Jonah Lomu, un minuto di rumoroso silenzio

L’ultima Haka: il commovente saluto a Jonah Lomu nel giorno del suo funerale

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REUTERS/Hannah Peters

Un minuto. Un minuto sono sessanta secondi. Sessanta secondi sono l’etereo sospiro del tempo. Passano senza che ce ne accorgiamo, se non quando raggruppati con altri secondi, altri minuti, altre ore. Sessanta secondi, in quarant’anni, al massimo possono essere un colpo di tosse. A volte liberazione, altre sintomo di malessere. Sessanta sono i secondi che battono sul petto e sulle cosce degli All Blacks quando intonano la Ka Mate. “Ringa pakia! Uma tiraha! Turi whatia!” – tic, tac, tic, tac, ne passano diciotto -. “Hope whai ake! Waewae takahia kia kino nei hoki!” – altri dieci scorrono -, “A kia kino nei hoki! Ka mate, ka mate, ka ora’ ka ora’ ka mate, ka mate, ka ora ka ora” – altri ventidue -, “Tēnei te tangata pūhuruhuru Nāna i tiki mai whakawhiti te rā A upane! Ka upane! Upane kaupane whiti te rā! Hī!” – fino alla fine -.

Quaranta sono invece gli anni di vita terrena di Jonah Lomu. Per gli appassionati di rugby non c’è bisogno di presentazioni: sarebbe come spiegare l’atomo a un fisico, la cellula al biologo, il raffreddore al medico. Ai non appassionati, invece, basti pensare al proprio eroe personale. Colui che ha rappresentato il sogno di migliaia di bambini. Un Mennea della palla ovale, un George Best del rugby. Alcuni poi si riveleranno, magari, più forti o veloci. Ma mai nessuno sarà o potrà essere Lui.

Jonah Lomu si è spento a causa della malattia che lo ha mangiato lentamente ma mai battuto fino in fondo. O forse se ne è andato perché nella concezione di un disegno stellare le leggende non possono esaurirsi in vecchiaia. Di sessanta secondi ritmati, nei suoi quarant’anni, ce ne sono stati a non finire. Una bronchite cronica che lo ha accompagnato fino all’ultimo etereo sospiro del tempo. Del suo tempo. Un ultimo minuto di rumoroso raccoglimento lo ha salutato nel tempio non da lui fondato ma, certamente, da lui benedetto.

 

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REUTERS/Hannah Peters

 

 

A Upane! Ka Upane! – Ancora uno scalino, ancora uno scalino, 
Upane Kaupane,  – un altro fino in alto,
Whiti te rā,!  – Il sole splende!
Hī!  – Alzati!

 

Andrea Papale

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