Will Jordan a caccia del record di mete nella storia della Rugby World Cup

Il trequarti ala degli All Blacks a un passo dalla storia

Will Jordan – ph Sebastiano Pessina

Will Jordan era un protagonista annunciato fin dall’inizio della Coppa del Mondo. La facilità con cui riusciva (e riesce) a segnare poteva diventare un fattore determinante per gli All Blacks.

Dopo la tripletta all’Argentina appare chiaro che il pronostico era azzeccato: l’ala dei Crusaders ha eguagliato il record di otto mete in una singola RWC.

In questa speciale classifica accanto a lui troviamo dei mostri sacri del gioco come Jonah Lomu, top scorer del 1999, Julian Savea anche lui con 8 segnature nel 2015 e Bryan Habana miglior metaman nella RWC vinta dai Boks nel 2007.

Jordan che sabato 28 ottobre molto probabilmente giocherà la finalissima di Parigi contro il Sudafrica ha ancora una possibilità per diventare il primo della graduatoria. Le finali sono spesso partite molto chiuse, ma proprio la sua velocità e il suo innato fiuto per la meta possono diventare le armi giuste per sconfessare questo dogma.

Leggi anche: Protagonisti mondiali: Will Jordan è pronto per entrare nell’Olimpo

Will Jordan a caccia del record di mete nella storia della Rugby World Cup

Parlando attraverso i canali ufficiali della federazione neozelandese il trequarti ala classe 1998 ha dichiarato che durante il suo percoroso di crescita il suo giocatore preferito è stato Dan Carter, ma dal punto di vista delle ali, Joe Rokocoko, Ben Smith, Julian Savea e Israel Dagg hanno contribuito al suo approccio al gioco.

Will Jordan ha segnato 31 mete in 30 test per gli All Blacks, un dato che certifica una prolificità clamorosa.

“Non sono uno che controlla i numeri. Mi è sempre piaciuto il gioco in sostegno, stare nel contesto dell’azione e leggere gli scenari di gioco. Mi concentro soprattutto su questo. Non è tanto legato alle mete che faccio perché a volte ne segni alcune come ieri sera (dopo il match con i Pumas) in cui semplicemente prendi la palla e ti tuffi.”

“Si tratta più di essere coinvolto nel gioco, di cercare di emergere e dare un sovrannumero all’attacco – ha concluso Jordan – è sempre bello tuffarsi e segnare mete, ma non è l’indicatore principale che uso per capire come sto andando”.

Riflessioni di una stella che sa essere uomo squadra e fa capire bene quanto la coralità della manovra offensiva sia al centro del piano di gioco degli All Blacks.

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