Uomini, donne e azzurrini: il Sei Nazioni specchio del movimento

Cosa è successo nel mese di febbraio e di marzo? Obiettivi puntati su tutte e tre le nostre nazionali maggiori

ph. Sebastiano Pessina

Non c’è solo la Nazionale. E’ un mantra che spesso si sente dire in giro per le strade di Ovalia. Generalmente viene detto in tono polemico, come quando a un evento o una partita non viene dato un adeguato spazio mediatico. Recenti o recentissimi casi sono stati ad esempio il derby Rovigo-Petrarca, non trasmesso in diretta tv, o “l’oscuramento” televisivo della finale del Trofeo d’Eccellenza. Eventi certo non paragonabili per appeal a una partita del Sei Nazioni ma pur sempre tra le gare di maggior importanza del nostro movimento.
Non c’è solo la nazionale dunque. Ma anche sui campi da gioco non ci sono solo Parisse e compagni: in queste settimane hanno giocato nei rispettivi Sei Nazioni di categoria anche U20 e ragazze.
Della nazionale maggiore abbiamo già detto. Jacques Brunel a mezza bocca nelle ore successive alla vittoria sull’Irlanda si è lasciato andare  e ha detto che nel giro di un paio d’anni potremmo vincere il torneo. Se il trend di crescita dovesse rimanere quello dell’ultimo anno ce lo potremmo sicuramente giocare. Noi ce lo auguriamo, ma la premessa non ha la solidità della certezza matematica. Le fondamenta per arrivarci però ci sono tutte. E sulla loro solidità si potrà fare una verifica già a giugno con il tour in Sudafrica, quando incontreremo Springboks, Scozia e Samoa.

 

L’U20. Torneo pieno di alti e bassi: bene con la Francia, meno bene con Scozia e Galles, molto male con l’Inghilterra, infina la chiusura positiva e sfortunata con l’Irlanda. I ragazzi di Guidi chiudono all’ultimo posto con un punto solo, ottenuto all’ultimo turno. Le nostre U20 soffrono di “mali” che vengono da lontano, di cui sono specchio e non causa e con i quali deve convivere: i nostri giovani hanno un ritardo fisico e tecnico che non possono non pagare.  I nostri ventenni sono come un under18 se confrontati ai pari età dei nostri avversari. E’ il movimento che deve ritararsi e cominciare a “produrre” giocatori qualche anno prima e a curare meglio il lato tecnico. Ma questo è un lavoro lungo che deve coinvolgere i club e che ha come imperativo propedeutico il miglioramento del livello medio dei tecnici delle stesse società. Ci vuole tempo.

 

La nazionale femminile. Le ragazze sono la vera sorpresa dei mesi di febbraio e marzo. Segnali e sintomi di crescita si erano visti e registrati da tempo, ma in pochi si aspettavano un torneo così. Due belle vittorie su Francia e Scozia, una sconfitta di misura e che ha lasciato l’amaro in bocca co il Galles, un brutto ko con l’Inghilterra e poi la battaglia persa con le irlandesi che hanno dominato il torneo. Una battaglia che però non può non inorgoglire perché alla fine tra le due squadre c’è solo un calcio piazzato (e se una punizione di Veronica Schiavon avesse avuto un mezzo metro abbondante in più di forza non ci sarebbe nemmeno quello…) e perché le irlandesi contro le nostre ragazze non hanno segnato nemmeno una meta. E stiamo parlando di una squadra che ha battuto l’Inghilterra 25 a 0 solo qualche settimana fa…
Applausi quindi anche al gruppo allenato da Di Giandomenico che ha mancato l’obiettivo di ottenere un passaporto diretto per il Mondiale francese del 2014 , ma che ha mostrato i segni di una crescita solida. Non siamo di fronte a un exploit inaspettato, qui la crescita arriva da lontano, dal lavoro svolto lontano dai riflettori settimana dopo settimana in tutta Italia.

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