Dan Carter, dalla completa assoluzione all’RPA Hall of Fame

Settimana importante per l’apertura neozelandese: un periodo frustrante

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

Dan Carter in una settimana ha ottenuto due cose importanti: la prima è l’assoluzione completa dal caso doping in cui era stato coinvolto con il Racing 92, la seconda l’ingresso nella Hall of Fame della Rugby Player Association. Un po’ di luce, dopo che Carter era stato fermato per guida in stato di ebbrezza.

 

Un “pseudo-affaire” finito con un nulla di fatto

Dopo la finalissima di Top 14 giocata a Barcellona in cui la squadra parigina aveva battuto il Tolone, nelle urine di tre giocatori (Carter, Rokocoko e Imhoff) vengono trovate tracce di sostanze corticosteroidi. Dopo l’assoluzione della Commissione Medica della Federazione ovale francese, arriva anche quella della AFLD (Agence française de lutte contre le dopage). Questo “pseudo-affaire” ha “gettato vergogna sui nostri giocatori e sul club”, si legge nel duro comunicato della società parigina.

 

Assieme ai più grandi

Infine, è arrivato un riconoscimento di alto prestigio per l’apertura 112 caps in maglia All Blacks. Carter è infatti entrato a far parte dell’RPA Hall of Fame (la Rugby Players’ Association è l’Associazione che rappresenta i rugbisti professionisti che militano nei campionati inglesi), in cui sono presenti tra gli altri ex giocatori del calibro di Jonny Wilkinson, Martin Johnson, Sir Gareth Edwards e Brian O’Driscoll.

 

 

Queste le parole scritte da Carter via social:”E’ stato un periodo frustrante, ma il processo ha dimostrato la mia integrità. Ringrazio tutti quelli che mi hanno sempre creduto e non hanno mai messo in dubbio la mia persona. Quanto al premio invece, non posso che esserne onorato. Essere di fianco a queste icone del gioco mi rende orgoglioso sapendo che la votazione è arrivata dai miei stessi colleghi”.

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