Michel Platini, il calcio e il rugby: e nel frullatore ci finisce il TMO

Antonio Raimondi parte dalle parole del presidente dell’UEFA per fare il punto della situazione sulla “moviola in campo”

ph. Jean Pierre Amet/Action Images

“Anche Einstein intervistato tutti i giorni farebbe la figura del cretino”. E’ una delle dichiarazioni illuminate di Michel Platini, uno che da calciatore faceva in campo cose speciali e al di fuori del campo diceva cose interessanti, nonostante le tante interviste. Oggi è presidente dell’Uefa, segno che con gli anni alla personalità ha aggiunto una buona dose di diplomazia. Platini ci dà l’opportunità di tornare sul TMO, in piena fase sperimentale. Infatti il Presidente dell’Uefa ha definito un disastro l’applicazione della moviola in campo nel rugby. Platini, con un’interpretazione parziale, ha cercato di rafforzare la sua posizione contraria all’introduzione della tecnologia a supporto degli arbitri di calcio. Non c’è quindi da stupirci, soprattutto perché Platini ha preso spunto da quanto è successo nelle prime giornate del campionato francese, evidenziato da un’inchiesta dell’Equipe, quando più che un disastro l’applicazione del TMO è stata un casino. Di buono, dal rugby, Platini vorrebbe prendere il sistema dell’espulsione temporanea, ma in questo caso non c’è bisogno di tecnologia, e più semplicemente si ristabilisce un principio risarcitorio a favore della squadra che subisce il fallo da cartellino giallo. E’ facile essere d’accordo, ci sarebbe da chiedersi cosa diavolo stanno aspettando quelli del calcio.

 

Lasciando perdere il disastro che vede Platini, noi che ci siamo abituati al TMO continuiamo a vederlo come un elemento positivo, anche se può capitare, come in Italia – Figi, che il primo tempo duri sessanta minuti, proprio a causa del continuo ricorso alla moviola. In questi primi mesi di applicazione della sperimentazione a livello mondiale, abbiamo assistito a tanti episodi che hanno messo in risalto alcune criticità. Il pericolo è esagerare e togliersi dalla responsabilità di decidere: l’arbitro di scarsa personalità si rifugia nel TMO, quello di grande qualità guida il TMO.
Un esempio? Nigel Owens, in questo momento di gran lunga il miglior arbitro in attività. Usa questa tecnologia nel modo corretto, sfruttando tutto ciò che il regolamento permette. Tra le novità c’è la possibilità di sfruttare la visione dello schermo gigante, quando presente allo stadio. Owens non si è fatto scappare l’occasione, utilizzando lo schermo gigante, per condividere con il TMO una decisione. Inoltre ha la capacità di mantenere lucidità e di fare la domanda giusta al TMO, seguendo le opportunità del protocollo di comunicazione, comunicando già il suo punto di vista: “per me è successo questo, mi puoi confermare che sia andata così?” In un certo senso Owens si mette al sicuro da cattive interpretazioni.

 

Il pericolo di esagerare non è limitato all’applicazione e ad un arbitro di scarsa personalità. Si è esagerato infatti, quando tra gli episodi giudicabili dal TMO si è voluto inserire anche il passaggio in avanti. Le riprese televisive, solo in rari casi, possono dare immagini in cui è chiaro e ovvio che ci sia stato il passaggio in avanti. E’ auspicabile che, fino a quando la tecnologia non offrirà maggiori sicurezze, venga escluso dagli episodi per i quali può essere richiesto il TMO. Positivo invece il potere del TMO di fare una segnalazione all’arbitro, esattamente come possono fare i giudici di linea. Sommando arbitro, giudici di linea e TMO diventa praticamente impossibile perdersi il gioco violento e questo dovrebbe costituire un importante deterrente al gioco pericoloso.
Per concludere questa sperimentazione non è un disastro, ma necessita di qualche piccolo aggiustamento. Gli errori continueranno ad esserci, ma la tecnologia può aiutare a ridurli. La vera questione, e su questo possiamo insegnare qualcosa al calcio, è culturale e di accettazione dell’errore dell’arbitro, ma dobbiamo stare molto attenti, perché il professionismo può farci prendere la scorciatoia che porta al deprecabile andazzo calcistico. Due sono le questioni per il futuro: non smettere mai di analizzare e anticipare i cambiamenti del nostro sport per adeguare le regole (è ormai maturo il momento di parlare seriamente dell’ipotesi di inserire il doppio arbitro) e rendere trasparenti i processi di selezione e di carriera degli arbitri.

 

di Antonio Raimondi

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