Guida al Rugby Championship 2017: gli All Blacks per confermarsi sul trono

Inizia sabato il torneo principe della stagione australe. E i favoriti sono ancora loro…

all blacks haka rugby

ph. Reuters

Ci avviciniamo a grandi passi verso l’inizio del Rugby Championship 2017, che verrà inaugurato dalla prima sfida di Bledisloe Cup tra Australia e Nuova Zelanda il prossimo 19 agosto all’ANZ Stadium di Sydney. A partire da oggi, presenteremo le quattro squadre che saranno protagoniste nel torneo dell’emisfero Sud fino al 7 ottobre. C0minciamo con gli All Blacks.

 

 

Come arrivano gli All Blacks al nastro di partenza?

Difficile rispondere con non un aggettivo che non sia ‘bene’ o un superlativo. L’inaspettato pareggio nella serie contro i British & Irish Lions non dovrebbe aver intaccato le consapevolezze della squadra più forte del mondo, nonostante in molti avessero pronosticato addirittura un 3-0 senza troppi patemi contro la selezione britannnica. Così non è stato, ma per ridimensionare una formazione dal talento smisurato come quella neozelandese serve di più, molto di più. Contro le consorelle dell’emisfero Sud, gli All Blacks vincono ininterrottamente dall’agosto 2015, quando l’Australia di Michael Cheika strappò loro anche lo scettro del Rugby Championship, e sono reduci da un’edizione 2016 da record: 30 punti su 30 conquistati, 43 punti di media segnati a partita (6,3 mete) e 26,5 punti di scarto medi per match.

 

Tutto lascia pensare ad un altro campionato in cui Barrett&co. metteranno a ferro e fuoco l’emisfero australe, lasciando le briciole agli avversari e monopolizzando l’attenzione su quante mete riusciranno a segnare in ogni partita. A livello puramente statistico, i numeri dello scorso anno potrebbero non essere avvicinati, ma la forma dovrebbe rimanere immutata. Il disavanzo fisico, tecnico e soprattutto mentale non è mai stato così grande come nello scorso anno e, se il Sudafrica e l’Argentina potrebbero essersi riavvicinate, l’Australia sembra ancora in fase di profonda stasi.

Nel frattempo Eddie Jones sta cercando di continuare la sua campagna mediatica per sgretolare alcune certezze neozelandesi, puntando il dito contro la mancanza di profondità in alcuni ruoli, ma l’impressione è che il condottiero inglese dovrà rivedere le sue tattiche comunicative. Anche perché se al posto di Jordie Barrett viene convocato un altro aspirante fenomeno come David Havili tutti i discorsi sulla profondità lasciano il tempo che trovano.

 

Dietro Ben Smith, Jordie Barrett e Damian McKenzie c’è un giocatore del genere.

 

 

Come sono andate le franchigie nel Super Rugby?

Super Rugby crusaders

ph. Reuters

Mettiamola così: i Blues e gli Highlanders, le ‘peggiori’ delle cinque per posizione in classifica e punti conquistati, sono riusciti a battere i British & Irish Lions, le altre no. Solo questo dato potrebbe restituire la caratura delle due franchigie già citate e, soprattutto, delle altre tre. In stagione, le neozelandesi hanno perso soltanto quattro partite da avversari di altre nazioni e avrebbero mandato ai playoff tutte e cinque le proprie franchigie, se il sistema qualificazione si basasse semplicemente sui punti conquistati in stagione e non sulla provenienza geografica. I Lions sudafricani si sono confermati come l’unica forza in grado di impensierire il loro dominio, tanto da conquistare il primo posto in regular season (ma senza mai affrontare una neozelandese), ma prima gli Hurricanes e quest’anno i Crusaders hanno spezzato brutalmente i loro sogni di gloria. I primi hanno offerto probabilmente il miglior rugby del torneo, ma l’eccessiva melina e la mancanza di benzina nel momento decisivo a Johannesburg li ha estromessi dalla corsa; i secondi hanno coronato una stagione perfetta con la vittoria del titolo, pur uno stile di gioco per certi versi molto nord europeo e poco neozelandese, ovvero meno spettacolare e appariscente del solito.

 

 

Giocatori chiave e volti nuovi

Il XV tipo non si discosterà molto da quello che ha iniziato la serie contro i British & Irish Lions, ma che non è durato nemmeno un tempo a causa degli infortuni a Ben Smith e Ryan Crotty. Il primo comincerà i suoi sei mesi sabbatici dopo il doppio confronto contro l’Australia, lasciando una casella libera ad estremo per McKenzie per Havili; sarà interessante dunque capire come gestirà questo delicato passaggio Steve Hansen. Al centro, nonostante l’ascesa di Laumape e Lienert-Brown, dovrebbero essere Williams e Crotty a formare la cerniera centrale (sappiamo la rigidità delle gerarchie neozelandesi). Le ali dovrebbero essere Israel Dagg e Rieko Ioane, e il primo – insieme a Crotty – rappresentano due pedine fondamentali per intelligenza tattica e capacità di farsi trovare sempre al posto giusto nel momento giusto a risolvere qualsiasi grana. Il pack è ben definito, ma in prima linea ci sarà l’occasione per vedere due giovani interessanti come Nepo Laulala e Ofa Tu’ungafasi. Senza Jordie Barrett, bisognerà capire se i gradi di calciatore torneranno al fratello maggiore Beauden, non sempre una sicurezza soprattutto (ed è un po’ paradossale) su quelle piazzole apparentemente facili a causa della sua particolare tecnica di calcio, con cui tende a dare più effetto all’ovale rispetto al resto dei calciatori.

 

di Daniele Pansardi

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