniente da media, sponsor e società (“È un business”), tanto da proporre a Castle di risolvere il proprio contratto immediatamente se per l’amministratice delegata la situazione fosse diventata insostenibile.

Folau nega invece di aver voluto lasciare il rugby union per un ritorno nella National Rugby League a 13 (“Semplicemente non è vero”), mentre ammette di aver ricevuto offerte dal Regno Unito e dal Giappone che “che sono molto superiori a qualsiasi cosa potrei guadagnare in Australia. Non sono questioni di soldi, poteri contrattuali o accordi. Riguarda ciò in cui credo e non lo comprometto mai, perché la mia fede è molto più importante per me della mia carriera e lo sarà sempre”.

Tuttavia, ciò che Folau lamenta in particolar modo sono per l’appunto le dichiarazioni di Castle a fine riunione. “Mi sono sentito come se Raelene abbia travisato la mia posizione e i miei commenti, e che lo abbia fatto per placare la gente, e di questo ho bisogno di discuterne con lei e con l’ARU. Nonostante questo – continua Folau – spero che Raelene e Andrew abbiano apprezzato le mie opinioni, pur se differenti dalle loro”.

“Non voglio far del male al gioco, e voglio che più persone possibili possano giocare” – ha scritto poi il giocatore. Da qui la sua proposta a Castle e Hore di rescindere il contratto: “Era per aiutare lo sport, non per danneggiarlo, nel caso non fossimo riusciti a comprenderci. Credevo di essere giudicato dalle mie azioni sul campo, ma vedo che non è così”.

Infie, Folau respinge ogni accusa di omofobia. “Dal momento in cui ho pubblicato quel commento sul social media, è stato detto che sono omofobico e bigotto e che ho dei problemi con le persone gay. Non potrebbe essere più lontano dalla realtà”. Folau ricorda di essere apparso sulla copertina di Star Observer tempo fa, per esprimere il proprio appoggio alla Bingham Cup, ovvero un torneo di rugby gay. “Credo nell’inclusione. Nel mio cuore, so di non avere nessuna fobia verso alcuno”.

 

– L’articolo completo di Folau su Players Voice

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