12 marzo 2016: quando il rugby inglese andò alla conquista degli Stati Uniti

Sabato in New Jersey scendono in campo London Irish e Saracens. Opportunità e rischi di un mercato molto particolare

ph. Adam Holt/Action Images

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Sabato 12 marzo 2016 sarà una data che resterà impressa nella storia della palla ovale. Per la prima volta volta infatti un match ufficiale di Premiership si terrà al di fuori del Regno Unito. Per la sedicesima giornata del massimo campionato inglese London Irish e Saracens si affronteranno in New Jersey alla Red Bull Arena, che sebbene normalmente ospiti i match interni dei New York Red Bull per l’occasione vedrà impiantarsi le due acca (come già accaduto per la Churchill Cup 2010) e ospitare il match tra gli Exiles e i primi della classe. Una data e un luogo non a caso, se pensiamo che la sfida si tiene nella settimana che porta al giorno di San Patrizio, in uno stato in cui è forte la presenza della comunità irlandese e in cui protagonisti sono proprio London Irish e Saracens (campioni in carica e con due Eagles in squadra). In settimana i media britannici hanno parlato molto dell’evento, a cui tutti gli stakeholders coinvolti guardano con estremo interesse nella speranza che in un futuro non troppo prossimo eventi simili possano riscuotere (con le dovute proporzioni) il successo che la palla ovale made in USA riscuote nel paese di Sua Maestà. Dal 2007 infatti la NFL organizza durante la regular season le International Series tra settembre e novembre a Wembley (ma a partire dal 2016 si “violerà” anche Twickenham) e nei 14 match fin qui disputati la media spettatori è stata di 83.061. Impossibile pensare che il rugby possa portare simili risultati, ma è indubbio che quella parte di mercato sia tra quelle a cui World Rugby e le maggiori federazioni guardano con più interesse, tanto che anche il Pro12 si è detto interessato a replicare quanto organizzato dai colleghi della Premiership.

 

Dalle pagine dell’ultimo numero di The Rugby Paper, il CEO di Premiership Rugby Graham Jenkins ha parlato dell’evento. “Vogliamo installarci nel mercato statunitense e questo è l’inizio, la prima parte di una strategia a lungo termine – ha dichiarato – Vero che è in un weekend di Sei Nazioni, ma ci sembrava il momento giusto e non puoi pensare di correre senza prima iniziare a camminare. La NFL per tanti anni (sei, ndr) ha portato a Londra un solo match a stagione per poi espandersi gradualmente”. Per quanto riguarda invece la risposta di pubblico, “la Red Bull Arena tiene 25.000 persone, averne la metà sarebbe un buon primo passo”. Poi ci sono tutte le opportunità (“Le squadre possono rafforzare la propria brand awareness, noi come lega iniziare discussioni con i boradcaster a stelle e strisce per i contratti delle stagioni successive“) e le debolezze del caso (“I London Irish da tempo lavorano coi fans per comunicare nel modo corretto la decisione, ovviamente ci sono state risposte anche negative ma queste scelte sono fatte anche per l’interesse del club e quindi dei suoi tifosi”). Ma il futuro sembra comunque roseo: “Gli americani amano lo sport di contatto, la nazionale Seven femminile andrà a Rio e questo è il momento giusto”.

 

Già, gli sport di contatto sono amati oltreoceano, meglio se contestualizzati nella categoria dello sportainment con replay, telecamere, microfoni e annessi e connessi del caso. Ne è ben consapevole anche Glenn Delaney, coach della mischia Exiles. “E’ un match da vincere a tutti i costi, contro i Saracens sono sempre partite durissime. Sarà una buona occasione per creare spazio, avere larghezza e muovere la palla. Per noi è una partita in casa e dobbiamo mettere la stessa passione che portiamo in campo al Madejski Stadium […] Sono sicuro che i nostri nuovi tifosi ci supporteranno”. Ovviamente nessuno si aspetta contrattacchi dai 22, punizioni calciate in touche invece che piazzate e offload al limite della fisica, ma resta il fatto che negli Stati Uniti quella del divertimento e della spettacolarizzazione è una componente importante per la riuscita degli sport di squadra. Nel 2014 gli All Blacks a Chicago furono un grande successo, ma quello dei tutti neri è un brand che colpisce e piace indipendentemente dalla palla ovale. Riuscirà il tradizionale e rigoroso rugby inglese a sfondare?

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