Bryan Habana racconta: la Champions Cup e il matrimonio di suo fratello

L’ala del Sudafrica svela – a distanza di anni – un clamoroso aneddoto della sua vita ovale

Bryan Habana

Bryan Habana in azione con la maglia del Tolone (Photo by SYLVAIN THOMAS / AFP)

Bryan Habana non era solo gambe veloci e voglia di andare in meta. A distanza di anni l’ala degli Springboks, che nell’ultima parte della carriera a livello di club ha indossato la maglia del Tolone, ha raccontato un simpatico aneddoto sulla sua vita ovale.

Con un’ideale macchina del tempo torniamo a domenica 19 aprile 2015: allo stadio Velodrome di Marsiglia si gioca la semifinale di Champions Cup fra il Tolone e il Leinster. La partita è molto combattuta, in campo – come previsto da tutti nei giorni antecedenti alla gara – c’è battaglia.

Fra i “Galacticos” francesi c’è anche Bryan Habana, che però all’inizio della contesa non sembra essere pienamente concentrato: il giorno dopo infatti lo Springboks dovrebbe essere nel suo Paese natale per il matrimonio di suo fratello, ma pur avendo i biglietti in mano per il viaggio aereo non ha ottenuto il permesso di partire nè dal presidente Mourad Boudjellal nè dall’allora capoallenatore Bernard Laporte (oggi presidente della Federazione Francese di Rugby).

Il trequarti non sfodera la migliore delle prestazioni, mentre il match – come da pronostico – vede le due squadre praticamente equivalersi. All’ottantesimo lo score è inchiodato sul 12-12: si va ai supplementari.

Bryan Habana ha un problema da risolvere: far finire al più presto la partita e volare da suo fratello e per farlo conoscere un solo modo, andare in meta.

Detto, fatto. Al 90′ si accende con un intercetto: intuizione, scippo dell’ovale e corsa in una prateria desolata di quel che resta della difesa degli irlandesi. E’ la giocata che rompe definitivamente l’equilibrio e consegna la finale al Tolone.

Si chiude sul 25-20 a Marsiglia scatta la festa. Al termine della partita Habana e Laporte si abbracciano: “Bernard il matrimonio di mio fratello?” – gli chiede il sudafricano – “Vacci pure – gli risponde l’allenatore – se necessario ti pago io il biglietto”.

Tutto è bene quel che finisce bene (dal minuto 1:50 per vedere l’intercetto, la meta e poi l’esultanza)

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