La Champions Cup è sempre la Champions Cup

Passano gli anni, cambiano i format e cambia la competizione, ma resta invariata l’assoluta bellezza delle fasi finali della coppa regina

Louis Bielle-Biarrey segna in acrobazia nella semifinale di Champions Cup tra Bordeaux e Tolosa – ph. ROMAIN PERROCHEAU / AFP

Non c’è bisogno di tirare in ballo la mitologia norrena o la guerra tra gli abitanti del monte Olimpo e i Titani per parlare di caduta degli dèi: basta aver vissuto un fine settimana come quello delle semifinali di Champions Cup, dove le due squadre più titolate di sempre, Tolosa e Leinster, sono finite a gambe all’aria per opera di impreviste avversarie, l’una mai giunta a giocare una finale di coppa e l’altra che non ci si avvicinava da 14 anni.

La finale dell’edizione 2024/2025 della coppa regina, dunque, sarà Bordeaux-Northampton Saints, un abbinamento rinfrescante dopo che nelle ultime quattro stagioni tre sole squadre avevano ruotato nelle due posizioni di finalista.

Le due semifinali sono state partite eccezionali, tuttavia, non solo perché hanno visto vincere le squadre che non godevano dei favori del pronostico alla vigilia.

Leggi anche: Champions Cup: gli highlights di Bordeaux-Tolosa

Sono state semplicemente gare di bellezza assoluta, giocate al massimo dell’intensità fisica, della perizia tecnica e tattica, della pianificazione strategica.

Mentre in altri sport, come il calcio e il basket, le competizioni tra le squadre di club hanno da tempo superato per livello qualitativo espresso quelle tra le nazionali, il rugby internazionale continua ad essere il massimo rango della palla ovale. I test matches consentono di vedere all’opera l’èlite assoluta del gioco in termini di atletismo e intensità e ogni partita ha un lavoro di preparazione e dettaglio esiziale.

La Champions Cup è l’unica competizione che si avvicina e, in alcuni casi come per l’appunto le semifinali di sabato e domenica, pareggia o addirittura supera il livello di una partita internazionale.

Una caratteristica, questa, che rimane immutabile nel tempo nonostante il passare gli anni, il mutamento del format e del contesto sportivo nel quale la Champions si svolge.

È vero che oggi la coppa regina non è più quella di una volta, dove ogni singola partita contava e tutto era in bilico dall’inizio alla fine. Vediamo sempre più spesso squadre che dopo i turni iniziali mollano progressivamente, una volta consapevoli di non poter andare poi molto avanti. La Champions è diventata una competizione ulteriormente elitaria: dopo una fase iniziale che ha visto 13 finaliste diverse in 11 anni, la fase centrale ha visto restringersi le aspiranti al titolo con Tolone, Saracens e Leinster che si sono spartite la coppa per 9 anni consecutivi, pur con avversari molto diversi, ma quello che accade adesso è che già in partenza si conoscono i nomi del ristretto lotto di squadre che possono ambire a vincere la Champions.

Con il nuovo format varato da qualche anno la fase a gironi è un po’ meno appassionante e i quarti di finale giocati immediatamente dopo gli ottavi rischiano di penalizzare alcune squadre, specie quelle che devono affrontare una doppia trasferta, e di conseguenza anche lo spettacolo.

Però poi arrivano weekend come questo e non c’è niente che regga il confronto. Basta guardare a come Leinster ha pensato a come mettere in difficoltà Northampton con una combinazione studiata a tavolino in conseguenza di un calcio d’inizio calciato in una certa zona dagli inglesi, o viceversa alla meta dei Saints ricaricando dalla parte chiusa per evadere la difesa sempre densa degli irlandesi: c’è dietro un lavoro di preparazione enorme.

Leggi anche: Champions Cup: disastro Leinster! In finale ci va Northampton. Gli highlights della semifinale

Chi ha avuto la fortuna di poter vedere le gare di Top 14 tra Bordeaux e Tolosa di quest’anno si sarà accorto di come lo scontro diretto di stagione regolare in campionato fosse una partita a carte in spiaggia rispetto a quello che è successo davanti agli spalti gremiti del Matmut-Atlantique domenica.

E poi RG Snyman maltrattato come un ragazzino inesperto, Louis Bielle-Biarrey che corre e sembra neanche tocchi il prato, Sam Prendergast che mette in luce tutti i suoi pregi e tutti i suoi difetti a 22 anni in una semifinale, Maxime Lucu che veste i panni del petit general, Henry Pollock che segna un’altra meta senza senso.

Insomma grazie, Champions, per continuare a essere te stessa, anno dopo anno. C’è ancora un pezzetto di coppa da godersi. Arriva il 24 maggio, più o meno ottantamila fortunati vedranno la finale dalle tribune del Millennium Stadium di Cardiff (qui il link alla biglietteria), altre centinaia di migliaia la seguiranno davanti a uno schermo (qui il link a EPCR TV). Non è il caso di prendere impegni.

 

Lorenzo Calamai

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