Diventare l’allenatore che avrei voluto avere da giocatore: parola di Marco Bortolami

Abbiamo intervistato l’ex seconda linea azzurro e neo assistente nello staff tecnico della Benetton

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

Dopo tante stagioni da protagonista in campo, Marco Bortolami si prepara ad affrontare la nuova avventura nei panni di tecnico della touche e della mischia (ruolo che condividerà con Fabio Ongaro) nello staff tecnico della Benetton. Con il 112 caps in maglia azzurra abbiamo parlato proprio di ciò che lo aspetta e di ciò che si aspetta da questa nuova parentesi professionale.

 

Come sono iniziati i contatti con Treviso?
All’inizio di quest’anno ho deciso di smettere di giocare, Antonio (Pavanello, ds del club veneto, ndr) mi ha subito chiamato: mi ha fatto molto piacere perché c’è stima reciproca. Ci conosciamo da anni ma assieme abbiamo giocato pochissimo, il fatto di essere stati sempre avversari rende il tutto molto meno scontato di quanto si possa pensare.

 

E’ una opportunità che hai sentito di dover cogliere al volo oppure ci hai riflettuto a lungo?
Ci ho pensato un po’ ma non molto. Ho valutato di fare la scelta giusta di crescita per me: ero in contatto con un paio di squadre, la cosa mi tentava ma andare all’estero senza esperienza da allenatore non era la scelta più corretta. Gli stessi head coach che mi hanno cercato mi hanno anche detto di non guardare la mia carriera solo ai prossimi 5-6 anni, ma di pensare a una prospettiva più ampia e a lunga/lunghissima scadenza.

 

La presenza di altri giocatori/amici come Ongaro e Galon ha pesato?
Sapevo che avrei lavorato con loro ma no, la cosa non ha pesato nella scelta. Mi fa piacere di trovare due persone che conosco e stimo e ritrovare anche alcuni giocatori con cui ho giocato: penso di poterli aiutare nella seconda parte della loro carriera, soprattutto nella parte mentale motivazionale. Sono davvero entusiasta di questa nuova avventura, non vedo l’ora di iniziarla.

 

Che obiettivi personale ti dai?
Vorrei diventare l’allenatore che avrei voluto avere da giocatore e non dimenticarmi di cosa vuol dire essere atleta. A volte capita: smetti di giocare e dopo un po’ di anni sei talmente immerso nel tuo nuovo ruolo che ti dimentichi delle esperienze precedenti. Non voglio che succeda.

 

Perché questa carenza di seconde linee negli ultimi anni?
Non credo che non ci siano: Fuser e Ruzza sono la dimostrazione che alcuni buoni elementi li abbiamo. A Treviso arriverà una seconda linea molto giovane e interessante (quando la domanda è stata fatta la Benetton non aveva ancora annunciato l’arrivo di Gerosa, ndr). In generale forse non si è lavorato al meglio e ora si sta guardando all’estero per colmare le lacune nell’immediato: io sono un po’ critico su questa politica, spero di riuscire a dare un contributo per invertire la tendenza.

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