Cosa dovrebbe fare Ryan Crotty?

Il centro degli All Blacks ha subito il sesto trauma cranico degli ultimi 15 mesi, un numero davvero alto. Per alcuni dovrebbe ritirarsi

A sinistra Ryan Crotty (ph. Reuters)

Al 13esimo minuto di Australia-All Blacks disputata sabato, durante una normale azione di gioco Jack Goodhue colpisce involontariamente con una violenta testata al mento il suo compagno di squadra e di reparto Ryan Crotty. Per il 30enne trequarti centro è stato un colpo da KO: il giocatore non ha perso conoscenza, ma era chiaro a tutti subito dopo l’impatto che non avrebbe più potuto riprendere la partita neanche dopo la prima fase dell’Head Injury Assessment (l’HIA, il protocollo per valutare le concussion) negli spogliatoi.

Quest’episodio ha fatto aumentare la preoccupazione in Nuova Zelanda (e in generale nel mondo del rugby) attorno alle condizioni di salute di Crotty, per un motivo tanto inquietante quanto semplice: è il sesto trauma cranico subito negli ultimi quindici mesi, più precisamente a partire dal 15 maggio 2017. Un numero davvero molto alto, soprattutto se si considerano le possibili conseguenze di tante commozioni cerebrali sul medio e lungo termine e nella vita di tutti i giorni.

Crotty non potrà prendere parte al match di ritorno a Auckland contro i Wallabies in programma sabato 25, ma come ha specificato anche Steve Hansen le visite mediche effettuate nelle ultime ore non escludono un suo rientro più in là nel corso del Rugby Championship. Per molti altri, commentatori, giornalisti e appassionati di rugby, Crotty invece dovrebbe pensare seriamente al ritiro, vista la situazione particolarmente grave e i rischi che comporta il possibile ritorno in campo

“Davvero i campanelli d’allarme non possono suonare più forte? – ha scritto Duncan Johnstone in un editoriale sullo Stuff – Quando pugile dei pesi massimi Joseph Parker ha subito il primo KO della sua carriera pro in 26 match e alcuni, tra cui una persona a lui vicina in precedenza, lo hanno supplicato di appendere i guanti al chiodo. Parker continuerà a boxare. Dove porterà questa situazione per Crotty? È la natura ripetitiva dei colpi subiti a preoccupare, oltre che gli effetti a lungo termine che questi possono provocare”.

Le possibili tentazioni per Crotty, che ha già vinto quasi tutto con club, franchigia e All Blacks, possono essere solo due, secondo Johnstone: la Coppa del Mondo e un ingaggio molto remunerativo all’estero a fine carriera. “Ma non può esserci nessun prezzo per la salute. […] Solo lui sa nel profondo come si sente e, in definitiva, ogni decisione spetta a lui. Ma, guardando dall’esterno, vedere certe cose fa molto male”.

Secondo Guy Heveldt di 1 News, invece, non bisognerebbe saltare a conclusioni affrettate e cominciare a parlare subito di ritiro. Il giornalista aveva parlato con Crotty a giugno, dopo la quinta concussion subita contro i Blues: “Mi ha detto che sono tutte piuttosto differenti l’una dall’altra. Ed è una cosa importante. Quella rimediata contro i Blues era quasi innocua, ma ha richiesto molto tempo per il recupero”. Crotty, infortunatosi il 19 maggio, tornò a giocare con i Crusaders dopo quasi tre settimane, il 6 giugno.

Un’altra opzione da contemplare per Crotty potrebbe essere un periodo sabbatico, che può diventare prezioso per massimizzare il recupero dagli infortuni e scrollarsi di dosso eventuali ansie sulla propria salute. Per il 29enne, al momento l’unico periodo utile per staccare definitivamente dal rugby sarebbe quello attuale, che gli consentirebbe di restare fermo fino a fine anno e poi iniziare la preparazione in vista del Super Rugby 2019 e della Coppa del Mondo in Giappone.

In tal caso, Crotty seguirebbe le orme di fuoriclasse come Richie McCaw, Conrad Smith, Dan Carter tra il 2012 e il 2013, per ultimo, Ben Smith, assente dai campi da rugby dall’agosto 2017 fino allo scorso febbraio, anche se nessuno dei quattro aveva deciso di fermarsi a causa delle troppe concussion subite. Nel 2015, invece, qualcuno fu effettivamente costretto a prendersi una pausa proprio per l’eccessivo numero di traumi cranici rimediati nel giro di poco tempo: si trattava di George North, KO per quattro volte in altrettanti mesi tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015. In quel caso lo stop fu di un mese, ma poi di fatto il gallese concluse il 27 marzo la propria stagione con il Northampton.

Crotty, considerato un giocatore molto influente negli schemi di Hansen e cervello difensivo degli All Blacks, a giugno aveva parlato delle concussion proprio in seguito al trauma cranico riportato contro i Blues a maggio, dicendo che nemmeno dopo il quinto episodio aveva considerato il ritiro, visti i consigli e i trattamenti medici ricevuti. “Se non dovessi riprendermi da una commozione cerebrale con la stessa rapidità con cui tendo a fare, allora forse penserei di farlo – aveva dichiarato.

“Nell’ambiente sono tutti molto diligenti a riguardo, e incontrando diversi dottori specializzati sono diventato diligente con me stesso a mia volta. All’inizio di ogni stagione vengo messo alla prova, per assicurarmi di essere allo stesso punto ogni volta. Se i risultati fossero stati in peggioramento, allora avrei guardato a questa cosa in maniera più profonda, ma fino a quel momento sono felice di continuare ad andare in campo e a mettermi in gioco”.

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