La progettualità che paga: Franco Beraldin, Polla Roux e la stagione del Valsugana

Per i padovani 14 vittorie su 15 partite in Serie A. Ne parliamo con Presidente e DoR

valsugana rugby serie a

ph. Valsugana Rugby

Dal Girone Retrocessione della scorsa stagione, al primo posto nel Girone Promozione 2 grazie ad un percorso netto di cinque vittorie consecutive, l’ultima delle quali sul difficile campo del Colorno. Considerando anche la prima parte di campionato, in tutto sono 15 partite, 14 vittorie e 1 sconfitta; 406 punti fatti e 145 subiti, per una media di 27 e 9.6 a partita. Un ruolino di marcia impressionante, realizzato da una squadra costruita non per il grande saldo ma che numeri e prestazioni alla mano non ha certo intenzione di fermarsi.

Ma sotto la prestazione della Prima Squadra, ci sono un’altra formazione Seniores che lotta per la Serie B, tantissime formazioni minirugby e Juniores con doppie e triple squadre, la formazione campionessa d’Italia a livello Femminile, e in generale una società strutturata e che lavora per obiettivi (rimandiamo allo Speciale Serie A dello scorso anno). Della stagione dei padovani abbiamo parlato con l’head coach e Director Of Rugby Polla Roux, arrivato ad Altichiero dopo gli anni a Rovigo, e con il Presidente Franco Beraldin, subentrato da poche settimane a Fabio Beraldin e Gabriele Marchiori alla guida della società, e ai quali riconosce il merito di aver iniziato un progetto che sta dando i suoi frutti migliori.

 

 

Coach, dalla Poule Retrocessione dello scorso anno al primo posto in Promozione. Soddisfatto?

Stiamo vivendo un bel momento. L’anno scorso quando ho preso in mano la squadra mancavano 4 partite alla fine, giocavamo in Poule Retrocessione che comporta sempre grande pressione quando scendi in campo. Perdere la categoria sarebbe stato davvero un duro colpo: crediamo molto nella formazione dei nostri giovani e vogliamo dar loro un livello Seniores che li stimoli.

 

 

Cosa le fa più piacere dei risultati della squadra?

Come squadra non abbiamo mai avuto nessuna pressione diversa dall’obbiettivo di salvarsi: quello era l’obiettivo posto dallo staff, centrare la Poule Promozione, ovvero avere respiro, giocare con tranquillità e senza pressione. A livello personale, la cosa che più mi rincuora e fa piacere è sapere che anche qui a Valsugana ha funzionato il metodo con cui già avevo lavorato a Rovigo, ovvero non solo stabilire degli obiettivi ma anche come raggiungerli: uno di questi era confermare la categoria con la miglior difesa e così è stato ed un altro quello di affrontare un campionato pensando solo alla prossima partita da giocare. I ragazzi hanno subito sposato questo approccio e la crescita che abbiamo avuto lo dimostra: in pre-season abbiamo perso di 40 punti con Colorno, domenica invece abbiamo vinto noi dopo sei mesi di lavoro. Devo dire che in tutta la mia carriera non ho mai trovato un gruppo con un desiderio così forte di vincere e con tanta motivazione. Così come con lo staff Giovanni Boccalon, Luca Faggin e Dario Zenato che stanno facendo un grande lavoro con i ragazzi. I risultati positivi si raggiungono quando un staff funziona bene.

 

 

Com’è arrivare in Serie A dopo tre anni a Rovigo?

La Prima Squadra è un progetto chiaro e preciso. Prestazioni del genere, con tanti ragazzi e staff tecnico del vivaio passati dalle varie categorie, non si costruiscono in poco tempo. E dopo aver vinto con la maglia del Valsugana in Under 14 e Under 16, i nostri giocatori vogliono continuare anche in Prima Squadra. Questa è la cosa più positiva, sapere di essere arrivati ad un punto in cui i risultati dimostrano che dietro ci sono un progetto e un ambiente positivo. Sono arrivato da una realtà calda e importante come Rovigo, ma sono rimasto a bocca aperto quando ho visto e conosciuto il Valsugana e il lavoro che c’è dietro le quinte. I precedenti presidenti Fabio Beraldin e Lele Marchiori insieme con i loro collaboratori avevano un progetto chiaro e i risultati di oggi sono merito del loro impegno. E in questo momento di generale difficoltà dei club, tutto ciò è fondamentale: dobbiamo concentrarci sul processo perché pensare di vincere subito non è possibile, né in Serie A né in Nazionale.

 

 

Giocare senza la pressione e le aspettative di chi deve vincere è un aiuto?

Sicuramente all’inizio è stato così. Mi è forse successo anche il primo anno a Rovigo, dove la pressione non manca di certo, con 16 vittorie e 2 sconfitte in stagione regolare il primo anno. Ma ora nei ragazzi vedo un grande cambiamento e grande convinzione e la giusta determinazione può fare una differenza enorme: Colorno è più fisico, ha forse un ritmo maggiore e fa più allenamenti di noi, ma non abbiamo mai mollato. Dico sempre che la motivazione interna è più forte di quella esterna: se l’allenatore ti dice di vincere puoi non farlo, se sei te stesso a dirtelo è tutto un altro mondo.

 

 

Certo è che la classifica parla chiaro…

Rispetto ad inizio stagione vedo un po’ più di pressione, solo perché è ovvio che tutti vogliano battere il primo in classifica ma anche tanta più consapevolezza e determinazione. Dico di prendere questo campionato partita dopo partita, e di non preoccuparsi se perderemo anche se so che non accettano l’idea di perdere. L’intelligenza della società e dello staff è anche quella di gestire questa pressione: sappiamo di non essere costruiti per andare in Eccellenza e che ci confrontiamo con squadre che invece lo sono. Per noi non deve essere un’ossessione ma un’occasione.

 

 

Nell’altro Girone quali squadre si giocheranno la Promozione?

L’Aquila è una squadra sempre tosta, I Medicei e Recco hanno un obiettivo preciso. Ma non dirò mai ai miei ragazzi che il nostro obiettivo è quello di salire. Poi certo, sognare e darsi obiettivi è una parte fondamentale della nostra vita: quasi tutti i ragazzi sono cresciuti qua, vedendo cosa faceva il Petrarca, ma vedendo anche ragazzi del Valsugana come Minozzi ,Grigolon, Cattelan, Ruzza, Bergamin e Parisotto imporsi ai più alti livelli.

 

 

Lei ha anche il ruolo di Director of Rugby e allenatore degli allenatori. In cosa consiste e come valuta il lavoro fin qui fatto?

Il nostro è un sistema di lavoro in cui da subito abbiamo pensato alla formazione dei tecnici. Abbiamo messo come obbiettivo 1 tecnico per ogni 12 giocatori e avviato un’Accademia interna per far crescere i nostri tecnici. Cerchiamo di formarli internamente prima che altri lo facciano, diamo loro la possibilità di incontrare e imparare da allenatori di più alto livello come Umberto Casellato (continuità nel gioco), Franco Properzi (mischia) Ciro Sgorlon (punto d’incontro), Marco Bortolami (touch) , Franco Smith (touch), Andy Vilk (skill) e Marius Goosen (tre quarti) , ma ospitiamo anche tecnici internazionali come Nick Scott e Phil Kearns (RFU),Charl du Plessis (SA) e Andrè Bester (IRL e SA). Una parte fondamentale è anche quella della valutazione dei nostri allenatori: assieme al coordinatore tecnico della junior Youssef Darbal vado in campo con tutte le categorie e assisto agli allenamenti per osservare il metodo dei nostri tecnici, capendo nel caso se e come intervenire. In questo ci aiutano anche i consulenti: ne abbiamo uno per ogni area, mischia, preparazione atletica, mediani di mischia e via dicendo…Al termine di ogni partita ricevo un feedback, che carichiamo su un nostro software interno che serve da database, e che rappresenta una sorta di banca dati per controllare il lavoro che facciamo sia in campo di allenamento sia in campo di gara, perché possiamo migliorare solo le cose che riusciamo misurare. Con 11 squadre minirugby, 6 juniores, 2 seniores e 3 femminili per un totale di circa 450 atleti, far crescere i nostri tecnici è una parte fondamentale del progetto, così come dar loro un ambiente stimolante in cui allenare.

 

 

 

Presidente, nella homepage del vostro sito sono scritti gli obiettivi del triennio 2015-2018. Un’impostazione molto aziendale e a cui il rugby italiano non è del tutto abituato

Quando Polla è arrivato, gli abbiamo dato una job description molto chiara, con i precisi obiettivi che volevamo raggiungere e la vision a cui ci ispiriamo. Lavorare per obiettivi credo sia fondamentale, così come chiarirli nero su bianco: c’è un progetto di 40 pagine con scritto dove vogliamo arrivare. Ci muoviamo secondo un Master Plan programmatico triennale, al termine del quale valutiamo il progetto e ci mettiamo in discussione. Per quanto riguarda il metodo, ci siamo affidati all’esperienza di Polla che segue tecnici come il Neozelandese Chris Rodden : la figura del Director of Rugby, nel nostro organigramma è in alto assieme a Presidenza e Coordinatore Generale. Fondamentale.

 

 

Anche la strutturazione dell’organigramma rimanda ad un’impostazione aziendale

Ci siamo avvalsi di una consulente aziendale che ci ha indirizzato sugli obiettivi da raggiungere e sulla strutturazione interna. L’organigramma è diviso per aree ognuna con a capo un responsabile. Chiaramente ognuno ha la propria esperienza lavorativa, che mette a disposizione nell’area di competenza: impianti e strutture, area tecnica, comunicazione e area finanza. Ora per esempio investiamo molto sulla riconoscibilità e sull’immagine del Valsugana, che deve essere positiva non solo a livello di risultati ma anche di organizzazione e funzionamento interno. Vogliamo essere presentabili e credibili per tutti: genitori che portano il figlio a giocare, allenatori che vanno in campo, sponsor…

 

 

Come valuta fin qui i risultati delle squadre?

Positivi, certamente. Lo confermano i risultati nei tornei dei minirugby, nelle fasi nazionali Under 14 e Under 16, le doppie squadre Under 16 e Under 18, la seconda squadra Seniores che dopo appena due anni di vita già si sta giocando la promozione in Serie B, la Femminile campione d’Italia in carica che dà tante atlete alla Nazionale. Su alcuni processi vorremmo invece crescere, come per esempio le infrastrutture. Non siamo Padova, Rovigo o Treviso, ma vogliamo migliorare e crescere.

 

 

Non abbiamo ancora usato la fatidica parola. Ma ci pensate?

Ciò che la squadra sta facendo è una grossa sorpresa; la società sarà comunque pronta, qualunque cosa accada, rimanendo con i piedi per terra, dando ai ragazzi l’opportunità di giocarsi al meglio le proprie possibilità, preparandosi con qualità e attenzione a qualsiasi risultato. Negli ultimi anni abbiamo scalato molte categorie e credo che la maturità non ci manchi.

 

Interviene anche Polla Roux, in chiusura

Non far vivere ai ragazzi questo sogno sarebbe sbagliato. So cosa serve in Eccellenza a livello di budget e rosa, so che la cosa più dura non è arrivare ma restare, ma chi sono io per togliere un sogno del genere ai miei ragazzi? Comunque, per ora abbiamo spostato montagne e fatto qualcosa che nessuno si aspettava.

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