Il saluto al rugby di Sergio Parisse

Attraverso i suoi canali social, l’ex capitano azzurro ha ripercorso i momenti più intensi di una carriera stellare

Sergio Parisse rinnova con Tolone e continua la sua incredibile carriera (Photo by NICOLAS TUCAT / AFP)

Sergio Parisse con la maglia del Tolone (Photo by NICOLAS TUCAT / AFP)

La carriera di Sergio Parisse è terminata ufficialmente la settimana scorsa nella partita di Top 14 che vedeva contrapposto il Tolone al Bordeaux.

Un lunghissimo applauso da parte del pubblico dello Stade Mayol ha accompagnato il numero 8 dei rossoneri, al passo d’addio dopo un’avventura professionistica lunga più di 20 anni.

Tutto il mondo del rugby internazionale ha tributato parole importanti nei confronti di un atleta che ha scritto la storia del rugby italiano e non solo di esso.

Dopo aver concluso l’attività di campo è arrivata anche la lunga riflessione da parte di Parisse, che attraverso i suoi canali social ha ripercorso le tappe di questa storia ovale unica, in un emozionante post di addio al rugby giocato.

Il saluto al rugby di Sergio Parisse

Le riflessioni dell’ex capitano Azzurro hanno toccato un po’ ogni momento del suo percorso sportivo iniziato a La Plata in Argentina e concluso in Francia. Fra i ringraziamenti vengono citate delle persone che hanno avuto un ruolo centrale nella sua crescita umana e professionale.

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A partire da John Kirwan che lo ha fatto esordire in nazionale a 18 anni, passando a Max Guazzini che ha creduto in lui e lo ha coinvolto nell’avventura dello Stade Francais, fino a Nick Mallett che gli ha dato i gradi di capitano a soli 24 anni.

Questo il messaggio completo scritto da Parisse: “Ricordo le prime indicazioni dell’allenatore: “si passa indietro la palla” ..eh si, correre e avanzare passando la palla all’indietro o al massimo sulla stessa linea.
All’inizio non era così scontato, ma giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento, diventò normalità…fissavo il pallone mentre girava per cercare di anticiparne la direzione prima del rimbalzo a terra…che bello,che ricordi!
Se dovessi descrivere il preciso istante in cui capí che il rugby non era solo un passatempo ma qualcosa di molto più grande ,direi che la risposta più vicina alla verità sia quando all’età di 8 anni partecipai ad un torneo con il mio club…Ricordo un’azione precisa che ha fatto scattare in me qualcosa che mi sarei portato dentro durante tutta la mia carriera: due ragazzi si passavano la palla correndo verso l’area di meta, tranquilli quasi scherzando , mentre i miei compagni li guardavano da lontano senza provare nemmeno a fermarli.. allora iniziai a correre disperatamente per cercare di placcarli e non farli segnare e dopo un lungo sprint, quando raggiunsi quello che aveva il pallone in mano, feci un tuffo per placcarlo da dietro,prendendo una tacchettata sul viso…uscì parecchio sangue dal naso e bocca..
Dopo quel giorno, e per tutte le altre partite che ho giocato fino ai miei 39 anni mi sono detto che volevo essere più forte degli altri , volevo essere io ad avere il pallone in mano e a correre per segnare la meta. Dio solo sa quante altre volte ho perso in vita mia e quante altre mi sono fatto male, ma da quel giorno non ho piu mollato la palla da rugby , a casa, in giardino, a scuola…andavo al club 2/3 ore prima dell’ allenamento a fare passaggi cercando di beccare dei bersagli: le H, una bandierina, un gradino della tribuna, perfino mia sorella, a casa, doveva prendere la palla che gli passavo o calciavo…avevo diversi tipi di pallone ,sempre da rugby, alcuni piu grandi, altri più piccoli, altri in gommapiuma con i quali mi allenavo a calciare dei drop in cucina …quanti ricordi…quanti anni sono passati…sembra davvero che il tempo sia volato, quanto vorrei continuare a giocare.
Non penso riuscirò mai a spiegare il sentimento che proverò a vita per il rugby e da quel giorno, anni ‘91 ad oggi, 2023, ho sempre cercato di essere il miglior giocatore di rugby possible!
Grazie papà per aver giocato a rugby, grazie mamma per avermi portato a giocare ogni settimana, anche con 39’di febbre per vedere l’allenamento dei miei compagni , o quando l’allenamento veniva annullato per la pioggia e ti chiedevo di portarmi comunque, nel caso in cui ci fosse stato qualche altro ragazzo presente per fare anche solo due passaggi …e grazie a mia sorella, per essere stata la mia “compagna di squadra in casa” per tantissimi anni;
Grazie ad ogni singolo allenatore, dai primi del Club Universitario de La Plata,a quelli delle
Nazionali giovanili, quelli della Benetton Rugby;
Grazie a J. Kirwan per aver creduto in me a soli 18 anni facendomi esordire in nazionale maggiore, grazie a Max Guazzini per avermi permesso di scoprire Parigi e lo Stade Français, grazie a Nick Mallet per avermi avermi affidato la fascia da capitano a 24 anni e grazie ad ogni singolo allenatore avuto in Francia e durante le mie 142 presenze in maglia azzurra; Grazie al Tolone per avermi adottato da “grandicello” dandomi la possibilità di vincere un trofeo europeo a quasi 40 anni.
Grazie ai miei tifosi: come voi non esiste nessuno al mondo! il vostro affetto e sostegno incondizionato hanno reso speciali i successi e più sopportabili le delusioni;
Grazie a te amore mio per essere entrata nella mia vita nel mio momento più buio, facendomi scoprire cosa fosse l’amore, sostenendomi in ogni singolo momento e regalandomi due figli meravigliosi che sono il nostro orgoglio più grande!
E per ultimo, ma non meno importante (come direbbe Snoop Dog) vorrei ringraziare ME! Vorrei ringraziare ME per aver sempre creduto in ME, vorrei ringraziare ME per aver lavorato sempre di più, facendo sacrifici invisibili per tutti ma che hanno fatto la differenza! Vorrei ringraziare ME per essere stato sempre coerente e sincero in ogni singolo momento di questa lunga e fantastica vita da giocatore di rugby.”

 

Parisse ha poi concluso il suo pensiero ricordando ai tifosi quanto la forte motivazione personale lo abbia spinto a dare sempre il meglio, anche quando le difficoltà da affrontare erano invisibili agli altri.

Il post ha ricevuto un numero molto alto di interazioni a dimostrazione dell’affetto provato dai tifosi del rugby internazionale verso un giocatore infinito, che solo in Azzurro è stato capace di accumulare 142 presenze.

 

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