Trentatré anni e capo allenatore del Petrarca: la nuova sfida di Andrea Marcato

Abbiamo intervistato il nuovo tecnico dei padovani, che fissa l’obiettivo per la prossima stagione di Eccellenza

andrea marcato rugby

ph. Reuters

Dici Andrea Marcato e pensi al drop che al Sei Nazioni 2008 fece esplodere il Flaminio consegnandoci la vittoria contro la Scozia. Ma ora, dopo una carriera da giocatore condita da 16 caps internazionali e da cinque scudetti tra Treviso e Calvisano, Andrea Marcato è pronto per il salto su una grande panchina. Dopo diverse stagioni come assistente tra Cadetta e prima Squadra, l’utility classe 1983 siederà come capo allenatore sulla panchina del Petrarca. Ecco cosa ci ha raccontato a proposito della stagione che lo aspetta e dei suoi obiettivi personali.

 

Andrea, ti conosciamo tutti come giocatore. La tua carriera da allenatore com’è iniziata?

Mi sono avvicinato al ruolo di allenatore cinque anni fa quando sono tornato a Padova. Inizialmente continuando a giocare in modo stabile avevo iniziato a seguire Under 16 e Under 18, poi ho affiancato Piero Monfeli nello staff della squadra Cadetta, quando era in Serie C e con cui abbiamo ottenuto la promozione in Serie B. Con l’arrivo di Andrea Cavinato ho dato una mano in Prima Squadra con i trequarti, mentre la scorsa stagione l’ho dedicata quasi a tempo pieno all’allenamento, sia qui al club che come assistente di Mattia Dolcetto al CdF U18 di Padova.

 

 

Per te sarà un’esperienza molto nuova. Cosa ti aspetti?

Ho pianificato il lavoro e so cosa voglio fare personalmente con la squadra, ma essendo una situazione per me nuova si svilupperà anche in divenire. A dicembre probabilmente tirerò le prime somme, l’obiettivo è ovviamente quello di far bene e giocarmi al meglio le mie chance. A livello di classifica, ovviamente puntiamo ai playoff: da due anni la società centra i playoff e non può essere altrimenti. Per essere una stagione soddisfacente a livello di risultati devono arrivare i playoff: per tutto il resto, molto dipenderà da quando e come ci arriveremo.

 

 

Il campionato si preannuncia ancora più competitivo dello scorso anno. Concordi?

Calvisano ormai ha una struttura e giocatori di primissimo livello, dagli stranieri confermati ai giovani che ogni anno arrivano. Rovigo ha cambiato molto ma la solidità dei Bersaglieri la conosciamo tutti: e gli arrivi stranieri annunciati promettono bene. Poi vedo bene le Fiamme Oro: gli ultimi due anni forse sono stati sotto le aspettative, ma hanno ottimi giocatori e reputo Guidi uno dei migliori tecnici italiani. I Medicei hanno forse fatto la campagna acquisti più importante di tutte: non ci sarà mai da rilassarsi e sarà un campionato combattuto anche per il blocco retrocessioni.

 

 

Pensi che influenzerà il gioco?

Tutte le squadre potranno giocare a viso aperto, schierando la formazione migliore e senza problema di turnover in vista delle sfide salvezza. Negli altri anni capitava magari che le due formazioni interessate dalla retrocessione preservavano la miglior squadra per le poche sfide chiave della stagione in ottica conferma della categoria e magari contro le squadre più quotate non schieravano il miglior XV dando il match come praticamente impossibile da conquistare.

 

A proposito di giocatori italiani, per ora in rosa avete soltanto due stranieri…

Abbiamo ancora liberi due dei quattro spot a disposizione (gli altri sono Acosta e Su’a, ndr). Ma potremmo considerare Gerosa e Santamaria i nostri stranieri, essendo giocatori di esperienza e che arrivano da un livello superiore. Purtroppo oggi portare in Italia giocatori stranieri veramente in grado di alzare il livello è difficile: lo è per le franchigie, figurarsi per noi club di Eccellenza. Al momento direi che la rosa è sostanzialmente al completo e non vedo necessità particolari.

 

 

A numero 10 siete forse corti con Rizzi unico vero playmaker…

Vero, ma Menniti-Ippolito, Ragusi e Benettin possono occupare quello spot. Per Antonio Rizzi credo sia un gran bello stimolo. Ha talento, noi gli diamo una bella opportunità.

 

 

Oltre a lui dal gruppo Under 20 sono arrivati Cannone e Lamaro, forse i due giovani più promettenti verso l’Alto Livello. Senti una particolare responsabilità nei loro confronti?

Devo fare i miei complimenti alla dirigenza, perché ha fatto un ottimo lavoro. Siamo contenti anche perché avranno al fianco giocatori di esperienza e ideali per crescere insieme: Gerosa, Saccardo, Salvetti, Conforti, Nostran, seconde e terze linee che potranno aiutarli ad inserirsi e crescere. Credo che impareranno molto e troveranno spazio.

 

 

Padova si presenta al via con l’Under 18 Campione d’Italia e una Cadetta fresca di promozione in Serie A. Dal punto di vista di crescita dei giovani, non si può chiedere di più…

Il progetto della Cadetta puntava ad arrivare il più velocemente possibile in Serie A e ci siamo riusciti con una doppia promozione. Per noi è fondamentale l’interscambio di giocatori Under 23 e ci sarà molto dialogo e confronto tecnico tra le due squadre. Poi chiaro che noi con l’Eccellenza iniziamo prima e ci testiamo ad un livello superiore, ma collaboreremo con gli staff, anche con allenamenti condivisi. Per quanto riguarda l’Under 18, per i ragazzi che vi arrivano o vi escono avere disposizione una squadra di Eccellenza e una di Serie A è uno scenario ideale per proseguire la propria carriera a seconda delle proprie capacità e delle proprie esigenze. Inseriremo anche qualche ragazzo in Prima Squadra, perché è giusto farlo: ricordo per me da ragazzo in Under 18 quanto fosse stimolante allenarsi con la Prima Squadra. Anche perché tocchi con mano quello che è il tuo obiettivo, il massimo livello del tuo club.

 

 

La scelta di Giuseppe Artuso come Direttore Generale servirà a garantire coordinamento?

Esatto, una figura di coordinamento tra questi tre livelli. Vogliamo ci sia il maggior coordinamento e creare la migliore sinergia.

 

 

Momento nostalgia. Che Eccellenza hai vissuto da giocatore e vivrai da allenatore rispetto a quella che hai conosciuto ai tempi degli Scudetti in Benetton a metà anni Duemila?

E’ un campionato più povero, inutile negarlo. Del resto quando le disponibilità economiche si riducono, tutto il resto viene di conseguenza. Senza andare troppo indietro con gli anni, a Treviso nel 2008 arrivò Fraser Waters, fresco vincitore di quattro Premiership e due Heineken Cup coi London Wasps. Quelle figure alzavano il livello. Ora ovviamente è tutto più difficile, la mancanza di fondi incide tantissimo. Dobbiamo trovare noi società assieme alla Federazione le soluzioni. Sicuramente i nostri ragazzi avranno maggior possibilità di giocare, quando ero giovane non avevamo tutte queste opportunità. Bisogna sempre vedere i risvolti positivi delle situazioni.

 

di Roberto Avesani

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