I club francesi fanno pressione sui giocatori di Tonga e Samoa per non partecipare alla Rugby World Cup

Lo denunciano membri degli staff tecnici delle due nazionali. Una pratica non nuova, che World Rugby non è riuscita ancora a contrastare

ph. Sebastiano Pessina

Steve Jackson, allenatore di Samoa, ha reso note le difficoltà che i propri giocatori di stanza in Francia stanno incontrando, dato che i loro club stanno facendo pressioni per non farli partecipare alla Rugby World Cup in Giappone.

Secondo quanto riporta il neozelandese Stuff.co.nzJackson ha dichiarato che già diversi giocatori gli si sono rivolti, lamentando richieste da parte dei propri club di non rispondere alla convocazione e rendersi indisponibili per il mondiale.

“I club dicono di non fare pressioni, ma in effetti le fanno. I giocatori ricevono pressioni dai club. Semplicemente, non è giusto mettere queste decisioni in mano ai giocatori. Ci piacerebbe avere alcuni giocatori che però non verranno alla coppa del mondo puramente per questo motivo.”

“Non è che loro non vogliano venire, ma le pressioni che ricevono dalle società e i benefici economici di restare al club sono piuttosto alti.”

Secondo le norme di World Rugby, ai club è proibito impedire ad un proprio tesserato di rispondere alla chiamata della sua squadra nazionale. Tuttavia la maggior parte delle squadre francesi ricorre a pressioni non pubbliche sui giocatori per averli a disposizione durante il periodo del mondiale. Sul banco degli imputati ci sono i club del Top 14 e del ProD2 perché la stagione domestica francese incomincerà in contemporanea con la coppa del mondo, a settembre. Pertanto la permanenza dei giocatori isolani è funzionale al loro interesse, e si tratta inoltre degli atleti con minor potere contrattuale.

La deprecabile situazione è stata confermata da altre due voci, l’assistente allenatore di Tonga Pita Alatini e Dan Leo, il presidente della Pacific Players Welfare, l’associazione che tutela gli interessi dei giocatori originari delle isole.

Secondo Alatini, Tonga si trova in una situazione simile a quella di Samoa: “È una situazione che dobbiamo affrontare da sempre, nella quale ai giocatori vengono offerti migliori contratti se rimangono piuttosto che andare alla coppa del mondo. Si tratta poi del valore che la maglia ha per ogni individuo, comparata a quanto viene offerto a livello monetario.”

Dan Leo lamenta invece sui social di essere stato a propria volta contattato da diversi giocatori isolani per essere messo al corrente delle pressioni ricevute.

“E’ triste che ad ogni coppa del mondo tutto questo si ripeta. Si tratta di una delle aree in cui World Rugby deve fare pulizia per far diventare questo un gioco davvero globale.”

Non è certo una novità, infatti, il comportamento tenuto dai club francesi. Nel 2012 l’Independent riportava in un’inchiesta in proposito le parole di due ex giocatori delle Fiji, Simon Mannix e Nicky Little (visto anche in Italia), che confermavano le tattiche intimidatorie delle squadre. Secondo Mannix il Racing 92 pagò allora Jone Qovu, Josh Matavesi e Sireli Bobo per non partecipare al torneo iridato. Little confermava, accusando i club di tutta Europa di bloccare i compensi dei giocatori isolani nei periodi in cui si trovavano con le loro squadre nazionali.

In questi otto anni World Rugby ha cercato di contrastare per quanto possibile il fenomeno, senza riscuotere particolari successi. Anche a questa Rugby World Cup, insomma, le squadre isolane dovranno rinunciare ad alcuni dei loro giocatori per gli interessi dei club più ricchi del pianeta.

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