E’ il 15 gennaio e tutto va bene. Beh, sì insomma, più o meno…

A metà gennaio il movimento italiano ancora non sa come sarà la prossima stagione: Pro12, Eccellenza, coppe europee…

ph. Sebastiano Pessina

No, non è il Sei Nazioni alle porte, è tutto il resto. Perché mentre tutti comprano tutti, progettano e programmano, al di qua delle Alpi è tutto abbastanza fermo. Anzi, parecchio fermo. Chi si è sistemato – o almeno così si dice – è qualche giocatore a cui è già stato comunicato che non rientra più nei piani futuri della società di appartenenza (è il caso di Lorenzo Cittadini che avrebbe già siglato un accordo con i London Wasps) o altri che dopo essersi rilanciati dalle nostre parti andranno a calcare palcoscenici più importanti e ricchi come la Zebra Brendon Leonard, destinato al Top 14. Tutti gli altri sono in attesa più o meno attiva: vorrebbero sapere che cosa succederà dopo il 9 maggio, data dell’ultimo turno di Pro12. Dopodomani praticamente.
Perché in Francia e in Inghilterra non sanno forse a quale competizione europea prenderanno parte dal prossimo settembre ma hanno ben chiaro a quale tipo di torneo nazionale dovranno partecipare. Volendo potremmo metterci dentro anche i gallesi, con le quattro regions che pur in mezzo al ginepraio in cui si sono infilate hanno la certezza di giocare o nel torneo celtico o in Premiership. Le nostre squadre invece navigano tra il campionato celtico e l’Eccellenza, due tornei che oggi sono a livelli davvero lontani tra loro con l’aggiunta che in caso di mancata partecipazione al Pro12 una delle due squadre italiane verrebbe chiusa (tralasciamo invece la questione coppe europee, sulla quale l’Italia non è in grado di esercitare un peso politico che possa diventare un fattore nella partita che si sta giocando).

 

La scadenza dell’accordo che lega l’Italia a quella che un tempo era chiamata Celtic League non è una sorpresa dell’ultimo momento, lo si sapeva da tempo, e negli scorsi mesi l’annuncio della continuazione dell’avventura di Benetton Treviso e Zebre è stato più volte rimandato e posticipato. Ora siamo quasi fuori tempo massimo.
Intendiamoci subito, che vogliamo essere chiari: qui non si vogliono dare patenti di colpe e responsabilità a nessuno, se il presidente federale Gavazzi non ha ancora firmato alcun contratto è perché quell’accordo non era conseguente alle nostre richieste e aspirazioni.
Se c’è da fare una critica alla dirigenza FIR non è questa, ma quella di non aver concordato una strategia di ampio respiro con il Benetton Treviso (non diciamo le Zebre, perché le Zebre sono di proprietà federale). Le dichiarazioni rilasciate una settimana fa a La Gazzetta dello Sport, che tanto rumore hanno fatto, possono anche essere un modo per mettere pressione ai nostri partner celtici ma in quel caso avrebbero necessitato di una strategia comune con le franchigie, quantomeno per tranquillizzarle e permettere loro di programmare – sebbene già in ritardo – la prossima stagione. Ma quello che che è stato dichiarato prima di Natale è stato poi smentito nel giro di un paio di settimane provocando l’ira del club veneto, che da tempo ha fatto sapere che la sua permanenza nel torneo celtico avverrà solo a determinate condizioni, a prescindere dall’accordo FIR-celti. Una maggiore coordinazione e unità d’intenti avrebbe oltretutto dato più forza al presidente federale nelle sue trattative con il board. 
Il 20 gennaio a Londra l’incontro decisivo, forse. Intanto è il 15 gennaio e tutto va bene. Pare…

 

Il Grillotalpa 

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