Pro14: verso il derby italiano

Domenica comincia la serie tra Zebre e Benetton: come arrivano le due squadre alla doppia sfida di fine anno?

ph. Massimiliano Carnabuci

L’anti-vigilia di Natale è a tema rugby, come di consueto. Zebre e Benetton si rituffano nel Pro14 dopo due settimane di coppe europee e lo fanno preparandosi alla doppia sfida di fine anno, bivio fondamentale per le ambizioni di entrambe le franchigie e per comprendere ancor più a fondo quali potrebbero essere i traguardi da raggiungere nei mesi successivi.

Storicamente non sono sfide belle o divertenti, vuoi per la tensione di un match così importante (anche in chiave nazionale) vuoi per il basso livello delle due squadre nel triste periodo tra il 2014 e il 2017, ma nell’ultima stagione il prodotto offerto è stato migliore. Complici i progressi del Benetton con Crowley e la svolta delle Zebre con Bradley, le tre sfide giocate lo scorso anno sono state indubbiamente più ricche di contenuti e interessanti dal punto di vista tecnico-tattico a differenza di quelle degli anni precedenti, anche per le due filosofie di gioco piuttosto diverse tra di loro.

Il pragmatismo del Benetton ebbe la meglio nelle prime due sfide contro lo spirito garibaldino delle Zebre, che inaspettatamente si riscattarono all’ultima giornata davanti a un Monigo pieno come poche volte nelle ultime stagioni, cogliendo di sorpresa una squadra forse arrivata senza gli stimoli e la concentrazione adeguata alla sfida.

A prescindere dai risultati, furono comunque degni di nota i “contrasti” tra la fisicità, la costruzione ordinata e la difesa rocciosa del Benetton e le variazioni offensive, l’entropia e la voglia di giocare ogni pallone da parte delle Zebre. Il tutto ad un livello più che consono al Pro14: meno palloni a terra, meno conservatorismo, più coraggio nel prendere l’iniziativa e qualità individuali più pronunciate e sviluppate.

Le due squadre oggi

Il Benetton, al terzo anno di gestione Crowley, sembra aver inserito nel proprio bagaglio più soluzioni offensive e più confidenza nel giocare palla in mano, avvicinandosi in questo senso alla filosofia delle Zebre. Si potrebbe dire che la manovra dei biancoverdi è meno standardizzata rispetto alla passata stagione, che si vede nella maggiore ricerca degli offload (10,8 a partita) e in un ventaglio di soluzioni più ampio, frutto del periodico lavoro svolto sulla rosa dallo staff.

Le dinamiche di gioco dei ducali sono invece rimaste sostanzialmente le stesse, a prescindere dagli aggiustamenti che si possono fare a seconda dell’avversario. E tutto, come di consueto, ruota attorno alla verve e allo stato di forma di Carlo Canna. Anzi, sarebbe più corretto da dire dalla sua presenza, visto che l’ultima partita vinta dalla franchigia federale senza il beneventano in campo risale al 16 gennaio 2016 (Worcester-Zebre 15-22, a numero 10 giocava Haimona). La sua centralità, insomma, è indiscutibile, per come riesce a muovere le pedine sulla scacchiera e per come sa alzare improvvisamente il ritmo delle Zebre con una fiammata delle sue.

Più in generale, in fase di costruzione i ducali sembrano essere maggiormente efficaci rispetto ai veneti (hanno un maggior numero di difensori battuti e clean break), ma la fase di finalizzazione premia evidentemente i Leoni.

Canna, invece, è comunque croce e delizia dei ducali e, come noi, lo sa bene anche il Benetton nel bene e nel male. Se i biancoverdi dovessero riuscire a bloccare l’istinto e la creatività dell’apertura avversaria, avrebbero svolto probabilmente più di metà dell’opera. Proprio la fase difensiva è – forse più dell’attacco – il tratto più distintivo delle due squadre.

Le Zebre adottano generalmente un sistema più aggressivo e fatto di costanti salite rovesciate a togliere respiro all’esterno, in cui i giocatori sembrano esaltarsi particolarmente riuscendo a mantenere la copertura di tutto il campo con buona regolarità. I problemi nascono nel momento in cui sono costrette a difendersi per tanti minuti consecutivi – per esempio contro Ospreys e Cardiff Blues -, quando esce fuori la differenza di cilindrata rispetto a squadre più attrezzate (e il Benetton sarebbe una di queste, se dovesse riuscire ad avere la superiorità nel possesso).

Quella dei trevigiani è forse più attendista, meno spregiudicata e punta a rosicchiare spazio all’attacco placcaggio dopo placcaggio, facendo valere la fisicità e la ruvidità dei suoi uomini nei placcaggi. Per i Leoni, però, non sembra essere stato ancora risolto fino in fondo il problema della difesa da prima fase, che è costata almeno due partite (Edimburgo e Cheetahs) e tanti punti in classifica. Sarà un test interessante contro i lanci di gioco delle Zebre e i tagli interni delle loro ali.

Sempre se le Zebre riusciranno ad avere palloni giocabili dalle loro fasi statiche, naturalmente. Con il passare delle settimane, la squadra di Bradley ha aggiustato qualcosa in mischia e in touche (dove la percentuale di riuscita è un preoccupante 79,24% finora), ma entrambe le fasi restano di qualità inferiore rispetto a quelle più solide ed efficaci del Benetton. Tutte e due le squadre, ad ogni modo, possono contare su alcuni “scippatori” di qualità: Biagi da una parte (5 rubate nel Pro14 fin qui) e Steyn e Budd dall’altra (4 rubate il sudafricano, 2 per il neozelandese nell’ultima partita contro gli Harlequins).

In conclusione

Il Benetton parte sempre con i favori del pronostico, ma su questo ci sono pochi dubbi: budget e risorse superiori, rosa più profonda, maggiori possibilità di avere anche in panchina uomini adatti a cambiare la partita, più qualità in alcuni ruoli e come detto delle fasi statiche in teoria più strutturate. Le armi delle Zebre possono altrettanto affilate e pericolose, ma a parità di prestazione difficilmente potrebbero bastare per avere la meglio del Benetton, come successo per esempio nel derby dello scorso dicembre al Lanfranchi con vittoria dei biancoverdi per 16-20. In ogni caso, potrebbe regnare l’equilibrio.

Daniele Pansardi

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