Il rugby di Isabella Locatelli, tra Italia femminile e i grillitalpa di David Pocock

Con l’azzurra della squadra di Di Giandomenico abbiamo svariato dal Sei Nazioni al campionato femminile

ph. Federugby

Gli zero punti in classifica dopo due gare non la preoccupano, anzi. Isabella Locatelli è carica in vista della seconda parte del Sei Nazioni 2018 da vivere con le sue compagne: lei che al suo attivo ha già 18 caps in azzurro da terza linea. Il flanker lombardo ci ha voluto raccontare le sue impressioni sulle prossime partite e non solo.

Dopo il Mondiale 2017, il gruppo è stato protagonista di una rivoluzione in termini di rinnovamento: molte veterane hanno concluso la loro attività e tante giovani invece hanno iniziato il loro percorso di inserimento. Tu insieme ad altre sarai una delle leader, come ti senti?
In realtà non mi sento neanche esageratamente esperta, perchè non gioco neanche da così troppo tempo in azzurro. È una cosa a cui non cerco di pensare, mi concentro più sul giocare partita per partita.

Entriamo nel merito del Sei Nazioni 2018: le prime due partite contro Inghilterra e Irlanda, seppur con esiti uguali, sono andate in maniera molto diversa. Cosa vi portate dentro?
Contro l’Inghilterra è stata per noi un po’ la partita della vita: ci abbiamo messo il cuore e chiudere il primo tempo sul 7-7 è stata un’emozione non indifferente. Nel secondo tempo, poi, sono ripartite pigiando il pedale dell’acceleratore e ci hanno battute, anche se il 7-42 finale non credo sia stato un risultato veritiero.
Dalla sfida contro l’Irlanda invece ci portiamo dentro sicuramente qualche rimpianto in più: è stato un duello imprevedibile per molto tempo, anche per via delle condizioni atmosferiche, siamo rimaste in partita più tempo ma ci siamo giocate male le nostre chance facendo qualche scelta sbagliata e ansiosa.

All’orizzonte ora c’è la Francia, che sulla carta è un’altra partita proibitiva, cosa dobbiamo attenderci?
Sicuramente non sarà una partita facile, ma secondo me neanche impossibile. Ci proveremo e giocheremo per vincere.

Resteranno poi nell’ordine Galles e Scozia da fronteggiare, le quali sembrano essere rivali più alla nostra portata considerando anche i precedenti?
Sulla carta è così, anche se fino al momento in cui le affronteremo realmente sul campo non possiamo sapere a che livello sono in questo momento. Non c’è dubbio comunque, che siano due nazioni in crescita e che hanno deciso di investire nei loro movimenti femminili.

Hai utilizzato un verbo che in questo momento sembra essere sulla bocca di tutte le persone impegnate nel movimento rugbistico italiano: investire. Cosa pensi delle modifiche apportate al campionato italiano?
Non sono così avvezza a parlare di queste cose, perchè come ti ho detto prima sono una che pensa più a giocare. Di sicuro però sono entrate tante nuove squadre e il livello di competitività si è alzato: squadre come Colorno e Valsugana, poi, dimostrano sempre più di tenerci ad essere protagoniste anche nei tornei al femminile.

Torniamo ora a parlare di rugby internazionale: in molte sfide perse dall’Italia, le problematiche maggiori sono state identificate negli impatti fisici e nell’ultimo quarto di gara. Tu che idea ti sei fatta?
Siamo un gruppo molto giovane in tanti elementi e quindi l’inesperienza è un prezzo da pagare soprattutto in queste sfide. Ci sono stati tanti errori dovuti a questo, in particolare con le inglesi. Fisicamente sono le più dure da placcare e con cui lottare.

C’è qualcuno a cui ti ispiri?
David Pocock: è un ottimo giocatore e non vedo l’ora che rientri in campo per poterlo ammirare. Mi piace soprattutto quando interviene per rubare l’ovale, a volte provo ad emulare i suoi gesti e quando ci riesco ne rimango contenta.

Michele Cassano

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