L’Eccellenza saluta il 2016. Appunti sparsi dal massimo torneo di rugby italiano

Equilibrio e livello generale di gioco: non mancano elementi di rottura rispetto alle scorse stagioni

mogliano san donà eccellenza rugby

ph. Ottavia Da Re

La giornata numero sei del massimo campionato nazionale, giocata nella giornata di venerdì 23 dicembre, è stata l’ultima dell’anno. Dopo 480 minuti di Eccellenza, possiamo tirare le prime somme sull’edizione 2016/17 torneo.

 

Gioco: è stato detto più volte dagli stessi allenatori e il campo lo sta dimostrando. La generale volontà delle squadre è quella di cercare un gioco più aperto rispetto a quello cui tradizionalmente eravamo abituati. Tutto ciò si traduce in maggiori minuti di ball in play, tentativi di tenere vivo l’ovale e azioni meno conservative: in una parola, maggiore movimento. Vero che non mancano occasioni nel corso delle partite in cui le abilità individuali di base non riescono a supportare tutto ciò (leggi errori di trasmissione e manualità), ma la tendenza c’è, va apprezzata e riconosciuta. Anche perché maggiori minuti di gioco effettivo richiedono una preparazione atletica adeguata in grado di supportarli: nell’epoca del fitness, un aspetto da non sottovalutare.

 

Giovani talenti, stranieri di livello ed ex celtici: se l’idea del giocatore straniero è quella in stile “basket” tipo un paio di americani in grado di alzare il livello collettivo della squadra e la concorrenza interna, allora ci sono esempi che stanno funzionando. Quattro nomi su tutti stanno dimostrando di valere la categoria e andare in questa direzione: Novillo e Paz (Calvisano), Brex (eleggibile per cittadinanza, in Italia da metà della scorsa stagione) e Ormson (Viadana), Daguin (Reggio Emilia). Oltre a questi, ad innalzare il livello contribuiscono anche i rientri dalle celtiche dei vari Ambrosini, Derbyshire, Bacchin, Ragusi e via dicendo, senza dimenticare che sono diversi i giovani italiani ormai maturi: i vari Rimpelli, Riccioni, Giammarioli, Rossi…Un discorso diverso sarebbe da fare sulla difficoltà di dare continuità ai giocatori italiani a numero nove ma soprattutto dieci, ma bisognerebbe aprire tutta un’altra pagina.

 

Spezzatino e tifosi: di quanto la discontinuità di calendario ostacoli il lavoro delle società sia dal punto di vista tecnico che commerciale, ne abbiamo parlato recentemente. Un dato è abbastanza eloquente: l’ultimo turno di campionato è stato il secondo peggiore della stagione per numero di spettatori complessivi, 4280 (di cui 2000 solo a Reggio, che ha costruito un evento attorno al ritorno al Mirabello). Peggio è andata solo la quarta giornata del 5 novembre con 3900. La partita di cartello Rugby San Donà-Calvisano, che si presentavano da uniche imbattute sul campo, è stato uno spettacolo per pochissimi intimi. E vista la qualità del gioco e la spettacolarità di alcune mete, la sfida meritava certamente un palcoscenico più affollato. Tenendo conto delle varie domeniche di stop che il massimo campionato ha dovuto subire, giocare venerdì 23 dicembre alle ore 15 non ha certo favorito i tifosi. Cambiamenti sono attesi e invocati dalla nuova Lega.

 

Equilibrio e pronostici: alla sesta giornata della stagione 2013/14 c’erano 16 punti tra ultima e quarta, l’anno dopo 19, la scorsa stagione 16 e oggi 8. Basta questo dato per rappresentare un torneo generalmente più combattuto e in cui finalmente non sembrano essere presenti squadre materasso. Reggio neopromossa sta dando filo da torcere a chiunque, i Lyons Piacenza pure e la Lazio sembra risollevarsi dopo un avio difficile. Alla stesso momento della stagione, mai negli ultimi tre anni tutte le squadre in fondo alla classifica avevano contenuto entro -100 la differenza tra punti fatti e subiti.
Per parlare di favorite al titolo è ancora prestissimo, ma dopo le prime sei giornate qualche conclusione la possiamo tirare: Calvisano rispetto alle altre sembra avere fisicità e qualità per sostenere il proprio piano di gioco, le Fiamme Oro stanno bruciando meno del previsto e occhio al 2017 di Rugby Rovigo e Viadana.

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